A dispetto di numerose dichiar azioni di cesure epocali che si sono succedute negli ultimi decenni del ‘900 la moder nità ad oggi non è ancor a finita. Fenomeni cultur ali che , specialmente in architettur a, sono stati annunciati come inizio di una nuova er a, punto di non r itor no di un inevitabile spostamento del mondo - penso negli anni ’80 al postmoder no o alla decostr uzione - si sono invece r ivelati alla prova del tempo meteore passeggere . Si tr attava invece di dimostr azioni dell’angoscia, tutta moder na, dell’avvicinar si sempre di più alla consapevolezza del dr amma della propr ia or igine: “né con te , né senza di te”, recitava la voce fuor i campo nell’ultima scena della Femme d’à coté di Tr uffaut, ed è questo il dr amma di una cultur a che è nata dalla mor te della Stor ia e non può più toccar la ma nemmeno dimenticar la. Così la moder nità è stata condannata nella pr ima metà del ‘900 a congelar si entro segni astr atti e pr ivi di memor ia, e negli anni a seguire - col postmoder no - a r idisegnare mille volte lo str aniamento attonito e composito dei pezzi senza senso del padiglione di Bellevue . “Né con te , né senza di te”: è ancor a il dr amma di una cultur a che è nata dalla mor te dell’Unità del mondo e la insegue disper atamente , r appresentandosi in un moltiplicar si di fr ammenti che invero aspir a a tor nare - lo diceva Mondr ian - come texture , unità. Ma, anche qui, l’unità non si può più toccare . Lo sapeva già Dur and, l’inventore della ser ialità, del catalogo e dell’assemblaggio all’inizio dell’800. Lo sapevano i maestr i del ‘900 che sullo smontaggio e la r icomposizione dei fr ammenti entro equilibr i instabili avevano costr uito le loro lingue .Lo sapeva il teatro della decostr uzione che ha giocato la figur azione iperfr ammentata dell’angoscia moder na sul r iciclaggio delle avanguardie dimenticate . Ma questa angoscia del fr ammento ha gener ato un passo inatteso. Sbaglia chi pensa che sia l’invenzione tecnologica a spostare la cultur a. È esattamente il contr ar io. Come il pointillisme di Seur at era già invenzione della stampa in quadr icromia, così, in gener ale , è stata la cultur a moder na, orfana dell’unità, esplosa e r appresentata nei suoi mille fr ammenti a rendere indispensabile l’invenzione che – questa sì – ha davvero prodotto uno spostamento epocale: la macchina digitale, lo str umento capace di tr asfor mare la quantità in qualità, gli infiniti fr ammenti della matematica binar ia in suoni, immagini, spazi e quindi di r ivoluzionare i mondi della produzione , della comunicazione , della r appresentazione .

SCRITTI SULLA MODERNITA'

GHERSI, FABIO
2008-01-01

Abstract

A dispetto di numerose dichiar azioni di cesure epocali che si sono succedute negli ultimi decenni del ‘900 la moder nità ad oggi non è ancor a finita. Fenomeni cultur ali che , specialmente in architettur a, sono stati annunciati come inizio di una nuova er a, punto di non r itor no di un inevitabile spostamento del mondo - penso negli anni ’80 al postmoder no o alla decostr uzione - si sono invece r ivelati alla prova del tempo meteore passeggere . Si tr attava invece di dimostr azioni dell’angoscia, tutta moder na, dell’avvicinar si sempre di più alla consapevolezza del dr amma della propr ia or igine: “né con te , né senza di te”, recitava la voce fuor i campo nell’ultima scena della Femme d’à coté di Tr uffaut, ed è questo il dr amma di una cultur a che è nata dalla mor te della Stor ia e non può più toccar la ma nemmeno dimenticar la. Così la moder nità è stata condannata nella pr ima metà del ‘900 a congelar si entro segni astr atti e pr ivi di memor ia, e negli anni a seguire - col postmoder no - a r idisegnare mille volte lo str aniamento attonito e composito dei pezzi senza senso del padiglione di Bellevue . “Né con te , né senza di te”: è ancor a il dr amma di una cultur a che è nata dalla mor te dell’Unità del mondo e la insegue disper atamente , r appresentandosi in un moltiplicar si di fr ammenti che invero aspir a a tor nare - lo diceva Mondr ian - come texture , unità. Ma, anche qui, l’unità non si può più toccare . Lo sapeva già Dur and, l’inventore della ser ialità, del catalogo e dell’assemblaggio all’inizio dell’800. Lo sapevano i maestr i del ‘900 che sullo smontaggio e la r icomposizione dei fr ammenti entro equilibr i instabili avevano costr uito le loro lingue .Lo sapeva il teatro della decostr uzione che ha giocato la figur azione iperfr ammentata dell’angoscia moder na sul r iciclaggio delle avanguardie dimenticate . Ma questa angoscia del fr ammento ha gener ato un passo inatteso. Sbaglia chi pensa che sia l’invenzione tecnologica a spostare la cultur a. È esattamente il contr ar io. Come il pointillisme di Seur at era già invenzione della stampa in quadr icromia, così, in gener ale , è stata la cultur a moder na, orfana dell’unità, esplosa e r appresentata nei suoi mille fr ammenti a rendere indispensabile l’invenzione che – questa sì – ha davvero prodotto uno spostamento epocale: la macchina digitale, lo str umento capace di tr asfor mare la quantità in qualità, gli infiniti fr ammenti della matematica binar ia in suoni, immagini, spazi e quindi di r ivoluzionare i mondi della produzione , della comunicazione , della r appresentazione .
2008
978-88-87669-69-5
architettura; modernità; classico
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/101388
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