Nell’immaginario comune la madre è colei che cura, la fonte del nostro benessere fisico e psichico, il simbolo universale dell’amore e non può essere il soggetto di aggressioni fisiche materne e ancor di più sessuali. Il parlare di incesto madre-figlia o figlio suscita stupore e orrore negli ascoltatori molto più della stessa forma di violenza esercitata dal padre, in quanto si tende ad attribuire la perversione esclusivamente al mondo maschile. I disagi psichici materni più noti sono forme più o meno gravi di depressione, il baby blues, la depressione post-partum, la psicosi puerperale. Dopo la nascita il processo di crescita del bambino è dato dalle relazione della coppia madre-bambino. In questa prima fase la madre può sentire nei confronti del figlio che invade il suo corpo, la divora, la morde, richiede continuamente la sua attenzione senza che lei possa avere uno spazio per se stessa un’ambivalenza di amore e odio che comporta una spinta aggressiva verso il figlio, ma l’amore e la tenerezza prevalgono generalmente e la coppia madre–bambino procede nel suo sviluppo. Le madri che maltrattano i figli in genere sono donne che hanno vissuto esperienze di abuso o di trascuratezza nella loro infanzia, sono depresse, prive di fiducia in se stesse, passive, sole. Le tipologie di madri maltrattanti sono numerose. Esistono, tuttavia, forme di maltrattamento che all’esterno non appaiono tali che sono forme ben mascherate di violenza psicologica caratterizzate dal considerare il figlio come un’estensione del sé della madre. Molte sono le madri che si sentono “cattive” e che chiedono di essere aiutate a capire il senso di alcuni comportamenti del figlio adolescente ma anche dei loro stessi, impaurite dalle trasformazioni che l’adolescenza mette in atto, ma anche di non essere adeguate, di essere iperprotettive oppure al contrario di essere troppo poco presenti. Lilith è una figura mitologica, un demone femminile della religione mesopotamica, intorno al 700 a.c., e compare con un nome simile, nella religione sumerica, e nell’ebraismo. E’ dotata di tutti gli aspetti negativi della femminilità, adultera, strega, lussuriosa e mostro che aggredisce la notte i bambini. Nell’Alfabelto di Ben Sirah, libro cabalistico dell’XI secolo, o X secolo si ipotizza che le prime creature umane create furono Adamo e Lilith, ma tra i due scoppiò una guerra dei sessi: Lilith affermava le sue rivendicazioni di parità, Adamo voleva mantenere il suo potere all’interno della coppia. Lilith si allontana da Adamo e il suo abbandono le procura la sentenza divina che la condanna a procreare e a vedere morire ogni giorno i suoi figli. La donna che si ribella alla legge paterna, viene cacciata e punita nella sua capacità di maternità. La Riviére in uno scritto del 1929, ritiene che la possibilità delle donne di appagare le loro ambizioni intellettuali “mascoline” è stata resa possibile a condizione che mantenessero i compiti femminili tradizionalmente loro assegnati. Le tante storie attuali di donne, madri, mogli, professioniste probabilmente celano lo stesso conflitto di identità che vivevano le donne di cui scrive la Riviére nel 1929. Se oggi la donna sembra apparentemente più libera di scegliere un uomo, di mettere al mondo dei figli, di vivere la sua parte “mascolina” meno mascherata come nel passato, tuttavia continua a vivere la sua identità femminile, carica di ansia e di angoscia.

Le Cattive Mamme

MENDORLA, Giuseppa;CASTORINA, Salvatore
2008-01-01

Abstract

Nell’immaginario comune la madre è colei che cura, la fonte del nostro benessere fisico e psichico, il simbolo universale dell’amore e non può essere il soggetto di aggressioni fisiche materne e ancor di più sessuali. Il parlare di incesto madre-figlia o figlio suscita stupore e orrore negli ascoltatori molto più della stessa forma di violenza esercitata dal padre, in quanto si tende ad attribuire la perversione esclusivamente al mondo maschile. I disagi psichici materni più noti sono forme più o meno gravi di depressione, il baby blues, la depressione post-partum, la psicosi puerperale. Dopo la nascita il processo di crescita del bambino è dato dalle relazione della coppia madre-bambino. In questa prima fase la madre può sentire nei confronti del figlio che invade il suo corpo, la divora, la morde, richiede continuamente la sua attenzione senza che lei possa avere uno spazio per se stessa un’ambivalenza di amore e odio che comporta una spinta aggressiva verso il figlio, ma l’amore e la tenerezza prevalgono generalmente e la coppia madre–bambino procede nel suo sviluppo. Le madri che maltrattano i figli in genere sono donne che hanno vissuto esperienze di abuso o di trascuratezza nella loro infanzia, sono depresse, prive di fiducia in se stesse, passive, sole. Le tipologie di madri maltrattanti sono numerose. Esistono, tuttavia, forme di maltrattamento che all’esterno non appaiono tali che sono forme ben mascherate di violenza psicologica caratterizzate dal considerare il figlio come un’estensione del sé della madre. Molte sono le madri che si sentono “cattive” e che chiedono di essere aiutate a capire il senso di alcuni comportamenti del figlio adolescente ma anche dei loro stessi, impaurite dalle trasformazioni che l’adolescenza mette in atto, ma anche di non essere adeguate, di essere iperprotettive oppure al contrario di essere troppo poco presenti. Lilith è una figura mitologica, un demone femminile della religione mesopotamica, intorno al 700 a.c., e compare con un nome simile, nella religione sumerica, e nell’ebraismo. E’ dotata di tutti gli aspetti negativi della femminilità, adultera, strega, lussuriosa e mostro che aggredisce la notte i bambini. Nell’Alfabelto di Ben Sirah, libro cabalistico dell’XI secolo, o X secolo si ipotizza che le prime creature umane create furono Adamo e Lilith, ma tra i due scoppiò una guerra dei sessi: Lilith affermava le sue rivendicazioni di parità, Adamo voleva mantenere il suo potere all’interno della coppia. Lilith si allontana da Adamo e il suo abbandono le procura la sentenza divina che la condanna a procreare e a vedere morire ogni giorno i suoi figli. La donna che si ribella alla legge paterna, viene cacciata e punita nella sua capacità di maternità. La Riviére in uno scritto del 1929, ritiene che la possibilità delle donne di appagare le loro ambizioni intellettuali “mascoline” è stata resa possibile a condizione che mantenessero i compiti femminili tradizionalmente loro assegnati. Le tante storie attuali di donne, madri, mogli, professioniste probabilmente celano lo stesso conflitto di identità che vivevano le donne di cui scrive la Riviére nel 1929. Se oggi la donna sembra apparentemente più libera di scegliere un uomo, di mettere al mondo dei figli, di vivere la sua parte “mascolina” meno mascherata come nel passato, tuttavia continua a vivere la sua identità femminile, carica di ansia e di angoscia.
2008
9788856803211
Maternità; Identità femminile; Abuso materno
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/63313
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