Il tema della delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità dei matrimoni concordatari, fatto oggetto di revisione normativa con gli Accordi di Villa Madama del 1984, ha visto vivificarsi l’interesse intorno a sé, degli studiosi e dei pratici, a seguito della legge n. 218 del 1995 di riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato e processuale. Gli avanzamenti realizzati in direzione della accresciuta cooperazione giudiziaria fra gli ordinamenti sovrani hanno sovvertito il contesto entro cui si era tradizionalmente collocato il regime di favor verso la giurisdizione ecclesiastica di cui allo strumento concordatario ed imposto una riflessione sul plausibile innesto della normativa di diritto comune in quella di fonte concordataria. Il lavoro intende principalmente indagare i limiti e le modalità di realizzazione di detto innesto, tenuto conto dei forti condizionamenti derivanti a tale operazione ermeneutica dalla collocazione gerarchica delle fonti normative in essa coinvolte e dei consolidati orientamenti giurisprudenziali raggiunti nella prassi delle Corti d’appello e della Cassazione dopo un ventennio di applicazione del “nuovo” strumento concordatario e dieci anni di problematica convivenza del medesimo con la disciplina sul riconoscimento automatico delle sentenze civili straniere caratterizzante la citata riforma di diritto comune. L’ultima sezione del lavoro è dedicata all’analisi del procedimento di exequatur considerato tanto sotto il profilo contenutistico, che sotto quello strutturale e funzionale.

La delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità matrimoniale nel sistema italiano di diritto internazionale privato e processuale

MARINO, CONCETTA MARIA
2005-01-01

Abstract

Il tema della delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità dei matrimoni concordatari, fatto oggetto di revisione normativa con gli Accordi di Villa Madama del 1984, ha visto vivificarsi l’interesse intorno a sé, degli studiosi e dei pratici, a seguito della legge n. 218 del 1995 di riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato e processuale. Gli avanzamenti realizzati in direzione della accresciuta cooperazione giudiziaria fra gli ordinamenti sovrani hanno sovvertito il contesto entro cui si era tradizionalmente collocato il regime di favor verso la giurisdizione ecclesiastica di cui allo strumento concordatario ed imposto una riflessione sul plausibile innesto della normativa di diritto comune in quella di fonte concordataria. Il lavoro intende principalmente indagare i limiti e le modalità di realizzazione di detto innesto, tenuto conto dei forti condizionamenti derivanti a tale operazione ermeneutica dalla collocazione gerarchica delle fonti normative in essa coinvolte e dei consolidati orientamenti giurisprudenziali raggiunti nella prassi delle Corti d’appello e della Cassazione dopo un ventennio di applicazione del “nuovo” strumento concordatario e dieci anni di problematica convivenza del medesimo con la disciplina sul riconoscimento automatico delle sentenze civili straniere caratterizzante la citata riforma di diritto comune. L’ultima sezione del lavoro è dedicata all’analisi del procedimento di exequatur considerato tanto sotto il profilo contenutistico, che sotto quello strutturale e funzionale.
2005
88-14-11935-X
effetti civili; sentenze matrimoniali; ecclesiastiche
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/105963
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