If eros appears as an enigma, in that it both «says and silences the inexpressible, harasses and provokes» (Levinas, Totality and Infinity 260), in the Song of Songs such enigma is semiotically rendered as «a relationship with what always slips away (Levinas, Time and the Other 86), as such it always edges towards the very margin of amorous discourse. Provoked by the metaphorical mobility of the lovers’ elusive dialogue that dis/articulates carnal passion, its principle of «poetic incarnation» (Wolfson 221-22) stages in its most abstract tangibility «the transference of the subject to the place of the other» (Kristeva 92). Amplified by its frankly erotic register, the Song’s heterological constitution echoes through the traces of its linguistic and cultural «hospitality» to alien religious and sexual worldviews insinuated into the text’s intersubjective space. What became of the Song’s heterological principle of «poetic incarnation» when transplanted onto the more impervious soil of Western Christian monism, for example in late Renaissance England after the Protestant schism? My paper will attempt to answer this question by analysing “against the grain” the textual approach of two coeval translations, in the Protestant King James Bible (1611), and in the Catholic Rheims-Douay Bible (1609-1610).

Se l’eros deve il proprio carattere enigmatico al fatto che, insieme, «dice e tace l’indicibile, tormenta e provoca» (Levinas,Totalità e infinito267), nel Cantico dei Cantici tale enigma appare, dal punto di vista semiotico, come «una relazione con ciò che si sottrae per sempre» (Levinas,Il Tempo e l’Altro 55) e perciò stesso lambisce il limite estremo del discorso amoroso. Dis/articolando la passione carnale, il suo principio di «incarnazione poetica» (Wolfson 221-22),provocato dalla mobilità metaforica del dialogo elusivo tra gli amanti, drammatizza nella sua più astratta tangibilità «il trasferimento del soggetto nel luogo dell’altro» (Kristeva 80). Amplificati dal registro francamente erotico,vi risuonano, gli echi della sua costituzione eterologica, le tracce sonore di unaospitalità linguistica e culturale che ha insinuato nello spazio intersoggettivo del testovisioni religiose e sessuali irriducibili ed aliene. Che cosa ne è stato di questo principio di «incarnazione poetica» eterologica delCantico dei Cantici, una volta trapiantato sul suolo, più refrattario, del monismo culturale dell’Occidente cristiano, ad esempio nella cultura rinascimentale inglese al tempo dello scisma protestante? A questa domanda proverò a dare risposta attraverso un’analisi “in controluce” dell’approccio al testo in due versioni coeve, quellodellaKing James Bible (1611) e quello della Rheims-DouayBible(1609-1610)

• “«La danza a due schiere»: dis/incarnare l’eros nel Cantico dei cantici”

Maria Grazia Nicolosi
2019-01-01

Abstract

If eros appears as an enigma, in that it both «says and silences the inexpressible, harasses and provokes» (Levinas, Totality and Infinity 260), in the Song of Songs such enigma is semiotically rendered as «a relationship with what always slips away (Levinas, Time and the Other 86), as such it always edges towards the very margin of amorous discourse. Provoked by the metaphorical mobility of the lovers’ elusive dialogue that dis/articulates carnal passion, its principle of «poetic incarnation» (Wolfson 221-22) stages in its most abstract tangibility «the transference of the subject to the place of the other» (Kristeva 92). Amplified by its frankly erotic register, the Song’s heterological constitution echoes through the traces of its linguistic and cultural «hospitality» to alien religious and sexual worldviews insinuated into the text’s intersubjective space. What became of the Song’s heterological principle of «poetic incarnation» when transplanted onto the more impervious soil of Western Christian monism, for example in late Renaissance England after the Protestant schism? My paper will attempt to answer this question by analysing “against the grain” the textual approach of two coeval translations, in the Protestant King James Bible (1611), and in the Catholic Rheims-Douay Bible (1609-1610).
2019
Se l’eros deve il proprio carattere enigmatico al fatto che, insieme, «dice e tace l’indicibile, tormenta e provoca» (Levinas,Totalità e infinito267), nel Cantico dei Cantici tale enigma appare, dal punto di vista semiotico, come «una relazione con ciò che si sottrae per sempre» (Levinas,Il Tempo e l’Altro 55) e perciò stesso lambisce il limite estremo del discorso amoroso. Dis/articolando la passione carnale, il suo principio di «incarnazione poetica» (Wolfson 221-22),provocato dalla mobilità metaforica del dialogo elusivo tra gli amanti, drammatizza nella sua più astratta tangibilità «il trasferimento del soggetto nel luogo dell’altro» (Kristeva 80). Amplificati dal registro francamente erotico,vi risuonano, gli echi della sua costituzione eterologica, le tracce sonore di unaospitalità linguistica e culturale che ha insinuato nello spazio intersoggettivo del testovisioni religiose e sessuali irriducibili ed aliene. Che cosa ne è stato di questo principio di «incarnazione poetica» eterologica delCantico dei Cantici, una volta trapiantato sul suolo, più refrattario, del monismo culturale dell’Occidente cristiano, ad esempio nella cultura rinascimentale inglese al tempo dello scisma protestante? A questa domanda proverò a dare risposta attraverso un’analisi “in controluce” dell’approccio al testo in due versioni coeve, quellodellaKing James Bible (1611) e quello della Rheims-DouayBible(1609-1610)
Song of Songs; dis/embodied Eros; translation; King James Bible; Rheims-Douay Bible
Cantico dei Cantici; eros dis/incarnato; traduzione; Bibbia di Re Giacomo; Bibbia di Rheims-Douay
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/402467
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