In Verso la foce di Gianni Celati la perdita di località esperita dal flâneur si oppone alla ricerca della casa: contro l’esperienza dell’estraneità e dell’in-appartenenza, il viaggiatore cerca l’appaesamento. In questo senso nello scrivere-camminare di Celati l’esplorazione dei luoghi si muove dentro 1) un polo della visita, di ascendenza dadaista, poi declinata nella deambulazione surrealista e nella deriva situazionista: l’esposizione dell’io allo spazio, nella afinalità e casualità del camminare, rivela la relazione con il luogo, lascia emergere l’onirico e l’inconscio; 2) un polo del pellegrinaggio sentimentale: ricerca di un abitare, di un’origine, di una significazione dei luoghi entro una storia individuale/collettiva. La fuga dalla casa della narrativa del primo Celati si cambia nella scrittura diaristica degli anni ottanta nell’istanza del sentirsi-a-casa (abitare) e nel pellegrinaggio ai luoghi parentali. Il Po, fiume-casa, insieme cordone ombelicale e flusso temporale (morte), conduce al paese paterno prima e al paese materno poi. Il ritorno/sopralluogo verifica però l’inesperibilità dell’origine, l’inafferrabile. Al più il viaggiatore può ritrovare una segnaletica del dimenticato. Ma la tensione verso la foce (l’oriente) è l’impulso del parto, nascita (nella/della scrittura). La forza che muove il pellegrinaggio si rivela così una quête, sebbene diretta verso l’introvabile. Alla fine del viaggio il viaggiatore troverà il litorale: luogo dell’attesa, soglia e confine, acqua-morte, finis terrae in cui coincidono nascita e morte.

Segnaletica del dimenticato

SCHILIRO', MASSIMO
2008-01-01

Abstract

In Verso la foce di Gianni Celati la perdita di località esperita dal flâneur si oppone alla ricerca della casa: contro l’esperienza dell’estraneità e dell’in-appartenenza, il viaggiatore cerca l’appaesamento. In questo senso nello scrivere-camminare di Celati l’esplorazione dei luoghi si muove dentro 1) un polo della visita, di ascendenza dadaista, poi declinata nella deambulazione surrealista e nella deriva situazionista: l’esposizione dell’io allo spazio, nella afinalità e casualità del camminare, rivela la relazione con il luogo, lascia emergere l’onirico e l’inconscio; 2) un polo del pellegrinaggio sentimentale: ricerca di un abitare, di un’origine, di una significazione dei luoghi entro una storia individuale/collettiva. La fuga dalla casa della narrativa del primo Celati si cambia nella scrittura diaristica degli anni ottanta nell’istanza del sentirsi-a-casa (abitare) e nel pellegrinaggio ai luoghi parentali. Il Po, fiume-casa, insieme cordone ombelicale e flusso temporale (morte), conduce al paese paterno prima e al paese materno poi. Il ritorno/sopralluogo verifica però l’inesperibilità dell’origine, l’inafferrabile. Al più il viaggiatore può ritrovare una segnaletica del dimenticato. Ma la tensione verso la foce (l’oriente) è l’impulso del parto, nascita (nella/della scrittura). La forza che muove il pellegrinaggio si rivela così una quête, sebbene diretta verso l’introvabile. Alla fine del viaggio il viaggiatore troverà il litorale: luogo dell’attesa, soglia e confine, acqua-morte, finis terrae in cui coincidono nascita e morte.
2008
Celati; percezione; spazio
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