Una vita difficile, quella di Federico De Roberto, esplorata per la prima volta in questo libro con l'ausilio di documenti inediti: carteggi, memorie, prove d'autore. Una vita segnata da remoti traumi, da un angoscioso "romanzo familiare", da brucianti passioni e penose inadem¬pienze, dalle stìmmate della nevrosi ma pure del dubbio, d'una strenua e inappagata ricerca affrancata dalle certezze e dai pregiudizi del "secolo agonizzante". E un esordio sorprendentemente maturo, fin dall'inizio all'altezza delle problematiche intellettuali e delle ricerche espressive del decennio successivo, il più intenso, quello che oltre I Vicerè si prolunga fino all'ultimo scorcio del secolo, fino alla ricca stagione milanese dello scrittore affermato ed eclettico, del saggista attento e curioso, del columnist del "Corriere della sera". Infine, all'alba del secolo nuovo, la caduta in quel gorgo di scacco, impotenza, mal di vivere, che segnerà il ritorno allo "scoglio" verghiano, al torpido e torbido grumo d'affetti e di abitudini della provincia, a una proba e dolente sopravvivenza qua e là visitata da isolate, folgoranti illuminazioni. Ed è proprio la frontiera, la zona franca tra i due secoli, fitta di ricerche e di innovazioni, il terreno in cui si collocano l'inquieta sperimentazione e l’eterogenea produzione di Federico De Roberto. All'interno delle quali svettano i sinistri feticci del sesso e del potere, crudeli chimere e frustranti surrogati d'una impossibile ricerca di pienezza e di senso che accomuna lo scrittore e le sue creature, l'intellettuale onnivoro e l'uomo in preda a infelici brame, e infine unifica un’opera a torto ritenuta dispersiva o, peggio, ridotta all'eccezionale ma inesplicabile esito dei Vicerè.

La vita, le carte, i turbamenti di Federico De Roberto, gentiluomo

DI GRADO, Antonio
2007-01-01

Abstract

Una vita difficile, quella di Federico De Roberto, esplorata per la prima volta in questo libro con l'ausilio di documenti inediti: carteggi, memorie, prove d'autore. Una vita segnata da remoti traumi, da un angoscioso "romanzo familiare", da brucianti passioni e penose inadem¬pienze, dalle stìmmate della nevrosi ma pure del dubbio, d'una strenua e inappagata ricerca affrancata dalle certezze e dai pregiudizi del "secolo agonizzante". E un esordio sorprendentemente maturo, fin dall'inizio all'altezza delle problematiche intellettuali e delle ricerche espressive del decennio successivo, il più intenso, quello che oltre I Vicerè si prolunga fino all'ultimo scorcio del secolo, fino alla ricca stagione milanese dello scrittore affermato ed eclettico, del saggista attento e curioso, del columnist del "Corriere della sera". Infine, all'alba del secolo nuovo, la caduta in quel gorgo di scacco, impotenza, mal di vivere, che segnerà il ritorno allo "scoglio" verghiano, al torpido e torbido grumo d'affetti e di abitudini della provincia, a una proba e dolente sopravvivenza qua e là visitata da isolate, folgoranti illuminazioni. Ed è proprio la frontiera, la zona franca tra i due secoli, fitta di ricerche e di innovazioni, il terreno in cui si collocano l'inquieta sperimentazione e l’eterogenea produzione di Federico De Roberto. All'interno delle quali svettano i sinistri feticci del sesso e del potere, crudeli chimere e frustranti surrogati d'una impossibile ricerca di pienezza e di senso che accomuna lo scrittore e le sue creature, l'intellettuale onnivoro e l'uomo in preda a infelici brame, e infine unifica un’opera a torto ritenuta dispersiva o, peggio, ridotta all'eccezionale ma inesplicabile esito dei Vicerè.
2007
978-88-7796-376-5
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/101271
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