The opening of Peter Abelard to intercultural dialogue is a significant step in the process through which the medieval latin culture becomes conscious of the need to understand the different, although it is not an isolated case in the philosophical landscape of the central middle Ages. The Palatine’s ideal interlocutors are his contemporaries latin christians, to which suggests the dialectical method as the only possible ground for comparison with judaism and islam, alive presences in the cultural environment to which he belongs but perceived as marginal, the first subaltern to predominant mentality, the latter distant from the problematic “space” of the latin West. We understand the Abelard’s choice to consider judaism and philosophical tradition as homogeneous phenomena to Christian thought and its matrices and to identify the philosophical actuality with islamic culture.

L’apertura di Pietro Abelardo al confronto interculturale, pur non essendo un caso isolato nel panorama filosofico del medioevo centrale, è un significativo passaggio nel processo attraverso cui la cultura mediolatina prende coscienza della necessità di comprendere il diverso. Gli ideali interlocutori del Palatino sono i cristiani di lingua latina suoi contemporanei, ai quali propone il metodo dialettico come unico possibile terreno di confronto con l’ebraismo e con l’islam, presenze vive nell’ambiente culturale di cui fa parte e tuttavia percepite come marginali, il primo subalterno rispetto alla mentalità predominante, il secondo lontano dallo “spazio” problematico dell’Occidente latino. Si capisce la scelta di Abelardo di prendere in considerazione ebraismo e tradizione filosofica come omogenei al pensiero cristiano in quanto sue matrici e di identificare l’attualità della filosofia con la cultura islamica.

L'alterità culturale in Pietro Abelardo

MARTELLO, Concetto
2015-01-01

Abstract

The opening of Peter Abelard to intercultural dialogue is a significant step in the process through which the medieval latin culture becomes conscious of the need to understand the different, although it is not an isolated case in the philosophical landscape of the central middle Ages. The Palatine’s ideal interlocutors are his contemporaries latin christians, to which suggests the dialectical method as the only possible ground for comparison with judaism and islam, alive presences in the cultural environment to which he belongs but perceived as marginal, the first subaltern to predominant mentality, the latter distant from the problematic “space” of the latin West. We understand the Abelard’s choice to consider judaism and philosophical tradition as homogeneous phenomena to Christian thought and its matrices and to identify the philosophical actuality with islamic culture.
2015
L’apertura di Pietro Abelardo al confronto interculturale, pur non essendo un caso isolato nel panorama filosofico del medioevo centrale, è un significativo passaggio nel processo attraverso cui la cultura mediolatina prende coscienza della necessità di comprendere il diverso. Gli ideali interlocutori del Palatino sono i cristiani di lingua latina suoi contemporanei, ai quali propone il metodo dialettico come unico possibile terreno di confronto con l’ebraismo e con l’islam, presenze vive nell’ambiente culturale di cui fa parte e tuttavia percepite come marginali, il primo subalterno rispetto alla mentalità predominante, il secondo lontano dallo “spazio” problematico dell’Occidente latino. Si capisce la scelta di Abelardo di prendere in considerazione ebraismo e tradizione filosofica come omogenei al pensiero cristiano in quanto sue matrici e di identificare l’attualità della filosofia con la cultura islamica.
diversity, judaism, islam, rationality
diversità, ebraismo, islam, razionalità
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