Nelle lingue, all’insaputa degli stessi parlanti, si stratificano elementi lessicali e fraseologici che materializzano la presenza dell’antichità classica nel discorso quotidiano attraverso citazioni più o meno consapevoli di espressioni lessicali o fraseologiche che rispondono alla nota dinamica linguistica e retorica del discorso di consumo e di riuso, basata sulla concomitanza nell’uso comunicativo di residui semantico-formali delle lingue classiche e delle lingue moderne. Il saggio descrive e analizza in chiave storicolinguistica e semiotico-antropologica la riconversione dei miti in pratiche interpretative, poi sedimentate in strutture formulari assimilate al sistema linguistico. Dal canale letterario, non adeguatamente esplorato in questa chiave,si passa a verificare nella lingua parlata la diffusione e la diffrazione di significanti e significati del linguaggio mitologico. A una rapida storicizzazione degli elementi del mito nell'italiano pre- e postmanzoniano (assumendo il Romanticismo come spartiacque della periodizzazione), si esaminano via via gli usi intertestuali e idiomatici del mito nell’italiano letterario e metaletterario, in quello paraletterario, per finire con la lingua dei mass media e della pubblicità e con l'uso parlato. Si scandaglia poi la ricezione diastratica e diafasica di termini e costrutti di origine mitologica, in un excursus che, rigorosamente sostenuto da verifiche lessicografiche, procede dal linguaggio letterario a quello tecnico-scientifico all'uso comune. Si discutono così minutamente termini estratti dai più vari settori del lessico: toponomastica e antroponimia, astronomia, medicina, chimica, mineralogia, botanica, psicanalisi. Ampio spazio è dedicato anche al filone idiomatico,ricostruito su fonti di svariata estrazione (testi o lessici specialistici) e suddiviso in espressioni di chiara origine mitologica e mitologemi sommersi’ (legati a divinità o leggende la cui referenza immediata si è affievolita), fino alle antonomasie e ai miti proverbializzati nella lingua e nei dialetti, e alle cosiddette ‘metafore collaterali’,relative cioè a proprietà o azioni di entità mitiche, come "fulminare" e "tuonare" collegati a Giove. Rappresentativi anche i paragoni topici, con referente mitologico espresso, relati ormai nel linguaggio delle generazioni passate (vergine come Diana, gelosa come Giunone. Ne risulta un quadro ben definito dell’aspetto e dell’assetto semantico-culturale dei termini esaminati: quasi tutti presentano slittamenti semantici nella terminologia scientifica e persino nell’araldica (grifone). I due picchi cronologici di entrata o di rivitalizzazione di termini e locuzioni di origine mitologica sono il Quattro-Cinquecento con l’Umanesimo e il Sette-Ottocento con l’avanzamento e la divulgazione della scienza. Una reviviscenza spontanea di spunti mitici nella lingua e nella cultura odierna si è già prodotta nella terminologia della psicanalisi e nella citazione di personaggi mitici nei fumetti, nonché nella persistenza dei modi di origine classica negli usi discorsivi delle giovani generazioni. Il mito insomma alimenta la lingua e la lingua il mito: al canale letterario, che aveva garantito l’espansione e la divulgazione del mito nella cultura tradizionale, si è sovrapposta la cultura scientifica e la cultura mediatica, rinnovando l’inscindibile legame tra letteratura e linguaggio che garantisce la nostra sopravvivenza culturale e comunicativa.
Il mito nella lingua italiana
ALFIERI, Gabriella
2009-01-01
Abstract
Nelle lingue, all’insaputa degli stessi parlanti, si stratificano elementi lessicali e fraseologici che materializzano la presenza dell’antichità classica nel discorso quotidiano attraverso citazioni più o meno consapevoli di espressioni lessicali o fraseologiche che rispondono alla nota dinamica linguistica e retorica del discorso di consumo e di riuso, basata sulla concomitanza nell’uso comunicativo di residui semantico-formali delle lingue classiche e delle lingue moderne. Il saggio descrive e analizza in chiave storicolinguistica e semiotico-antropologica la riconversione dei miti in pratiche interpretative, poi sedimentate in strutture formulari assimilate al sistema linguistico. Dal canale letterario, non adeguatamente esplorato in questa chiave,si passa a verificare nella lingua parlata la diffusione e la diffrazione di significanti e significati del linguaggio mitologico. A una rapida storicizzazione degli elementi del mito nell'italiano pre- e postmanzoniano (assumendo il Romanticismo come spartiacque della periodizzazione), si esaminano via via gli usi intertestuali e idiomatici del mito nell’italiano letterario e metaletterario, in quello paraletterario, per finire con la lingua dei mass media e della pubblicità e con l'uso parlato. Si scandaglia poi la ricezione diastratica e diafasica di termini e costrutti di origine mitologica, in un excursus che, rigorosamente sostenuto da verifiche lessicografiche, procede dal linguaggio letterario a quello tecnico-scientifico all'uso comune. Si discutono così minutamente termini estratti dai più vari settori del lessico: toponomastica e antroponimia, astronomia, medicina, chimica, mineralogia, botanica, psicanalisi. Ampio spazio è dedicato anche al filone idiomatico,ricostruito su fonti di svariata estrazione (testi o lessici specialistici) e suddiviso in espressioni di chiara origine mitologica e mitologemi sommersi’ (legati a divinità o leggende la cui referenza immediata si è affievolita), fino alle antonomasie e ai miti proverbializzati nella lingua e nei dialetti, e alle cosiddette ‘metafore collaterali’,relative cioè a proprietà o azioni di entità mitiche, come "fulminare" e "tuonare" collegati a Giove. Rappresentativi anche i paragoni topici, con referente mitologico espresso, relati ormai nel linguaggio delle generazioni passate (vergine come Diana, gelosa come Giunone. Ne risulta un quadro ben definito dell’aspetto e dell’assetto semantico-culturale dei termini esaminati: quasi tutti presentano slittamenti semantici nella terminologia scientifica e persino nell’araldica (grifone). I due picchi cronologici di entrata o di rivitalizzazione di termini e locuzioni di origine mitologica sono il Quattro-Cinquecento con l’Umanesimo e il Sette-Ottocento con l’avanzamento e la divulgazione della scienza. Una reviviscenza spontanea di spunti mitici nella lingua e nella cultura odierna si è già prodotta nella terminologia della psicanalisi e nella citazione di personaggi mitici nei fumetti, nonché nella persistenza dei modi di origine classica negli usi discorsivi delle giovani generazioni. Il mito insomma alimenta la lingua e la lingua il mito: al canale letterario, che aveva garantito l’espansione e la divulgazione del mito nella cultura tradizionale, si è sovrapposta la cultura scientifica e la cultura mediatica, rinnovando l’inscindibile legame tra letteratura e linguaggio che garantisce la nostra sopravvivenza culturale e comunicativa.File | Dimensione | Formato | |
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