Con la Convenzione europea del 2000 il paesaggio è stato finalmente messo in relazione con le comunità che lo hanno prodotto e che hanno il dovere di occuparsene. Questa nuova esplicita responsabilità pone il problema della qualità della partecipazione dei cittadini sia alle fasi decisionali che alla governance. Se G. De Carlo riteneva che la partecipazione dei cittadini doveva avvalersi del professionista o del portatore di sapere esperto cui veniva affidata la sintesi tra la domanda dal basso e risposta istituzionale e, più tardi, A. Magnaghi ha invece sottolineato il ruolo della partecipazione come azione antagonista rispetto alle pratiche istituzionali, oggi si pone il problema dell’esistenza di procedure istituzionalizzate di partecipazione che le fanno perdere ogni autenticità, mentre gli attori di base si rifugiano sempre più in luoghi antagonisti e quasi ininfluenti. Per quanto riguarda le aree interne il nuovo concetto di paesaggio può svolgere un ruolo centrale. Infatti il valore estetico diventa elemento caratterizzante e determinante per lo sviluppo sostenibile, per il miglioramento della qualità di vita delle comunità, per la loro autodeterminazione. Per suo tramite si perseguono obiettivi di riduzione dell’inquinamento, di aumento della sicurezza del territorio e, perfino, di rigenerazione dei territori per combattere la desertificazione demografica, per garantire alle giovani generazioni un futuro che non sia altrove. Determina, dunque, possibili modelli di sviluppo locale Nelle aree interne più che altrove la questione del paesaggio non attiene più al campo dell’estetica, ma dell’etica. In questo modo il territorio, il patrimonio territoriale, e il suo epifenomeno che è il paesaggio, deve diventare bene comune.
Paesaggio e democrazia nelle aree interne
Fausto Carmelo NigrelliWriting – Original Draft Preparation
2019-01-01
Abstract
Con la Convenzione europea del 2000 il paesaggio è stato finalmente messo in relazione con le comunità che lo hanno prodotto e che hanno il dovere di occuparsene. Questa nuova esplicita responsabilità pone il problema della qualità della partecipazione dei cittadini sia alle fasi decisionali che alla governance. Se G. De Carlo riteneva che la partecipazione dei cittadini doveva avvalersi del professionista o del portatore di sapere esperto cui veniva affidata la sintesi tra la domanda dal basso e risposta istituzionale e, più tardi, A. Magnaghi ha invece sottolineato il ruolo della partecipazione come azione antagonista rispetto alle pratiche istituzionali, oggi si pone il problema dell’esistenza di procedure istituzionalizzate di partecipazione che le fanno perdere ogni autenticità, mentre gli attori di base si rifugiano sempre più in luoghi antagonisti e quasi ininfluenti. Per quanto riguarda le aree interne il nuovo concetto di paesaggio può svolgere un ruolo centrale. Infatti il valore estetico diventa elemento caratterizzante e determinante per lo sviluppo sostenibile, per il miglioramento della qualità di vita delle comunità, per la loro autodeterminazione. Per suo tramite si perseguono obiettivi di riduzione dell’inquinamento, di aumento della sicurezza del territorio e, perfino, di rigenerazione dei territori per combattere la desertificazione demografica, per garantire alle giovani generazioni un futuro che non sia altrove. Determina, dunque, possibili modelli di sviluppo locale Nelle aree interne più che altrove la questione del paesaggio non attiene più al campo dell’estetica, ma dell’etica. In questo modo il territorio, il patrimonio territoriale, e il suo epifenomeno che è il paesaggio, deve diventare bene comune.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Paesaggio e democrazia nelle aree interne.pdf
solo gestori archivio
Tipologia:
Versione Editoriale (PDF)
Dimensione
87.26 kB
Formato
Adobe PDF
|
87.26 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.