Il volume, costruito a partire dall’analisi della ricchissima documentazione che è custodita presso l’Archivio Damiani, traccia il profilo di Giuseppe Damiani Almeyda (Capua 1834-Palermo 1911), uno dei protagonisti della storia dell’architettura italiana del secondo Ottocento. Il testo ripercorre la vita e le opere di Damiani con uno sguardo d’insieme e con l’ambizione di ricostruire una storia di architettura civile, nell’accezione più ampia e più propria che il termine “civile” sottende. È la storia di un architetto-ingegnere che consegue il diploma presso la prestigiosa scuola di Ponti e Strade di Napoli per entrare a far parte del corpo di funzionari tecnici preposti alla progettazione di opere infrastrutturali e lavori pubblici nel Regno delle Due Sicilie, poi chiamato all’Ufficio Tecnico della città di Palermo riformato a seguito dell’Unità d’Italia, professore di disegno all’Istituto Tecnico e all’Università degli Studi di Palermo. È la storia di un uomo che ha rappresentato sempre con il proprio lavoro le Istituzioni del Paese. Una storia ordinaria, si potrebbe dire, se non fosse che il nostro di ordinario ha in realtà pochissimo perché, al contrario, il talento nel progettare, la sensibilità per il disegno, il magistero didattico e la capacità nel condurre a termine i cantieri più perigliosi ne fanno un personaggio straordinario. Del tutto estraneo, come l’intera cultura dell’Ottocento, agli attuali specialismi che con meticolosa e forse inevitabile precisione frazionano la disciplina del progetto di architettura, Damiani si muove, al contrario, in un campo vasto che controlla in tutta la sua estensione con competenza e profonda conoscenza Corredato da due saggi introduttivi, a firma di Cesare Ajroldi e Maria Giuffrè, che inquadrano il personaggio in un ambito più ampio, il volume si articola in quattro capitoli. Nel primo si analizzano: gli anni della formazione a Napoli (il percorso di studi, il ruolo della famiglia e le scelte dei maestri, i personaggi e il clima culturale nell’ambiente napoletano); l’arrivo in Sicilia e il lavoro di ingegnere di ponti e strade; i nuovi riferimenti nell’ambiente palermitano, i primi concorsi e la partecipazione alle Esposizioni. Nel secondo capitolo si studia la produzione professionale di Giuseppe Damiani Almeyda che, per oltre trentacinque anni, dal 1864 fino ai primi anni del Novecento, lavora con qualifiche diverse all’interno dell’ufficio tecnico comunale. Per l’amministrazione progetta e costruisce edifici e impianti che rappresentano un abaco dei nuovi tipi edilizi per la città del secondo Ottocento: dai teatri ai mercati, dal palazzo comunale al nuovo archivio, dalle case per operai alle scuole, dalla galleria urbana a monumenti e apparati effimeri per feste e celebrazioni, dalle strade carrabili alle reti della nuova fognatura. A questo lavoro svolto per l’ufficio tecnico comunale si affianca il consistente lavoro professionale commissionato da privati. Oggetto del terzo capitolo è il magistero didattico di Giuseppe Damiani Almeyda che insegna in sedi diverse sin dal 1864: prima all‘Istituto Tecnico della città e poi, dal 1879, all’Università come Docente di Disegno d’ornato e d’architettura elementare. A questa attività didattica si lega la consistente produzione di scritti, dal grande trattato con 120 tavole intitolato Istituzioni architettoniche e ornamentali alla Storia dell’arte moderna in Italia scritta su incarico di Josef Durm per l’Handbuch der Architektur. Il quarto capitolo analizza gli anni al volgere del secolo, carichi di profonde trasformazioni nell’architettura e nella città. Un breve percorso che segue alcuni tra gli allievi di Giuseppe Damiani Almeyda consente poi di osservare in prospettiva gli esiti del suo insegnamento e la vera eredità della sua scuola.

Giuseppe Damiani Almeyda artista architetto ingegnere

BARBERA, PAOLA
2008-01-01

Abstract

Il volume, costruito a partire dall’analisi della ricchissima documentazione che è custodita presso l’Archivio Damiani, traccia il profilo di Giuseppe Damiani Almeyda (Capua 1834-Palermo 1911), uno dei protagonisti della storia dell’architettura italiana del secondo Ottocento. Il testo ripercorre la vita e le opere di Damiani con uno sguardo d’insieme e con l’ambizione di ricostruire una storia di architettura civile, nell’accezione più ampia e più propria che il termine “civile” sottende. È la storia di un architetto-ingegnere che consegue il diploma presso la prestigiosa scuola di Ponti e Strade di Napoli per entrare a far parte del corpo di funzionari tecnici preposti alla progettazione di opere infrastrutturali e lavori pubblici nel Regno delle Due Sicilie, poi chiamato all’Ufficio Tecnico della città di Palermo riformato a seguito dell’Unità d’Italia, professore di disegno all’Istituto Tecnico e all’Università degli Studi di Palermo. È la storia di un uomo che ha rappresentato sempre con il proprio lavoro le Istituzioni del Paese. Una storia ordinaria, si potrebbe dire, se non fosse che il nostro di ordinario ha in realtà pochissimo perché, al contrario, il talento nel progettare, la sensibilità per il disegno, il magistero didattico e la capacità nel condurre a termine i cantieri più perigliosi ne fanno un personaggio straordinario. Del tutto estraneo, come l’intera cultura dell’Ottocento, agli attuali specialismi che con meticolosa e forse inevitabile precisione frazionano la disciplina del progetto di architettura, Damiani si muove, al contrario, in un campo vasto che controlla in tutta la sua estensione con competenza e profonda conoscenza Corredato da due saggi introduttivi, a firma di Cesare Ajroldi e Maria Giuffrè, che inquadrano il personaggio in un ambito più ampio, il volume si articola in quattro capitoli. Nel primo si analizzano: gli anni della formazione a Napoli (il percorso di studi, il ruolo della famiglia e le scelte dei maestri, i personaggi e il clima culturale nell’ambiente napoletano); l’arrivo in Sicilia e il lavoro di ingegnere di ponti e strade; i nuovi riferimenti nell’ambiente palermitano, i primi concorsi e la partecipazione alle Esposizioni. Nel secondo capitolo si studia la produzione professionale di Giuseppe Damiani Almeyda che, per oltre trentacinque anni, dal 1864 fino ai primi anni del Novecento, lavora con qualifiche diverse all’interno dell’ufficio tecnico comunale. Per l’amministrazione progetta e costruisce edifici e impianti che rappresentano un abaco dei nuovi tipi edilizi per la città del secondo Ottocento: dai teatri ai mercati, dal palazzo comunale al nuovo archivio, dalle case per operai alle scuole, dalla galleria urbana a monumenti e apparati effimeri per feste e celebrazioni, dalle strade carrabili alle reti della nuova fognatura. A questo lavoro svolto per l’ufficio tecnico comunale si affianca il consistente lavoro professionale commissionato da privati. Oggetto del terzo capitolo è il magistero didattico di Giuseppe Damiani Almeyda che insegna in sedi diverse sin dal 1864: prima all‘Istituto Tecnico della città e poi, dal 1879, all’Università come Docente di Disegno d’ornato e d’architettura elementare. A questa attività didattica si lega la consistente produzione di scritti, dal grande trattato con 120 tavole intitolato Istituzioni architettoniche e ornamentali alla Storia dell’arte moderna in Italia scritta su incarico di Josef Durm per l’Handbuch der Architektur. Il quarto capitolo analizza gli anni al volgere del secolo, carichi di profonde trasformazioni nell’architettura e nella città. Un breve percorso che segue alcuni tra gli allievi di Giuseppe Damiani Almeyda consente poi di osservare in prospettiva gli esiti del suo insegnamento e la vera eredità della sua scuola.
2008
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