Il volume inquadra l'evoluzione letteraria di Akiko, Takuboku e Sakutarō in rapporto a una condizione di perifericità identitaria che, seppur con modalità diverse, li accomuna rispetto alle pratiche normative organizzate intorno al discorso politico, scientifico e artistico del Giappone moderno. Il libro è composto da tra capitoli dedicati a ciascuno dei poeti, in cui si analizza la risposta letteraria da loro messa in negli anni in cui, con l’assimilazione del sapere medico scientifico, in Giappone va consolidandosi un approccio epistemologico al corpo che risulta funzionale al discorso totalizzante dello Stato nazione moderno. Pertanto, in questo volume il rapporto tra soggettività e rappresentazione del corpo costituisce una prospettiva privilegiata nell’analisi delle modalità di confronto e negoziazione tra la sensibilità poetica di Akiko, Takuboku e Sakutarō e la modernità. Il primo capitolo prende in esame l’evoluzione del pensiero e della produzione letteraria di Akiko. La sua perifericità identitaria consiste innanzitutto nella deviazione dal modello muliebre convenzionale alla cui configurazione concorsero la tradizione e il riassetto sociale del Giappone negli anni della modernizzazione. Nella vita letteraria di Akiko la questione della condizione femminile è costantemente declinata attraverso concrete rappresentazioni del corpo. Nella fase romantica è glorificato come crocevia tra spiritualità dell’amore e concretezza erotica, negli anni della sua adesione al femminismo è poi associato alla forza della procreazione. Il parto, nei suoi versi, è però anche l’immagine della guerra come palingenesi che conduce a un’era di pace. Emerge quindi il complesso rapporto tra le istanze femministe e la guerra, interpretata in epoca Taishō come prodotto di un’attitudine prevaricatrice del genere maschile, per poi essere invece legittimata come strumento della missione civilizzatrice del Giappone in Asia dagli anni ’30 fino alla guerra del Pacifico. Negli ultimi anni, le modalità di rappresentazione del corpo attenuano la centralità femminile, sovrapponendosi invece al costrutto ideologico del kokutai, rappresentato come corpo in espansione nel continente asiatico. Alla fine di questo capitolo si avanzano alcune ipotesi sull’apparente conversione di Akiko all’imperialismo, individuando nel percorso intellettuale della poetessa punti di convergenza tra l’umanismo tolstoiano, l’istanza di partecipazione femminile alla vita politica e civile del Paese e l’aspettativa di un modello ideale di cosmopolitismo (maturato attraverso i suoi viaggi in Europa e in Manciuria) che l’Impero giapponese, dal suo punto di vista, poteva potenzialmente incarnare. Il secondo capitolo analizza la produzione letteraria di Ishikawa Takuboku ed evidenzia un rilevante cambiamento nella sua percezione del rapporto tra arte e realtà dopo il superamento del trascendentalismo romantico degli esordi. Per esempio, il diario in romaji (Romaji nikki) è interpretato in questo capitolo come esperimento letterario volto all’ espressione il più possibile diretta delle cronache interiori dell’autore. Anche la sessualità descritta nel diario, apparentemente stimolata dai racconti erotici di epoca Edo, proprio perché resa in romaji e quindi priva dell’elemento visivo tipico degli shunpon, è interpretata qui come forma di interiorizzazione della vita erotica connessa alla scoperta della soggettività dell’autore, in bilico tra pulsioni autodistruttive e autoesaltazione. Nella sezione successiva del capitolo si esamina la rappresentazione del corpo nei tanka, evidenziando l’esistenza di un registro corporale che, seppur diverso da quello di Romaji nikki, conduce in modo simile al tentativo di ricomposizione della soggettività. Takuboku rappresenta il proprio mondo interiore attraverso le immagini di un corpo frammentato i cui dettagli anatomici sono materializzazione di stati emotivi. La sezione finale di questo capitolo è dedicata al crescente interesse di Takuboku per le dinamiche del mondo letterario e politico, proponendo un’analisi dei suoi scritti principali in cui critica il naturalismo giapponese, l’autoritarismo dello Stato nazione e la sua politica espansionistica in Corea, Taiwan e Cina. Il terzo capitolo traccia l’evoluzione letteraria di Hagiwara Sakutarō dalle poesie giovanili fino alle ultime opere. La prima sezione individua nella sperimentazione di una fraseologia mistico esotica, combinata con ricorrenti allusioni alla poesia giapponese classica, l’influenza di Yosano Akiko. L’influenza di Takuboku emerge invece dal confronto con i versi di Ichi aku no suna, dove si riscontrano somiglianze nella fraseologia e nell’immaginario. Anche Sakutarō, come Akiko e Takuboku, fa il suo esordio nel panorama romantico della rivista Myōjō. In questa sezione si è evidenziato come il senso di esclusione e inadeguatezza alla realtà, una delle tematiche dominanti nella poesia in versi liberi di Sakutarō, sia già latente nella raccolta di tanka Sora iro no hana. La sezione successiva è dedicata alle sperimentazioni di Sakutarō sul piano della forma poetica e dello stile visionario, in particolare nel periodo della raccolta poetica Tsuki ni hoeru. Qui si sono evidenziati motivi ricorrenti come la lacerazione del corpo, la malattia, la deformità e la metamorfosi tra umano, vegetale e metallo, interpretati in questo libro come rivendicazione di un’esistenza non codificata secondo i requisiti di produttività, sanità fisica e mentale (il padre di Sakutarō era un medico) promossi dall’epistemologia moderna del corpo. Nella sezione finale del terzo capitolo il tema dell’esclusione è analizzato attraverso il motivo della perdita del paese natio, evidenziando come negli anni della maturità il poeta faccia coincidere la propria perifericità identitaria con la perifericità geografica e culturale del Giappone. Il tema è affrontato da Sakutarō nel trattato teorico Shi no genri (principi di poesia) attraverso varie forme di dualismo, tradizione e modernità, Oriente e Occidente, soggettività e oggettività, arte e scienza. Sakutarō attribuisce allo spirito poetico (shiseishin) la capacità di superare questo dualismo, ostacolo al costituirsi di un’identità nazionale. Nel presente volume si evidenzia come questo tema venga affrontato dal poeta essenzialmente come una questione estetica, presentando da questo punto di vista notevoli differenze rispetto all’atteggiamento di Yosano Akiko e di Ishikawa Takuboku. Nella raccolta di aforismi Nihon e no kaiki (ritorno al Giappone, 1937) e la raccolta poetica Hyōtō (l’isola di ghiaccio, 1934), prevale, infine, il pessimistico senso di perdita dell’identità collettiva giapponese attraverso l’immagine del nulla (kyomu), metafora dell’assenza del Giappone tradizionale e quello moderno. Yosano Akiko contribuì al rinnovamento del genere poetico del tanka e rappresentò nel Giappone di primo ‘900 una soggettività femminile nuova che sfidava le convenzioni sociali dominanti al suo tempo. Ishikawa Takuboku e Hagiwara Sakutarō furono notevolmente influenzati dalla poetica di Akiko negli anni del loro esordio letterario, per poi contribuire all’evoluzione della poesia moderna giapponese sia sul piano stilistico che sul piano delle tematiche affrontate. Le opere dei tre poeti coprono buona parte della prima metà del ‘900, un ‘epoca di grandi cambiamenti sociali, guerre e di un riassetto politico che portò al militarismo degli anni’30. Pertanto, l’analisi della loro ricerca identitaria e letteraria in rapporto al processo di costruzione e consolidamento dello Stato nazione giapponese, strumento politico della modernizzazione, è stata condotta con l’intento di fornire un contributo e di stimolare il dibattito sull’evoluzione della poesia moderna giapponese.

Nihon Kindai shi no hatten katei no kenkyū. Yosano Akiko, Ishikawa Takuboku, Hagiwara Sakutarō o chūshin ni 

Luca Capponcelli
2018-01-01

Abstract

Il volume inquadra l'evoluzione letteraria di Akiko, Takuboku e Sakutarō in rapporto a una condizione di perifericità identitaria che, seppur con modalità diverse, li accomuna rispetto alle pratiche normative organizzate intorno al discorso politico, scientifico e artistico del Giappone moderno. Il libro è composto da tra capitoli dedicati a ciascuno dei poeti, in cui si analizza la risposta letteraria da loro messa in negli anni in cui, con l’assimilazione del sapere medico scientifico, in Giappone va consolidandosi un approccio epistemologico al corpo che risulta funzionale al discorso totalizzante dello Stato nazione moderno. Pertanto, in questo volume il rapporto tra soggettività e rappresentazione del corpo costituisce una prospettiva privilegiata nell’analisi delle modalità di confronto e negoziazione tra la sensibilità poetica di Akiko, Takuboku e Sakutarō e la modernità. Il primo capitolo prende in esame l’evoluzione del pensiero e della produzione letteraria di Akiko. La sua perifericità identitaria consiste innanzitutto nella deviazione dal modello muliebre convenzionale alla cui configurazione concorsero la tradizione e il riassetto sociale del Giappone negli anni della modernizzazione. Nella vita letteraria di Akiko la questione della condizione femminile è costantemente declinata attraverso concrete rappresentazioni del corpo. Nella fase romantica è glorificato come crocevia tra spiritualità dell’amore e concretezza erotica, negli anni della sua adesione al femminismo è poi associato alla forza della procreazione. Il parto, nei suoi versi, è però anche l’immagine della guerra come palingenesi che conduce a un’era di pace. Emerge quindi il complesso rapporto tra le istanze femministe e la guerra, interpretata in epoca Taishō come prodotto di un’attitudine prevaricatrice del genere maschile, per poi essere invece legittimata come strumento della missione civilizzatrice del Giappone in Asia dagli anni ’30 fino alla guerra del Pacifico. Negli ultimi anni, le modalità di rappresentazione del corpo attenuano la centralità femminile, sovrapponendosi invece al costrutto ideologico del kokutai, rappresentato come corpo in espansione nel continente asiatico. Alla fine di questo capitolo si avanzano alcune ipotesi sull’apparente conversione di Akiko all’imperialismo, individuando nel percorso intellettuale della poetessa punti di convergenza tra l’umanismo tolstoiano, l’istanza di partecipazione femminile alla vita politica e civile del Paese e l’aspettativa di un modello ideale di cosmopolitismo (maturato attraverso i suoi viaggi in Europa e in Manciuria) che l’Impero giapponese, dal suo punto di vista, poteva potenzialmente incarnare. Il secondo capitolo analizza la produzione letteraria di Ishikawa Takuboku ed evidenzia un rilevante cambiamento nella sua percezione del rapporto tra arte e realtà dopo il superamento del trascendentalismo romantico degli esordi. Per esempio, il diario in romaji (Romaji nikki) è interpretato in questo capitolo come esperimento letterario volto all’ espressione il più possibile diretta delle cronache interiori dell’autore. Anche la sessualità descritta nel diario, apparentemente stimolata dai racconti erotici di epoca Edo, proprio perché resa in romaji e quindi priva dell’elemento visivo tipico degli shunpon, è interpretata qui come forma di interiorizzazione della vita erotica connessa alla scoperta della soggettività dell’autore, in bilico tra pulsioni autodistruttive e autoesaltazione. Nella sezione successiva del capitolo si esamina la rappresentazione del corpo nei tanka, evidenziando l’esistenza di un registro corporale che, seppur diverso da quello di Romaji nikki, conduce in modo simile al tentativo di ricomposizione della soggettività. Takuboku rappresenta il proprio mondo interiore attraverso le immagini di un corpo frammentato i cui dettagli anatomici sono materializzazione di stati emotivi. La sezione finale di questo capitolo è dedicata al crescente interesse di Takuboku per le dinamiche del mondo letterario e politico, proponendo un’analisi dei suoi scritti principali in cui critica il naturalismo giapponese, l’autoritarismo dello Stato nazione e la sua politica espansionistica in Corea, Taiwan e Cina. Il terzo capitolo traccia l’evoluzione letteraria di Hagiwara Sakutarō dalle poesie giovanili fino alle ultime opere. La prima sezione individua nella sperimentazione di una fraseologia mistico esotica, combinata con ricorrenti allusioni alla poesia giapponese classica, l’influenza di Yosano Akiko. L’influenza di Takuboku emerge invece dal confronto con i versi di Ichi aku no suna, dove si riscontrano somiglianze nella fraseologia e nell’immaginario. Anche Sakutarō, come Akiko e Takuboku, fa il suo esordio nel panorama romantico della rivista Myōjō. In questa sezione si è evidenziato come il senso di esclusione e inadeguatezza alla realtà, una delle tematiche dominanti nella poesia in versi liberi di Sakutarō, sia già latente nella raccolta di tanka Sora iro no hana. La sezione successiva è dedicata alle sperimentazioni di Sakutarō sul piano della forma poetica e dello stile visionario, in particolare nel periodo della raccolta poetica Tsuki ni hoeru. Qui si sono evidenziati motivi ricorrenti come la lacerazione del corpo, la malattia, la deformità e la metamorfosi tra umano, vegetale e metallo, interpretati in questo libro come rivendicazione di un’esistenza non codificata secondo i requisiti di produttività, sanità fisica e mentale (il padre di Sakutarō era un medico) promossi dall’epistemologia moderna del corpo. Nella sezione finale del terzo capitolo il tema dell’esclusione è analizzato attraverso il motivo della perdita del paese natio, evidenziando come negli anni della maturità il poeta faccia coincidere la propria perifericità identitaria con la perifericità geografica e culturale del Giappone. Il tema è affrontato da Sakutarō nel trattato teorico Shi no genri (principi di poesia) attraverso varie forme di dualismo, tradizione e modernità, Oriente e Occidente, soggettività e oggettività, arte e scienza. Sakutarō attribuisce allo spirito poetico (shiseishin) la capacità di superare questo dualismo, ostacolo al costituirsi di un’identità nazionale. Nel presente volume si evidenzia come questo tema venga affrontato dal poeta essenzialmente come una questione estetica, presentando da questo punto di vista notevoli differenze rispetto all’atteggiamento di Yosano Akiko e di Ishikawa Takuboku. Nella raccolta di aforismi Nihon e no kaiki (ritorno al Giappone, 1937) e la raccolta poetica Hyōtō (l’isola di ghiaccio, 1934), prevale, infine, il pessimistico senso di perdita dell’identità collettiva giapponese attraverso l’immagine del nulla (kyomu), metafora dell’assenza del Giappone tradizionale e quello moderno. Yosano Akiko contribuì al rinnovamento del genere poetico del tanka e rappresentò nel Giappone di primo ‘900 una soggettività femminile nuova che sfidava le convenzioni sociali dominanti al suo tempo. Ishikawa Takuboku e Hagiwara Sakutarō furono notevolmente influenzati dalla poetica di Akiko negli anni del loro esordio letterario, per poi contribuire all’evoluzione della poesia moderna giapponese sia sul piano stilistico che sul piano delle tematiche affrontate. Le opere dei tre poeti coprono buona parte della prima metà del ‘900, un ‘epoca di grandi cambiamenti sociali, guerre e di un riassetto politico che portò al militarismo degli anni’30. Pertanto, l’analisi della loro ricerca identitaria e letteraria in rapporto al processo di costruzione e consolidamento dello Stato nazione giapponese, strumento politico della modernizzazione, è stata condotta con l’intento di fornire un contributo e di stimolare il dibattito sull’evoluzione della poesia moderna giapponese.
2018
978-4-87737-424-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/321623
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