Arcifa Lucia, Messina Michelangelo, La frontiera arabo-bizantina in Sicilia orientale (secc. IX-XI): per uno studio sui modi di produzione, circolazione e consumo della ceramica. Abstract Le problematiche che gravano sulla comprensione dei resti materiali di una società di frontiera sono molteplici. Dal punto di vista socio-politico, le fonti arabe connotano l’isola come un taġr (“marca di frontiera”), ed è nella sua parte orientale che si esplica maggiormente la sua dimensione limitanea: le cronache che trattano lo scontro arabo-bizantino (tawārīḫ), lungi dal poter essere considerate un mero resoconto delle “conquiste” di centri più o meno importanti, rappresentano piuttosto la testimonianza più evidente di una durevole compresenza di interessi e istituzioni in conflitto e in contatto (i.e. diplomatico e tributario) nella parte orientale dell’isola. Anche al fine di comprendere i risvolti insediativi di questo carattere limitaneo, l’oggetto principale della ricerca diventano le persone che hanno prodotto, richiesto e gettato i diversi tipi di manufatti: diversificati sono i mestieri della ceramica, ed ogni classe – sia essa tecnologica o funzionale – rimanda a specifici modi di produzione, circolazione e consumo, messi in evidenza fin troppo di rado negli studi di archeologia altomedievale siciliana. Partendo dall’approccio multidisciplinare – archeologico, archeometrico e storico-topografico – utilizzato per caratterizzare le produzioni di Paternò (CT), si propone in questa sede di analizzare il record ceramico finora edito per siti della Sicilia orientale formulando rinnovate e più complesse domande ai manufatti: Su tali processi è opportuno cominciare a riflettere, tra fonti scritte e materiali, per dare maggior concretezza agli studi sulla cultura materiale dell’isola.
La frontiera arabo-bizantina in Sicilia orientale (IX-XI secolo): per uno studio dei modi di produzione, circolazione e consumo della ceramica
Arcifa L.;
2018-01-01
Abstract
Arcifa Lucia, Messina Michelangelo, La frontiera arabo-bizantina in Sicilia orientale (secc. IX-XI): per uno studio sui modi di produzione, circolazione e consumo della ceramica. Abstract Le problematiche che gravano sulla comprensione dei resti materiali di una società di frontiera sono molteplici. Dal punto di vista socio-politico, le fonti arabe connotano l’isola come un taġr (“marca di frontiera”), ed è nella sua parte orientale che si esplica maggiormente la sua dimensione limitanea: le cronache che trattano lo scontro arabo-bizantino (tawārīḫ), lungi dal poter essere considerate un mero resoconto delle “conquiste” di centri più o meno importanti, rappresentano piuttosto la testimonianza più evidente di una durevole compresenza di interessi e istituzioni in conflitto e in contatto (i.e. diplomatico e tributario) nella parte orientale dell’isola. Anche al fine di comprendere i risvolti insediativi di questo carattere limitaneo, l’oggetto principale della ricerca diventano le persone che hanno prodotto, richiesto e gettato i diversi tipi di manufatti: diversificati sono i mestieri della ceramica, ed ogni classe – sia essa tecnologica o funzionale – rimanda a specifici modi di produzione, circolazione e consumo, messi in evidenza fin troppo di rado negli studi di archeologia altomedievale siciliana. Partendo dall’approccio multidisciplinare – archeologico, archeometrico e storico-topografico – utilizzato per caratterizzare le produzioni di Paternò (CT), si propone in questa sede di analizzare il record ceramico finora edito per siti della Sicilia orientale formulando rinnovate e più complesse domande ai manufatti: Su tali processi è opportuno cominciare a riflettere, tra fonti scritte e materiali, per dare maggior concretezza agli studi sulla cultura materiale dell’isola.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.