Di recente molte procure del territorio nazionale hanno avviato indagini nei confronti di eletti (prevalentemente consiglieri regionali) per le spese sostenute con i fondi loro assegnati a titolo di finanziamento dell’attività politica. Si è scoperto, infatti, che con queste somme sono stati effettuati acquisti anche bizzarri: comportamenti che indubbiamente meritano un giudizio morale estremamente negativo, ma che, dal punto di vista giuridico, non è detto siano qualificabili come illeciti penali, posto che la strumentalizzazione delle spese allo svolgimento dell’attività politica è concetto altamente evanescente, opinabile anche. Si pone, cioè, il problema della legittimità del controllo giudiziario sull’attività politica, che inficia l’idea della divisione dei poteri e il principio generale della insindacabilità delle scelte politiche. Se, infatti, l’analisi delle condotte tenute dai politici e il relativo inquadramento dogmatico costituiscono importante argomento di approfondimento tecnico-giuridico, oggetto principale del presente contributo, ben più significativo dal punto di vista culturale, appare il riferimento a questo tema come laboratorio per una riflessione sui rapporti fra i poteri dello Stato e sulle relative garanzie istituzionali.

L’uso “improprio” dei fondi assegnati agli eletti e la criminalizzazione giudiziaria delle scelte politiche: spunti per una riflessione sul principio della divisione dei poteri

LANZA, Enrico
2016-01-01

Abstract

Di recente molte procure del territorio nazionale hanno avviato indagini nei confronti di eletti (prevalentemente consiglieri regionali) per le spese sostenute con i fondi loro assegnati a titolo di finanziamento dell’attività politica. Si è scoperto, infatti, che con queste somme sono stati effettuati acquisti anche bizzarri: comportamenti che indubbiamente meritano un giudizio morale estremamente negativo, ma che, dal punto di vista giuridico, non è detto siano qualificabili come illeciti penali, posto che la strumentalizzazione delle spese allo svolgimento dell’attività politica è concetto altamente evanescente, opinabile anche. Si pone, cioè, il problema della legittimità del controllo giudiziario sull’attività politica, che inficia l’idea della divisione dei poteri e il principio generale della insindacabilità delle scelte politiche. Se, infatti, l’analisi delle condotte tenute dai politici e il relativo inquadramento dogmatico costituiscono importante argomento di approfondimento tecnico-giuridico, oggetto principale del presente contributo, ben più significativo dal punto di vista culturale, appare il riferimento a questo tema come laboratorio per una riflessione sui rapporti fra i poteri dello Stato e sulle relative garanzie istituzionali.
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