IPOTESI DI REVISIONE DELL’ATECO PER LA DEFINIZIONE DEI SISTEMI AGRO ALIMENTARI Rapisarda P. - Skonieczny G. - Rizzo M. Dipartimento di Economia e Territorio – Università degli Studi di Catania I processi di integrazione dell’attività produttiva agricola sono da tempo all’attenzione – interdisciplinare - degli studiosi dell’affaire agricole: dalla concezione del sistema agribusiness (ormai classica, dalla definizione iniziale degli anni 50 di Davis e Goldberg) passando per le “Filiere”produttive ai Distretti rurali e Agroalimentari di qualità (definiti dalla normativa nazionale del 2001). Da tali studi, risalta spesso l’inadeguatezza delle statistiche ufficiali e delle altri fonti disponibili, rispetto al notevole dinamismo di tali aspetti in prospettiva dell’analisi della spinta integrazione tra settori e comparti tradizionalmente considerati distinti. Da una prima analisi sul sistema agribusinnes (Rapisarda, Di Gregorio, Privitera, 1995) è stata evidenziata l’opportunità di una riclassificazione dei dati censuari “in termini di filiera”. Ma il problema maggiore emerge - a nostro avviso – nella interpretazione e quindi nella adozione della classificazione ATECO sia in sede censuaria che da parte degli altri enti ed organismi che, in relazione ai rispettivi compiti istituzionali, si occupano – da distinti punti di vista – del sistema agroalimentare (si vedano attività di integrazione,peraltro in corso, presso il SISTAN ed il Progetto ASIA-Agricoltura). Al fine di risolvere i problemi legati alla definizione quantitativia e qualitativa dei sistemi locali rurali e/o dei distretti rurali (così per come richiesto dalla normativa nazionale DL 228 del 2001 e Legge 38 del 2003 ), diviene indispensabile l’utilizzo di informazioni statistiche dettagliate al più basso livello di disaggregazione territoriale e di classificazione delle categorie economiche. In relazione a tali cambiamenti normativi, l’Istat ha già introdotto nell’ATECO alcune modifiche (Decreto del 19 marzo 2004). In realtà, nonostante la possibilità data dalle fonti ufficiali di ottenere informazioni anche a livello Comunale, l’aspetto della classificazione della categorie di attività economica (ATECO) sembra destare qualche perplessità in relazione all’individuazione di alcune classi di attività. Infatti, in relazione ai cambiamenti della congiuntura economica europea e dei maggiori legami funzionali tra i vari comparti nella logica della filiera produttiva, la nascita di nuove categorie e/o l’emersione di attività di nicchia, non trovano una chiara definizione nelle classificazioni dell’ATECO. Da una prima analisi delle principali fonti di informazione (Istat e Infoimprese), degli aspetti metodologici della rilevazione e dei criteri di classificazione delle attività economiche, è emerso che nel settore dell’agricoltura e nel suo indotto (dalla produzione agricola sino alla trasformazione), si possono rilevare perdite di informazione, che oggi divengono indispensabili per la risoluzione dei problemi legislativi citati in precedenza. Pertanto, l’obiettivo del presente contributo sarà quello di evidenziare alcune insufficienze informative rilevate in particolari settori economici necessari per la definizione della filiera agricola. Ciò sarà evidenziato incrociando le fonti informative ufficiali e rilevando la mancata classificazione di alcune attività, oggi divenute indispensabili per la definizione analitica del grado di sviluppo distrettuale delle attività rurali. Del resto un corretto dimensionamento del comparto produttivo agricolo e la sua consona assegnazione alle rispettive realtà territoriali appare fondamentale per ogni successiva analisi economica sia in termini di definizione di filiera che distrettuale.

Ipotesi di revisione dell'Ateco per la definizione dei sistemi agroalimentari

RIZZO, MARCELLA;
2005-01-01

Abstract

IPOTESI DI REVISIONE DELL’ATECO PER LA DEFINIZIONE DEI SISTEMI AGRO ALIMENTARI Rapisarda P. - Skonieczny G. - Rizzo M. Dipartimento di Economia e Territorio – Università degli Studi di Catania I processi di integrazione dell’attività produttiva agricola sono da tempo all’attenzione – interdisciplinare - degli studiosi dell’affaire agricole: dalla concezione del sistema agribusiness (ormai classica, dalla definizione iniziale degli anni 50 di Davis e Goldberg) passando per le “Filiere”produttive ai Distretti rurali e Agroalimentari di qualità (definiti dalla normativa nazionale del 2001). Da tali studi, risalta spesso l’inadeguatezza delle statistiche ufficiali e delle altri fonti disponibili, rispetto al notevole dinamismo di tali aspetti in prospettiva dell’analisi della spinta integrazione tra settori e comparti tradizionalmente considerati distinti. Da una prima analisi sul sistema agribusinnes (Rapisarda, Di Gregorio, Privitera, 1995) è stata evidenziata l’opportunità di una riclassificazione dei dati censuari “in termini di filiera”. Ma il problema maggiore emerge - a nostro avviso – nella interpretazione e quindi nella adozione della classificazione ATECO sia in sede censuaria che da parte degli altri enti ed organismi che, in relazione ai rispettivi compiti istituzionali, si occupano – da distinti punti di vista – del sistema agroalimentare (si vedano attività di integrazione,peraltro in corso, presso il SISTAN ed il Progetto ASIA-Agricoltura). Al fine di risolvere i problemi legati alla definizione quantitativia e qualitativa dei sistemi locali rurali e/o dei distretti rurali (così per come richiesto dalla normativa nazionale DL 228 del 2001 e Legge 38 del 2003 ), diviene indispensabile l’utilizzo di informazioni statistiche dettagliate al più basso livello di disaggregazione territoriale e di classificazione delle categorie economiche. In relazione a tali cambiamenti normativi, l’Istat ha già introdotto nell’ATECO alcune modifiche (Decreto del 19 marzo 2004). In realtà, nonostante la possibilità data dalle fonti ufficiali di ottenere informazioni anche a livello Comunale, l’aspetto della classificazione della categorie di attività economica (ATECO) sembra destare qualche perplessità in relazione all’individuazione di alcune classi di attività. Infatti, in relazione ai cambiamenti della congiuntura economica europea e dei maggiori legami funzionali tra i vari comparti nella logica della filiera produttiva, la nascita di nuove categorie e/o l’emersione di attività di nicchia, non trovano una chiara definizione nelle classificazioni dell’ATECO. Da una prima analisi delle principali fonti di informazione (Istat e Infoimprese), degli aspetti metodologici della rilevazione e dei criteri di classificazione delle attività economiche, è emerso che nel settore dell’agricoltura e nel suo indotto (dalla produzione agricola sino alla trasformazione), si possono rilevare perdite di informazione, che oggi divengono indispensabili per la risoluzione dei problemi legislativi citati in precedenza. Pertanto, l’obiettivo del presente contributo sarà quello di evidenziare alcune insufficienze informative rilevate in particolari settori economici necessari per la definizione della filiera agricola. Ciò sarà evidenziato incrociando le fonti informative ufficiali e rilevando la mancata classificazione di alcune attività, oggi divenute indispensabili per la definizione analitica del grado di sviluppo distrettuale delle attività rurali. Del resto un corretto dimensionamento del comparto produttivo agricolo e la sua consona assegnazione alle rispettive realtà territoriali appare fondamentale per ogni successiva analisi economica sia in termini di definizione di filiera che distrettuale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/101085
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