La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789), punto di partenza della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, voleva essere ‘universale’ ma in realtà era fondamentalmente destinata a “maschi, bianchi e borghesi” (Baccelli: 2008, 73-74), come ben segnalava quasi subito Olympe de Gouges nella prefazione alla sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791), dove sottolineava quanto “l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna” fossero addirittura “le sole cause delle sventure pubbliche e della corruzione dei governi”. Ecco come ben presto viene individuato il conflitto di genere. In questa sede, prenderemo in esame le nuove formazioni linguistiche ed espressioni culturali legate ai conflitti di genere, sottolineando quanto sia cambiato negli ultimi anni il linguaggio con il quale ci si riferisce ai diritti ormai acquisiti dalle donne: in particolare si analizzeranno simmetrie e dissimmetrie tra Italia e Spagna. Era il 1987 quando il manuale di Alma Sabatini per un uso non sessista dell’italiano veniva finanziato dall’allora governo Goria e passava e continua a passare pressoché inosservato. Rimanendo in ambito politico, quell’occasione persa si riflette tutt’oggi nelle reazioni destate dalla richiesta di L. Boldrini nel 2014: essa chiedeva che “i ruoli istituzionali negli interventi svolti nel corso delle sedute dell’Assemblea [fossero] richiamati secondo il genere proprio della persona cui essi si riferivano”. Questo in Italia. Per quanto riguardo la Spagna, l’attenzione alle questioni di genere nella lingua pare sia stato interiorizzata dalla politica e dalla società civile già quando nel 1931 si emanava una Real Orden indicando che le donne incluse nelle graduatorie per l’insegnamento venissero chiamate con la desinenza al femminile. Tendenza che dall’avvio non ha mai perso slancio (se si eccettua il periodo del franchismo), come si riconosce attualmente nel linguaggio della politica, delle istituzioni in generale, della scienza e della stampa.

Quando il genere desta conflitto

Carreras i. Goicoechea, Maria
2017-01-01

Abstract

La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789), punto di partenza della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, voleva essere ‘universale’ ma in realtà era fondamentalmente destinata a “maschi, bianchi e borghesi” (Baccelli: 2008, 73-74), come ben segnalava quasi subito Olympe de Gouges nella prefazione alla sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791), dove sottolineava quanto “l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna” fossero addirittura “le sole cause delle sventure pubbliche e della corruzione dei governi”. Ecco come ben presto viene individuato il conflitto di genere. In questa sede, prenderemo in esame le nuove formazioni linguistiche ed espressioni culturali legate ai conflitti di genere, sottolineando quanto sia cambiato negli ultimi anni il linguaggio con il quale ci si riferisce ai diritti ormai acquisiti dalle donne: in particolare si analizzeranno simmetrie e dissimmetrie tra Italia e Spagna. Era il 1987 quando il manuale di Alma Sabatini per un uso non sessista dell’italiano veniva finanziato dall’allora governo Goria e passava e continua a passare pressoché inosservato. Rimanendo in ambito politico, quell’occasione persa si riflette tutt’oggi nelle reazioni destate dalla richiesta di L. Boldrini nel 2014: essa chiedeva che “i ruoli istituzionali negli interventi svolti nel corso delle sedute dell’Assemblea [fossero] richiamati secondo il genere proprio della persona cui essi si riferivano”. Questo in Italia. Per quanto riguardo la Spagna, l’attenzione alle questioni di genere nella lingua pare sia stato interiorizzata dalla politica e dalla società civile già quando nel 1931 si emanava una Real Orden indicando che le donne incluse nelle graduatorie per l’insegnamento venissero chiamate con la desinenza al femminile. Tendenza che dall’avvio non ha mai perso slancio (se si eccettua il periodo del franchismo), come si riconosce attualmente nel linguaggio della politica, delle istituzioni in generale, della scienza e della stampa.
2017
978-88-99573-33-1
Genere, conflitto, interdisciplinarità, modelli e prospettive
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