A distanza di quasi dieci anni dallo scoppio delle proteste arabe che hanno infiammato il Nord Africa e il Medio Oriente, le due sponde del Mediterraneo appaiono oggi ancor più vicine, investite da un’ondata migratoria importante che lega a doppio filo paesi di origine, di transito e di destinazione. Il flusso di migranti che, attraverso le rotte del Mediterraneo centrale, orientale o occidentale, in questi anni hanno raggiunto i paesi dell’Unione Europea (UE) ha determinato al contempo una crisi umanitaria senza precedenti e una crisi politica profonda dell’UE. Questa si è rivelata divisa al suo interno, sia a livello di istituzioni comunitarie sia a livello di stati membri, incapace di gestire il fenomeno migratorio in maniera efficace. Questo saggio analizza il processo che ha portato alla progressiva esternalizzazione della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo e il ruolo centrale che ha svolto il governo italiano in questo processo di difesa dei confini europei e nazionali attraverso la chiusura dei porti e la delega ad altri attori. Si vuole comprendere cosa abbia portato alla paralisi della cooperazione europea rispetto alla gestione del fenomeno migratorio e spiegare le ragioni di questa virata intergovernativa. Andando oltre l’immagine descrittiva di alcuni stati membri (quelli di Visegrad in particolare) come veto-players delle politiche migratorie, le ragioni della paralisi vanno imputate – come nel caso italiano – all’ascesa di partiti populisti antieuropeisti come la Lega che esprimono posizioni nazionaliste volte alla chiusura dei confini europei (e nazionali).

I flussi migratori nel Mediterraneo come sfida alla sovranità statale? Il ruolo dell’Italia nella difesa dei confini europei (e nazionali)

Stefania Panebianco
2019-01-01

Abstract

A distanza di quasi dieci anni dallo scoppio delle proteste arabe che hanno infiammato il Nord Africa e il Medio Oriente, le due sponde del Mediterraneo appaiono oggi ancor più vicine, investite da un’ondata migratoria importante che lega a doppio filo paesi di origine, di transito e di destinazione. Il flusso di migranti che, attraverso le rotte del Mediterraneo centrale, orientale o occidentale, in questi anni hanno raggiunto i paesi dell’Unione Europea (UE) ha determinato al contempo una crisi umanitaria senza precedenti e una crisi politica profonda dell’UE. Questa si è rivelata divisa al suo interno, sia a livello di istituzioni comunitarie sia a livello di stati membri, incapace di gestire il fenomeno migratorio in maniera efficace. Questo saggio analizza il processo che ha portato alla progressiva esternalizzazione della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo e il ruolo centrale che ha svolto il governo italiano in questo processo di difesa dei confini europei e nazionali attraverso la chiusura dei porti e la delega ad altri attori. Si vuole comprendere cosa abbia portato alla paralisi della cooperazione europea rispetto alla gestione del fenomeno migratorio e spiegare le ragioni di questa virata intergovernativa. Andando oltre l’immagine descrittiva di alcuni stati membri (quelli di Visegrad in particolare) come veto-players delle politiche migratorie, le ragioni della paralisi vanno imputate – come nel caso italiano – all’ascesa di partiti populisti antieuropeisti come la Lega che esprimono posizioni nazionaliste volte alla chiusura dei confini europei (e nazionali).
2019
migrazioni, Libia, Italia, Unione Europea
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