Al suo apparire, nel novembre 1895, "Piccolo mondo antico" di Antonio Fogazzaro conquistò applausi e felicitazioni ufficiali, raggiungendo di colpo la zona alta della classifica del romanzo italiano, che era guidata, senza discussione, dai manzoniani "Promessi sposi", ma per il resto rimaneva fluida. Non fu effimera vampa: il libro dimostrò un'eccellente tenuta, catturando successive generazioni di lettori e mantenendo l'intesa con gli addetti, già salda in seguito alla cordiale approvazione di Benedetto Croce, pur estremamente guardingo rispetto agli altri esiti dello scrittore vicentino. Certo, la perfetta sintonia di Fogazzaro col proprio tempo doveva mostrare ben presto il rovescio della medaglia, divenire distanza rispetto al nuovo clima novecentesco; d'altra parte, "Piccolo mondo antico" si assestava come classico della nostra narrativa moderna, insomma come opera da apprezzare nel suo assodato merito, benché ormai remota dalle esigenze e dai percorsi che il nuovo secolo alimentava. Eppure, anche questo profilo era destinato ad appannarsi. Dal secondo dopoguerra in poi, una più equa considerazione del fenomeno verista restituiva ai rispettivi esponenti il ruolo di loro spettanza nel pantheon del nostro Ottocento, consacrando in primo luogo i capolavori verghiani e via via recuperando gli esperimenti affini, anch'essi beneficiari del nuovo, favorevole trend. Ma l'eccellenza di "Piccolo mondo antico" è stata di recente revocata in dubbio anche rispetto alla produzione di Fogazzaro: non sarebbe questo il risultato più alto, l'apice, il picco del diagramma; maggiori attrattive presenterebbero altri libri usciti dal medesimo laboratorio. Qualche tentativo di derubricare il romanzo valsoldese, di spostarlo sullo sfondo del gruppo di famiglia, per la verità, c'era già stato, ma non aveva fatto tendenza, suonando come espressione di gusti più o meno eccentrici; da qualche decennio, invece, il ridimensionamento è divenuto propensione non episodica. Una vera e propria svalutazione resta anche oggi un fenomeno raro, una mossa ardita rispetto alla convenzione. Ciò che si registra come atteggiamento diffuso, anche se non egemone, è lo spostamento dell'interesse, che non solo privilegia questa o quella diversa opera di Fogazzaro, ma abbraccia segmenti della sua produzione individuati a prescindere da "Piccolo mondo antico", vuoi una parabola da "Miranda" al "Mistero del Poeta", vuoi un blocco con in testa "Piccolo mondo moderno", come se si potesse e si dovesse ricostruire un arco narrativo senza quella che era ritenuta, in passato, la sua chiave di volta. L'ambizione di questa monografia non è restaurare un primato difendendo una qualità tradizionalmente ritenuta superiore; e nemmeno reintegrare "Piccolo mondo antico" nel gioco di forze sotteso a un corpus complessivo. Si desidera semmai aggiornare l'analisi di questo romanzo, metterla al passo con le acquisizioni metodologiche attualmente in vigore, e magari investite con larghezza in settori attigui, nell'uno o nell'altro versante della narrativa italiana del secondo Ottocento, ma poco utilizzate per quello che ne costituisce, in ogni caso, uno degli esempi più ragguardevoli. La distrazione nei confronti di "Piccolo mondo antico", cui non è stato dedicato, da qualche tempo a questa parte, un impegno proporzionato al valore, salvo luminose eccezioni, ha determinato un ristagno, su questo romanzo, di valutazioni obsolete, frutto di stagioni critiche abbondantemente alle nostre spalle. Assenti quasi del tutto, invece, categorie che sono ormai entrate nell'uso quotidiano. Così rischiano di ingiallire anche le pagine di "Piccolo mondo antico". Un "tagliando" alla vulgata critica non era rinviabile. Nel presente contributo, gli snodi più rilevanti di "Piccolo mondo antico" vengono perciò riesaminati alla luce della più recente narratologia, dei sondaggi sul dialogo di idee, degli studi sul romanzo di formazione e sul romanzo di prova. Emerge così la vitalità dell'opera in parola, in grado di reagire vivacemente alle sollecitazioni di un frangente culturale come quello odierno.

Soluzioni del conflitto. Saggio su "Piccolo mondo antico"

CRISTALDI, Sergio Alfio Maria
2013-01-01

Abstract

Al suo apparire, nel novembre 1895, "Piccolo mondo antico" di Antonio Fogazzaro conquistò applausi e felicitazioni ufficiali, raggiungendo di colpo la zona alta della classifica del romanzo italiano, che era guidata, senza discussione, dai manzoniani "Promessi sposi", ma per il resto rimaneva fluida. Non fu effimera vampa: il libro dimostrò un'eccellente tenuta, catturando successive generazioni di lettori e mantenendo l'intesa con gli addetti, già salda in seguito alla cordiale approvazione di Benedetto Croce, pur estremamente guardingo rispetto agli altri esiti dello scrittore vicentino. Certo, la perfetta sintonia di Fogazzaro col proprio tempo doveva mostrare ben presto il rovescio della medaglia, divenire distanza rispetto al nuovo clima novecentesco; d'altra parte, "Piccolo mondo antico" si assestava come classico della nostra narrativa moderna, insomma come opera da apprezzare nel suo assodato merito, benché ormai remota dalle esigenze e dai percorsi che il nuovo secolo alimentava. Eppure, anche questo profilo era destinato ad appannarsi. Dal secondo dopoguerra in poi, una più equa considerazione del fenomeno verista restituiva ai rispettivi esponenti il ruolo di loro spettanza nel pantheon del nostro Ottocento, consacrando in primo luogo i capolavori verghiani e via via recuperando gli esperimenti affini, anch'essi beneficiari del nuovo, favorevole trend. Ma l'eccellenza di "Piccolo mondo antico" è stata di recente revocata in dubbio anche rispetto alla produzione di Fogazzaro: non sarebbe questo il risultato più alto, l'apice, il picco del diagramma; maggiori attrattive presenterebbero altri libri usciti dal medesimo laboratorio. Qualche tentativo di derubricare il romanzo valsoldese, di spostarlo sullo sfondo del gruppo di famiglia, per la verità, c'era già stato, ma non aveva fatto tendenza, suonando come espressione di gusti più o meno eccentrici; da qualche decennio, invece, il ridimensionamento è divenuto propensione non episodica. Una vera e propria svalutazione resta anche oggi un fenomeno raro, una mossa ardita rispetto alla convenzione. Ciò che si registra come atteggiamento diffuso, anche se non egemone, è lo spostamento dell'interesse, che non solo privilegia questa o quella diversa opera di Fogazzaro, ma abbraccia segmenti della sua produzione individuati a prescindere da "Piccolo mondo antico", vuoi una parabola da "Miranda" al "Mistero del Poeta", vuoi un blocco con in testa "Piccolo mondo moderno", come se si potesse e si dovesse ricostruire un arco narrativo senza quella che era ritenuta, in passato, la sua chiave di volta. L'ambizione di questa monografia non è restaurare un primato difendendo una qualità tradizionalmente ritenuta superiore; e nemmeno reintegrare "Piccolo mondo antico" nel gioco di forze sotteso a un corpus complessivo. Si desidera semmai aggiornare l'analisi di questo romanzo, metterla al passo con le acquisizioni metodologiche attualmente in vigore, e magari investite con larghezza in settori attigui, nell'uno o nell'altro versante della narrativa italiana del secondo Ottocento, ma poco utilizzate per quello che ne costituisce, in ogni caso, uno degli esempi più ragguardevoli. La distrazione nei confronti di "Piccolo mondo antico", cui non è stato dedicato, da qualche tempo a questa parte, un impegno proporzionato al valore, salvo luminose eccezioni, ha determinato un ristagno, su questo romanzo, di valutazioni obsolete, frutto di stagioni critiche abbondantemente alle nostre spalle. Assenti quasi del tutto, invece, categorie che sono ormai entrate nell'uso quotidiano. Così rischiano di ingiallire anche le pagine di "Piccolo mondo antico". Un "tagliando" alla vulgata critica non era rinviabile. Nel presente contributo, gli snodi più rilevanti di "Piccolo mondo antico" vengono perciò riesaminati alla luce della più recente narratologia, dei sondaggi sul dialogo di idee, degli studi sul romanzo di formazione e sul romanzo di prova. Emerge così la vitalità dell'opera in parola, in grado di reagire vivacemente alle sollecitazioni di un frangente culturale come quello odierno.
2013
9788866000990
Fogazzaro ; Narrativa ; Dialogismo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/104842
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