Dopo avere ricordato le origini della Csr (Corporate social responsability, in italiano “Responsabilità sociale d’impresa”), il saggio ne riprende il dibattito più recente, anche nel quadro delle numerose spinte venute dall’UE a partire dal 2000, intorno a quello che si suole indicare come la triple bottom line, rivisitata alla luce della più recente lettura della Csr in chiave di corporate citizenship, ovvero come «decisione volontaria a contribuire al progresso della società e alla tutela dell’ambiente, integrando preoccupazioni sociali e ecologiche nelle operazioni aziendali e nelle interazioni con gli stakeholder». Superato una volta per tutte l’equivoco della Csr come pratica filantropica, quel che viene proposto all’imprenditore non è affatto di rinunciare a quella prosperità economica dell’impresa dalla quale dipende il suo “utile”, bensì di coniugare quella stessa prosperità con il ruolo che oggettivamente l’impresa svolge in termini di coesione sociale e di sostenibilità ambientale nella prospettiva dello sviluppo territoriale. Il ricorso a questa prospettiva consente all’A. di proporre una sorta di dilatazione del concetto di impresa alle quattro le categorie di attori territoriali potenziali protagonisti di pratiche di Csr: singole imprese; organizzazioni di rappresentanza e altri soggetti collettivi; società civile complessivamente intesa; istituzioni pubbliche. Dall’azione sinergica di tutti questi dipende la possibilità per la Csr di trasformarsi da enunciato di principi in comportamenti concreti e concretamente in grado di produrre effetti sul territorio. Ne deriva un percorso di diffusione e concreta applicazione della Csr che si articola in diverse possibili fasi-condizioni, ognuna delle quali si declina diversamente a seconda della categoria di attori di riferimento. Dopo avere distinto, in riferimento alle basi etiche della responsabilità sociale, tra dimensione individuale e dimensione organizzativa, l’A. approfondisce infine il caso siciliano dove le diverse condizioni socio-culturali e politico-economiche suggeriscono la necessità di un forte investimento, in luogo di semplici azioni volontaristiche e a scala individuale, in rispetto delle regole e cultura della legalità che vedano prima di ogni altro nelle istituzioni politico-amministrative gli agenti di innovazione, e che inducano ad una riflessione priva di pregiudizi sul tradizionale sistema di premi e punizioni.

LA DIFFUSIONE DELLA CSR IN SICILIA COME STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE

D'AMICO, Renato
2008-01-01

Abstract

Dopo avere ricordato le origini della Csr (Corporate social responsability, in italiano “Responsabilità sociale d’impresa”), il saggio ne riprende il dibattito più recente, anche nel quadro delle numerose spinte venute dall’UE a partire dal 2000, intorno a quello che si suole indicare come la triple bottom line, rivisitata alla luce della più recente lettura della Csr in chiave di corporate citizenship, ovvero come «decisione volontaria a contribuire al progresso della società e alla tutela dell’ambiente, integrando preoccupazioni sociali e ecologiche nelle operazioni aziendali e nelle interazioni con gli stakeholder». Superato una volta per tutte l’equivoco della Csr come pratica filantropica, quel che viene proposto all’imprenditore non è affatto di rinunciare a quella prosperità economica dell’impresa dalla quale dipende il suo “utile”, bensì di coniugare quella stessa prosperità con il ruolo che oggettivamente l’impresa svolge in termini di coesione sociale e di sostenibilità ambientale nella prospettiva dello sviluppo territoriale. Il ricorso a questa prospettiva consente all’A. di proporre una sorta di dilatazione del concetto di impresa alle quattro le categorie di attori territoriali potenziali protagonisti di pratiche di Csr: singole imprese; organizzazioni di rappresentanza e altri soggetti collettivi; società civile complessivamente intesa; istituzioni pubbliche. Dall’azione sinergica di tutti questi dipende la possibilità per la Csr di trasformarsi da enunciato di principi in comportamenti concreti e concretamente in grado di produrre effetti sul territorio. Ne deriva un percorso di diffusione e concreta applicazione della Csr che si articola in diverse possibili fasi-condizioni, ognuna delle quali si declina diversamente a seconda della categoria di attori di riferimento. Dopo avere distinto, in riferimento alle basi etiche della responsabilità sociale, tra dimensione individuale e dimensione organizzativa, l’A. approfondisce infine il caso siciliano dove le diverse condizioni socio-culturali e politico-economiche suggeriscono la necessità di un forte investimento, in luogo di semplici azioni volontaristiche e a scala individuale, in rispetto delle regole e cultura della legalità che vedano prima di ogni altro nelle istituzioni politico-amministrative gli agenti di innovazione, e che inducano ad una riflessione priva di pregiudizi sul tradizionale sistema di premi e punizioni.
2008
978-88-568-0457-7
RESPONSABILITà SOCIALE D' IMPRESA; SVILUPPO LOCALE; SISTEMA TERRITORIALE
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