La lingua del Peruigilium Veneris è intrisa di elementi classici, ma anche post classici e tardi; di forme auliche e di espressioni della lingua d’uso; presenta mescolanza di tono elevato e di tono prosastico: il carme è caratterizzato da un ricco spettro di registri espressivi la cui lexis, dunque, non è uniforme, ma ora si avvicina all’elocutio classica ora scende quasi al livello del sermo humilis, ora mescola i mezzi espressivi dell’una e dell’altro. L’autore ha utilizzato tutti i possibili livelli linguistici che era in grado di esprimere: si tratta con certezza di un poeta colto, che ben conosce gli ornamenta retorici e i classici, di cui si serve ampiamente, armonizzandoli con termini, espressioni e costrutti che rispecchiano il sermo familiaris e cotidianus, creando un impasto ricercato e davvero originale. L’esame linguistico ha permesso di evidenziare termini e costrutti appartenenti non solo alla Umgangssprache, ma soprattutto al latino tardo: in particolare, non è soltanto l’uso di termini o costrutti considerati in sé e per sé (per quanto anche questo basterebbe per ipotizzare una datazione tarda), ma è soprattutto il loro impiego ‘concentrato’ in pochi versi (82, in quanto 11 sono costituiti dal ritornello) che induce a formulare un’ipotesi credibile e non arbitraria circa la datazione: ritengo che per gli elementi linguistici relativi soprattutto all’àmbito lessicale e sintattico il Pervigilium Veneris sia da collocare non prima III secolo, verisimilmente nel IV, anche per le numerose affinità con autori tardi quali Pentadio, Reposiano, Ausonio, Claudiano, ma soprattutto Tiberiano e l’anonimo autore del De rosis nascentibus, e, comunque, anteriormente a Fulgenzio, il quale, come si è rilevato, ha sicuramente imitato il Pervigilium Veneris e la cui data di morte (550 d.C.) può essere assunta come terminus ante quem.

Carmela Mandolfo, Sulla lingua e la datazione del Peruigilium Veneris

MANDOLFO, Carmela
2010-01-01

Abstract

La lingua del Peruigilium Veneris è intrisa di elementi classici, ma anche post classici e tardi; di forme auliche e di espressioni della lingua d’uso; presenta mescolanza di tono elevato e di tono prosastico: il carme è caratterizzato da un ricco spettro di registri espressivi la cui lexis, dunque, non è uniforme, ma ora si avvicina all’elocutio classica ora scende quasi al livello del sermo humilis, ora mescola i mezzi espressivi dell’una e dell’altro. L’autore ha utilizzato tutti i possibili livelli linguistici che era in grado di esprimere: si tratta con certezza di un poeta colto, che ben conosce gli ornamenta retorici e i classici, di cui si serve ampiamente, armonizzandoli con termini, espressioni e costrutti che rispecchiano il sermo familiaris e cotidianus, creando un impasto ricercato e davvero originale. L’esame linguistico ha permesso di evidenziare termini e costrutti appartenenti non solo alla Umgangssprache, ma soprattutto al latino tardo: in particolare, non è soltanto l’uso di termini o costrutti considerati in sé e per sé (per quanto anche questo basterebbe per ipotizzare una datazione tarda), ma è soprattutto il loro impiego ‘concentrato’ in pochi versi (82, in quanto 11 sono costituiti dal ritornello) che induce a formulare un’ipotesi credibile e non arbitraria circa la datazione: ritengo che per gli elementi linguistici relativi soprattutto all’àmbito lessicale e sintattico il Pervigilium Veneris sia da collocare non prima III secolo, verisimilmente nel IV, anche per le numerose affinità con autori tardi quali Pentadio, Reposiano, Ausonio, Claudiano, ma soprattutto Tiberiano e l’anonimo autore del De rosis nascentibus, e, comunque, anteriormente a Fulgenzio, il quale, come si è rilevato, ha sicuramente imitato il Pervigilium Veneris e la cui data di morte (550 d.C.) può essere assunta come terminus ante quem.
2010
lingua ; datazione; stile
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/52057
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