The testimony of the Augustan geographer Strabo (12, 8, 14) on the presence of olive trees in the territory of the Phrygian city of Synnada, at 1,135 mt. above sea level, was deemed unreliable by some modern scholars, according to whom the olive-growing would have been impracticable at such a high altitude. In fact, literary, epigraphic and numismatic sources, and, above all, archaeological evidence not only confirm the Strabonian data and extend it to the following centuries, but also document, in the framework of a prosperous peasant economy and an extremely articulated, dynamic relationship between city and country, not easily ascribable to general reconstructive models, substantial oil production between the Imperial period and the proto-Byzantine age not only in Phrygia, but also in other historical regions of Asia Minor, such as Isauria and Pisidia, at elevations generally considered equally prohibitive for olive-growing.

La testimonianza del geografo augusteo Strabone (12, 8, 14) sulla presenza di olivi nel territorio della città frigia di Synnada, a 1.135 m.l.m., è stata ritenuta inattendibile da alcuni studiosi moderni, secondo i quali sarebbe stata impraticabile l’olivicoltura ad una quota così elevata. In realtà, le fonti letterarie, epigrafiche, numismatiche e soprattutto archeologiche non soltanto confermano il dato straboniano e consentono di estenderlo anche ai secoli successivi, ma documentano, nel quadro di una prospera “economia di villaggio” e di un rapporto città-campagna molto articolato, dinamico e difficilmente riconducibile a generici “modelli” ricostruttivi, una consistente produzione olearia fra età imperiale ed epoca protobizantina non solo in Frigia ma anche in altre regioni “storiche” dell’Asia Minore, come l’Isauria e la Pisidia, sempre ad altitudini in genere ritenute proibitive per l’olivicoltura.

Olivicoltura ad alta quota nell’Anatolia romana: le certezze dell’archeologo, i dubbi dell’epigrafista e le ipotesi dello storico

ARENA, Gaetano Maria
2010-01-01

Abstract

The testimony of the Augustan geographer Strabo (12, 8, 14) on the presence of olive trees in the territory of the Phrygian city of Synnada, at 1,135 mt. above sea level, was deemed unreliable by some modern scholars, according to whom the olive-growing would have been impracticable at such a high altitude. In fact, literary, epigraphic and numismatic sources, and, above all, archaeological evidence not only confirm the Strabonian data and extend it to the following centuries, but also document, in the framework of a prosperous peasant economy and an extremely articulated, dynamic relationship between city and country, not easily ascribable to general reconstructive models, substantial oil production between the Imperial period and the proto-Byzantine age not only in Phrygia, but also in other historical regions of Asia Minor, such as Isauria and Pisidia, at elevations generally considered equally prohibitive for olive-growing.
2010
La testimonianza del geografo augusteo Strabone (12, 8, 14) sulla presenza di olivi nel territorio della città frigia di Synnada, a 1.135 m.l.m., è stata ritenuta inattendibile da alcuni studiosi moderni, secondo i quali sarebbe stata impraticabile l’olivicoltura ad una quota così elevata. In realtà, le fonti letterarie, epigrafiche, numismatiche e soprattutto archeologiche non soltanto confermano il dato straboniano e consentono di estenderlo anche ai secoli successivi, ma documentano, nel quadro di una prospera “economia di villaggio” e di un rapporto città-campagna molto articolato, dinamico e difficilmente riconducibile a generici “modelli” ricostruttivi, una consistente produzione olearia fra età imperiale ed epoca protobizantina non solo in Frigia ma anche in altre regioni “storiche” dell’Asia Minore, come l’Isauria e la Pisidia, sempre ad altitudini in genere ritenute proibitive per l’olivicoltura.
Roman Empire; Olive-growing; Anatolia; Impero romano; Olivicoltura
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/4017
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