Il riconoscimento formale della pericolosità sismica del territorio della pianura padana emiliana colpita dalla recente sequenza sismica del 20-29 Maggio 2012, è avvenuto solo recentemente, nel contesto della revisione della normativa tecnica per le costruzioni e della classificazione sismica avviata con l’OPCM 3274 a partire dal 2003. Secondo tale riclassificazione del territorio nazionale, la Regione Emilia-Romagna è caratterizzata da una pericolosità sismica medio-bassa, con accelerazioni su suolo rigido pari a 0.10 – 0.15 g. Tuttavia, le accelerazioni su terreno libero possono superare significativamente tali valori, per effetto dell’amplificazione sismica locale, che può essere valutata secondo le NTC 2008 mediante i coefficienti di amplificazione stratigrafica e topografica o attraverso opportune analisi di risposta sismica locale. La tardiva classificazione sismica ha determinato un’elevata vulnerabilità delle strutture, ed in particolare, degli edifici industriali, oggetto delle presenti Linee Guida, anche in relazione ad alcune problematiche geotecniche legate al comportamento del terreno e delle fondazioni degli edifici industriali medesimi, che saranno analizzati nei capitoli successivi. La sequenza sismica del 2012 ha causato 27 morti, di cui 17 per effetto diretto del collasso di capannoni. I danni sono stati notevoli, considerando che circa 1200 edifici risultano inagibili. In particolare, sono rilevanti le perdite sia sotto il profilo culturale per gli ingenti danni su 147 campanili (molti dei quali crollati), sia sotto il profilo economico per il crollo o forte danneggiamento di numerosi edifici industriali (circa 600 imprese, con complessivi 12000 addetti, sono stati danneggiati dal terremoto) con conseguente interruzione della produzione. Da una prima stima il danno dovuto solo ai crolli ammontava circa a 5-6 miliardi di Euro; stime successive della Comunità Europea hanno quantificato il danno complessivamente in circa 13 miliardi di Euro. L’elevato interesse sotto il profilo della sicurezza, della salvaguardia della vita umana e socio-economico ha spinto all’emanazione del D.L. 6 giugno 2012 n. 74 recante “Interventi immediati per il superamento dell’emergenza”, delineando il quadro normativo al quale devono fare riferimento gli interventi per la ricostruzione, l’assistenza alle popolazioni e la ripresa economica dei territori interessati dalla sequenza sismica. Per gli edifici industriali il D.L. 74 pone condizioni aggiuntive, scaturite dall’esperienza negativa delle due scosse del 20 e 29 maggio 2012, rispetto al tradizionale concetto di agibilità sismica di una costruzione. A tal fine il comma 8 dell’art. 3 del D.L. 74/2012, convertito nella Legge 122/2012, fornisce un quadro sintetico delle carenze più rilevanti che evidentemente ostano al conseguimento a breve termine dei requisiti minimi di sicurezza per l’esercizio degli edifici industriali. Per il superamento dell’emergenza ed il miglioramento della sicurezza per la salvaguardia delle vite umane è necessario un processo coordinato e realizzato in due fasi: - nella prima fase si garantisce l’eliminazione delle carenze strutturali più rilevanti, nel rispetto del comportamento complessivo dell’organismo strutturale; - nella seconda fase si interviene in maniera estesa e sistematica per il conseguimento delle prestazioni richieste dal comma 10 dell’art. 3 del D.L. 74/2012, integrando in un contesto più ampio ed incisivo i correttivi posti in essere nel corso della prima fase. Tali fasi trovano riscontro nel capitolo 8 delle NTC 2008 riferito alle costruzioni esistenti, e in particolare nel par. 8.4. Per far fronte alla duplice esigenza di salvaguardia della vita umana e di una tempestiva ripresa economica e produttiva, in relazione alle attività svolte negli edifici industriali, sono state emanate le “Linee di indirizzo per interventi locali e globali su edifici industriali monopiano non progettati con criteri antisismici”, redatte dal Gruppo di Lavoro Agibilità Sismica dei Capannoni Industriali promosso dal Dipartimento della Protezione Civile del Consiglio dei Ministri. Anche il Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha redatto un documento sulla “Valutazione della vulnerabilità e interventi per le costruzioni ad uso produttivo in zona sismica”, approvato nell’adunanza dell’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del 22 giugno 2012, nel quale sono date indicazioni per l’esecuzione degli interventi finalizzati al rilascio del Certificato di Agibilità Provvisoria, di cui al comma 8 – art. 3 del D.L. 74/2012. Tuttavia, si è ritenuto opportuno dare maggiore spazio alle problematiche geotecniche rispetto a quello contenuto nel capitolo 8 delle NTC 2008, nella circolare esplicativa del 2 febbraio 2009 n° 617, nelle Linee Guida redatte dal Gruppo di Lavoro Agibilità Sismica dei Capannoni Industriali della Protezione Civile e nel documento redatto dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Pertanto, il Dipartimento della Protezione Civile ha chiesto all’Associazione Geotecnica Italiana (AGI) di integrare il documento sulle Linee Guida a carattere strutturale con un ulteriore documento su: “Linee di indirizzo per interventi su edifici industriali monopiano colpiti dal terremoto della pianura padana emiliana del maggio 2012 non progettati con criteri antisismici: aspetti geotecnici”. Il presente documento, redatto da un apposito gruppo di lavoro dell’AGI, approfondisce gli aspetti geotecnici legati al comportamento dei terreni di fondazione, delle fondazioni e del danneggiamento degli edifici industriali. Il danneggiamento degli edifici industriali (Capitolo 1) è correlabile anche agli aspetti legati al comportamento del sottosuolo in condizioni sismiche (Capitolo 2) ed alle tipologie delle fondazioni adottate per gli edifici industriali eseguiti prima della riclassificazione sismica dell’Emilia-Romagna, nonché su quelli costruiti dopo tale riclassificazione (Capitolo 3). Sulla base dell’analisi del danno, del comportamento del terreno e delle tipologie delle fondazioni, vengono illustrati: alcuni principi e criteri di intervento per l’eliminazione delle carenze in fondazione (Capitolo 4); alcuni interventi per la rapida messa in sicurezza, al fine di ottenere il rilascio del Certificato di Agibilità Provvisoria (Capitolo 5); nonché alcuni interventi per la messa in sicurezza definitiva (Capitolo 6).

Linee di indirizzo per interventi su edifici industriali monopiano colpiti dal terremoto della pianura padana emiliana del maggio 2012 non progettati con criteri antisismici: aspetti geotecnici

ABATE G.;MASSIMINO, MARIA ROSSELLA;
2013-01-01

Abstract

Il riconoscimento formale della pericolosità sismica del territorio della pianura padana emiliana colpita dalla recente sequenza sismica del 20-29 Maggio 2012, è avvenuto solo recentemente, nel contesto della revisione della normativa tecnica per le costruzioni e della classificazione sismica avviata con l’OPCM 3274 a partire dal 2003. Secondo tale riclassificazione del territorio nazionale, la Regione Emilia-Romagna è caratterizzata da una pericolosità sismica medio-bassa, con accelerazioni su suolo rigido pari a 0.10 – 0.15 g. Tuttavia, le accelerazioni su terreno libero possono superare significativamente tali valori, per effetto dell’amplificazione sismica locale, che può essere valutata secondo le NTC 2008 mediante i coefficienti di amplificazione stratigrafica e topografica o attraverso opportune analisi di risposta sismica locale. La tardiva classificazione sismica ha determinato un’elevata vulnerabilità delle strutture, ed in particolare, degli edifici industriali, oggetto delle presenti Linee Guida, anche in relazione ad alcune problematiche geotecniche legate al comportamento del terreno e delle fondazioni degli edifici industriali medesimi, che saranno analizzati nei capitoli successivi. La sequenza sismica del 2012 ha causato 27 morti, di cui 17 per effetto diretto del collasso di capannoni. I danni sono stati notevoli, considerando che circa 1200 edifici risultano inagibili. In particolare, sono rilevanti le perdite sia sotto il profilo culturale per gli ingenti danni su 147 campanili (molti dei quali crollati), sia sotto il profilo economico per il crollo o forte danneggiamento di numerosi edifici industriali (circa 600 imprese, con complessivi 12000 addetti, sono stati danneggiati dal terremoto) con conseguente interruzione della produzione. Da una prima stima il danno dovuto solo ai crolli ammontava circa a 5-6 miliardi di Euro; stime successive della Comunità Europea hanno quantificato il danno complessivamente in circa 13 miliardi di Euro. L’elevato interesse sotto il profilo della sicurezza, della salvaguardia della vita umana e socio-economico ha spinto all’emanazione del D.L. 6 giugno 2012 n. 74 recante “Interventi immediati per il superamento dell’emergenza”, delineando il quadro normativo al quale devono fare riferimento gli interventi per la ricostruzione, l’assistenza alle popolazioni e la ripresa economica dei territori interessati dalla sequenza sismica. Per gli edifici industriali il D.L. 74 pone condizioni aggiuntive, scaturite dall’esperienza negativa delle due scosse del 20 e 29 maggio 2012, rispetto al tradizionale concetto di agibilità sismica di una costruzione. A tal fine il comma 8 dell’art. 3 del D.L. 74/2012, convertito nella Legge 122/2012, fornisce un quadro sintetico delle carenze più rilevanti che evidentemente ostano al conseguimento a breve termine dei requisiti minimi di sicurezza per l’esercizio degli edifici industriali. Per il superamento dell’emergenza ed il miglioramento della sicurezza per la salvaguardia delle vite umane è necessario un processo coordinato e realizzato in due fasi: - nella prima fase si garantisce l’eliminazione delle carenze strutturali più rilevanti, nel rispetto del comportamento complessivo dell’organismo strutturale; - nella seconda fase si interviene in maniera estesa e sistematica per il conseguimento delle prestazioni richieste dal comma 10 dell’art. 3 del D.L. 74/2012, integrando in un contesto più ampio ed incisivo i correttivi posti in essere nel corso della prima fase. Tali fasi trovano riscontro nel capitolo 8 delle NTC 2008 riferito alle costruzioni esistenti, e in particolare nel par. 8.4. Per far fronte alla duplice esigenza di salvaguardia della vita umana e di una tempestiva ripresa economica e produttiva, in relazione alle attività svolte negli edifici industriali, sono state emanate le “Linee di indirizzo per interventi locali e globali su edifici industriali monopiano non progettati con criteri antisismici”, redatte dal Gruppo di Lavoro Agibilità Sismica dei Capannoni Industriali promosso dal Dipartimento della Protezione Civile del Consiglio dei Ministri. Anche il Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha redatto un documento sulla “Valutazione della vulnerabilità e interventi per le costruzioni ad uso produttivo in zona sismica”, approvato nell’adunanza dell’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del 22 giugno 2012, nel quale sono date indicazioni per l’esecuzione degli interventi finalizzati al rilascio del Certificato di Agibilità Provvisoria, di cui al comma 8 – art. 3 del D.L. 74/2012. Tuttavia, si è ritenuto opportuno dare maggiore spazio alle problematiche geotecniche rispetto a quello contenuto nel capitolo 8 delle NTC 2008, nella circolare esplicativa del 2 febbraio 2009 n° 617, nelle Linee Guida redatte dal Gruppo di Lavoro Agibilità Sismica dei Capannoni Industriali della Protezione Civile e nel documento redatto dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Pertanto, il Dipartimento della Protezione Civile ha chiesto all’Associazione Geotecnica Italiana (AGI) di integrare il documento sulle Linee Guida a carattere strutturale con un ulteriore documento su: “Linee di indirizzo per interventi su edifici industriali monopiano colpiti dal terremoto della pianura padana emiliana del maggio 2012 non progettati con criteri antisismici: aspetti geotecnici”. Il presente documento, redatto da un apposito gruppo di lavoro dell’AGI, approfondisce gli aspetti geotecnici legati al comportamento dei terreni di fondazione, delle fondazioni e del danneggiamento degli edifici industriali. Il danneggiamento degli edifici industriali (Capitolo 1) è correlabile anche agli aspetti legati al comportamento del sottosuolo in condizioni sismiche (Capitolo 2) ed alle tipologie delle fondazioni adottate per gli edifici industriali eseguiti prima della riclassificazione sismica dell’Emilia-Romagna, nonché su quelli costruiti dopo tale riclassificazione (Capitolo 3). Sulla base dell’analisi del danno, del comportamento del terreno e delle tipologie delle fondazioni, vengono illustrati: alcuni principi e criteri di intervento per l’eliminazione delle carenze in fondazione (Capitolo 4); alcuni interventi per la rapida messa in sicurezza, al fine di ottenere il rilascio del Certificato di Agibilità Provvisoria (Capitolo 5); nonché alcuni interventi per la messa in sicurezza definitiva (Capitolo 6).
2013
Terremoto Emilia Romagna 2012; Capannoni industriali; Progettazione geotecnica sismica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/115926
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