Oggetto della ricerca è il tema dei trapianti d’organo da cadavere. In particolare, l’Autore si sofferma sulla legge n. 91 del 1999 e sul meccanismo di donazione fondato sul silenzio assenso informato. Viene criticato l’approccio dottrinale che legittima il meccanismo de quo attraverso il richiamo al principio costituzionale di solidarietà. Secondo l’Autore, infatti, la «presunzione di solidarietà», sottesa al silenzio-assenso, costituirebbe una forma velata di nazionalizzazione dei cadaveri e non terrebbe conto dei significati “esistenziali” connessi al silenzio. In particolare, sulle scelte relative agli atti di disposizione del proprio cadavere , nella prospettiva utilizzata nel testo, occorrerebbe porre al centro delle riflessioni la libertà di coscienza degli individui, evitando interventi “invasivi” dei pubblici poteri. Ciò, a parere dell’Autore, non determinerebbe affatto una diminuzione delle donazioni d’organo e di tessuti. Basti pensare che l’aumento delle dichiarazioni di volontà spontanee in ordine alla donazione registratosi nell’ultimo decennio in Italia non rappresenta l’effetto della legge n. 91 del 1999, rimasta per molti versi inattuata, quanto piuttosto il frutto di una mutata sensibilità culturale. Il tema offre, da ultimo, l’occasione per criticare l’idea – da taluni avanzata in dottrina – della valenza pedagogica della legislazione, soprattutto su questioni attinenti la “vita” ed il “fine vita”.

«Eroi» ed «antieroi» di fronte alle questioni di fine vita: note critiche intorno al silenzio-assenso in materia di trapianti d'organo da cadavere.

FERRO, GIANCARLO
2012-01-01

Abstract

Oggetto della ricerca è il tema dei trapianti d’organo da cadavere. In particolare, l’Autore si sofferma sulla legge n. 91 del 1999 e sul meccanismo di donazione fondato sul silenzio assenso informato. Viene criticato l’approccio dottrinale che legittima il meccanismo de quo attraverso il richiamo al principio costituzionale di solidarietà. Secondo l’Autore, infatti, la «presunzione di solidarietà», sottesa al silenzio-assenso, costituirebbe una forma velata di nazionalizzazione dei cadaveri e non terrebbe conto dei significati “esistenziali” connessi al silenzio. In particolare, sulle scelte relative agli atti di disposizione del proprio cadavere , nella prospettiva utilizzata nel testo, occorrerebbe porre al centro delle riflessioni la libertà di coscienza degli individui, evitando interventi “invasivi” dei pubblici poteri. Ciò, a parere dell’Autore, non determinerebbe affatto una diminuzione delle donazioni d’organo e di tessuti. Basti pensare che l’aumento delle dichiarazioni di volontà spontanee in ordine alla donazione registratosi nell’ultimo decennio in Italia non rappresenta l’effetto della legge n. 91 del 1999, rimasta per molti versi inattuata, quanto piuttosto il frutto di una mutata sensibilità culturale. Il tema offre, da ultimo, l’occasione per criticare l’idea – da taluni avanzata in dottrina – della valenza pedagogica della legislazione, soprattutto su questioni attinenti la “vita” ed il “fine vita”.
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