In questo scritto l’A., attraverso la lettura delle opere di architettura della contemporaneità condotta con il modello, pone una serie di riflessioni sulle problematiche della rappresentazione e sulle attuali possibilità d’uso della modellazione come strumento di analisi. Inevitabilmente, nel corso del lavoro, si sono riaccesi gli interrogativi di sempre sulle potenzialità e sulla natura del modello. Interrogativi che hanno condotto alla ricerca delle motivazioni delle tendenze della contemporaneità. Quest’ultima, ponendo dei dubbi sulle potenzialità del modello come modo di rappresentare, si è espressa in un primo tempo con la negazione del modello come sistema di rappresentazione di qualcos‘altro, segnandone l’esistenza come elemento autonomo autorappresentativo, giungendo alle posizioni delle attuali esigenze della progettazione che individuano nel modello tridimensionale virtuale la prima reale materializzazione dell’idea dopo l’elaborazione a mano libera che si configura con lo schizzo. Il lavoro nei primi capitoli sviluppa il tema dell’uso dei modelli plastici e virtuali come strumenti di indagine e interpretazione dell’opera mediante la scomposizione e la ricomposizione degli elementi costituenti, operate secondo modalità che è l’opera stessa a suggerire e che scaturiscono dal lavoro di analisi, e non in base a procedure prefissate. Lo studio focalizza l’interesse sulle assenze e i vuoti che, nell’approccio compositivo, vengono considerate di ugual valore delle parti concrete dell’architettura. Tutto ciò avviene attraverso l’esplorazione di architetture della contemporaneità che possono essere analizzate per frammenti di elementi, spazi e forme; ed anche, attraverso l’analisi del modello virtuale, quale strumento versatile e duttile per la rappresentazione dinamica dell’esperienza temporale di cui alcune architetture costituiscono il nodo centrale della composizione. L’ultimo capitolo affronta il tema del rapporto del modello con la rappresentazione: nelle opere di Eisenman degli anni ’70, esso ha raggiunto una sua completa autonomia, come opera architettonica in sé già valida e compiuta, svincolata dalla funzione di rappresentare. Inoltre, seguendo l’evoluzione delle tecniche di rappresentazione, esso diventa virtuale, intangibile. La matericità tanto inseguita per dare concretezza all’idea si smaterializza, per divenire un fatto illusorio. Il modello virtuale si pone come strumento che rende visibili, ma non percepibili tattilmente, spazi svincolati da involucri rigidamente ortogonali e la cui rappresentazione può avvenire agilmente solo nello spazio tridimensionale. Pertanto, l’architettura viene dissolta nella sua prima definizione in entità impalpabili, groviglio di reti che esprimono il pensiero intellettivo ovvero l’idea e la sua rappresentazione “materiale”.

ARCHITETTURA E SIMULAZIONE. La rappresentazione dell’idea dal modello fisico al modello virtuale

VALENTI, RITA MARIA
2003-01-01

Abstract

In questo scritto l’A., attraverso la lettura delle opere di architettura della contemporaneità condotta con il modello, pone una serie di riflessioni sulle problematiche della rappresentazione e sulle attuali possibilità d’uso della modellazione come strumento di analisi. Inevitabilmente, nel corso del lavoro, si sono riaccesi gli interrogativi di sempre sulle potenzialità e sulla natura del modello. Interrogativi che hanno condotto alla ricerca delle motivazioni delle tendenze della contemporaneità. Quest’ultima, ponendo dei dubbi sulle potenzialità del modello come modo di rappresentare, si è espressa in un primo tempo con la negazione del modello come sistema di rappresentazione di qualcos‘altro, segnandone l’esistenza come elemento autonomo autorappresentativo, giungendo alle posizioni delle attuali esigenze della progettazione che individuano nel modello tridimensionale virtuale la prima reale materializzazione dell’idea dopo l’elaborazione a mano libera che si configura con lo schizzo. Il lavoro nei primi capitoli sviluppa il tema dell’uso dei modelli plastici e virtuali come strumenti di indagine e interpretazione dell’opera mediante la scomposizione e la ricomposizione degli elementi costituenti, operate secondo modalità che è l’opera stessa a suggerire e che scaturiscono dal lavoro di analisi, e non in base a procedure prefissate. Lo studio focalizza l’interesse sulle assenze e i vuoti che, nell’approccio compositivo, vengono considerate di ugual valore delle parti concrete dell’architettura. Tutto ciò avviene attraverso l’esplorazione di architetture della contemporaneità che possono essere analizzate per frammenti di elementi, spazi e forme; ed anche, attraverso l’analisi del modello virtuale, quale strumento versatile e duttile per la rappresentazione dinamica dell’esperienza temporale di cui alcune architetture costituiscono il nodo centrale della composizione. L’ultimo capitolo affronta il tema del rapporto del modello con la rappresentazione: nelle opere di Eisenman degli anni ’70, esso ha raggiunto una sua completa autonomia, come opera architettonica in sé già valida e compiuta, svincolata dalla funzione di rappresentare. Inoltre, seguendo l’evoluzione delle tecniche di rappresentazione, esso diventa virtuale, intangibile. La matericità tanto inseguita per dare concretezza all’idea si smaterializza, per divenire un fatto illusorio. Il modello virtuale si pone come strumento che rende visibili, ma non percepibili tattilmente, spazi svincolati da involucri rigidamente ortogonali e la cui rappresentazione può avvenire agilmente solo nello spazio tridimensionale. Pertanto, l’architettura viene dissolta nella sua prima definizione in entità impalpabili, groviglio di reti che esprimono il pensiero intellettivo ovvero l’idea e la sua rappresentazione “materiale”.
2003
88-87669-36-8
modello storia rappresentazione virtuale; history model representation
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/103104
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