Il presente studio prende in esame il primo prologo del commento di Proclo agli Elementi di Euclide, nel quale il Filosofo presenta una classificazione delle scienze matematiche, pure e applicate, che viene messa a confronto con le classificazioni rispettivamente di Platone, di Aristotele, di Anatolio e di Gemino. A partire dall'analisi dei testi si dimostra quanto segue: nonostante l'ammirazione e l'interesse manifestato nei confronti di Euclide, Proclo considera le matematiche sotto un profilo pitagorico-platonico che, già presente nella "Repubblica" di Platone, trova la sua applicazione filosofico-teologica nella "Summa Pythagorica" di Giamblico. O, per meglio dire, Euclide per Proclo non rappresenta una tradizione matematica differente da quella platonica, nella quale al contrario deve essere integrato. Proprio perché si colloca in quella tradizione matematica pitagorico-platonica rinnovata da Giamblico, Proclo, nel suo commento a Euclide, non solo si pronuncia più volte a favore del ruolo propedeutico della matematica rispetto alla dialettica, ma si impegna anche a confutare coloro che hanno considerato la matematica pura come inferiore alla matematica applicata, utile – quest'ultima – solo al vivere quotidiano. Proclo assume questa posizione teorica in funzione di difesa di tutta una tradizione di pensiero, poiché egli vive un'epoca non solo nella quale non si poteva più ignorare il progresso tecnologico ottenuto tramite le matematiche, ma nella quale soprattutto la concezione platonica della matematica, che è innalzata pressoché al rango dell'intelligibile, non può più essere compresa e condivisa.

Proclo, In Eucl. 35, 17-42, 8: sullo statuto delle scienze matematiche miste

GIARDINA, GIOVANNA RITA
2006-01-01

Abstract

Il presente studio prende in esame il primo prologo del commento di Proclo agli Elementi di Euclide, nel quale il Filosofo presenta una classificazione delle scienze matematiche, pure e applicate, che viene messa a confronto con le classificazioni rispettivamente di Platone, di Aristotele, di Anatolio e di Gemino. A partire dall'analisi dei testi si dimostra quanto segue: nonostante l'ammirazione e l'interesse manifestato nei confronti di Euclide, Proclo considera le matematiche sotto un profilo pitagorico-platonico che, già presente nella "Repubblica" di Platone, trova la sua applicazione filosofico-teologica nella "Summa Pythagorica" di Giamblico. O, per meglio dire, Euclide per Proclo non rappresenta una tradizione matematica differente da quella platonica, nella quale al contrario deve essere integrato. Proprio perché si colloca in quella tradizione matematica pitagorico-platonica rinnovata da Giamblico, Proclo, nel suo commento a Euclide, non solo si pronuncia più volte a favore del ruolo propedeutico della matematica rispetto alla dialettica, ma si impegna anche a confutare coloro che hanno considerato la matematica pura come inferiore alla matematica applicata, utile – quest'ultima – solo al vivere quotidiano. Proclo assume questa posizione teorica in funzione di difesa di tutta una tradizione di pensiero, poiché egli vive un'epoca non solo nella quale non si poteva più ignorare il progresso tecnologico ottenuto tramite le matematiche, ma nella quale soprattutto la concezione platonica della matematica, che è innalzata pressoché al rango dell'intelligibile, non può più essere compresa e condivisa.
2006
matematica; Proclo; Platone; Aristotele; Anatolio; Gemino
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/3943
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