Si tratta di una prima riflessione sulla lingua della produzione letteraria del poeta siciliano Vincenzo de Simone, vissuto in un periodo in cui (1879-1942), certamente in conseguenza dell’unità d’Italia e sotto la spinta del Verismo, il dialetto letterario di stampo meliano viene abbandonato per il “dialetto del borgo”. De Simone, tra il 1928 e il 1941, pubblicò almeno una ventina di opere in siciliano, attingendo in vario modo al dialetto del suo paese, Villarosa, un piccolo centro in provincia di Enna, nel cuore della Sicilia. Il linguaggio desimoniano si configura come il luogo in cui prendono forma non solo quelle che Contini 1970: 222 definisce, a proposito del linguaggio di Pascoli, 1) “forme pregrammaticali”, onomatopee e allitterazioni, atte a riprodurre simbolicamente i suoni, che si situano al di sotto del livello strutturato della lingua e non hanno un valore semantico, ma anche 2) svariate figure di pensiero e di parola e 3) innumerevoli giochi linguistici, con cui il poeta crea, ad es., parole nuove o ne risemantizza altre già esitenti.

Il siciliano di Vincenzo De Simone tra dialetto del borgo e scrittura letteraria

VALENTI, IRIDE MARIANITA
2007-01-01

Abstract

Si tratta di una prima riflessione sulla lingua della produzione letteraria del poeta siciliano Vincenzo de Simone, vissuto in un periodo in cui (1879-1942), certamente in conseguenza dell’unità d’Italia e sotto la spinta del Verismo, il dialetto letterario di stampo meliano viene abbandonato per il “dialetto del borgo”. De Simone, tra il 1928 e il 1941, pubblicò almeno una ventina di opere in siciliano, attingendo in vario modo al dialetto del suo paese, Villarosa, un piccolo centro in provincia di Enna, nel cuore della Sicilia. Il linguaggio desimoniano si configura come il luogo in cui prendono forma non solo quelle che Contini 1970: 222 definisce, a proposito del linguaggio di Pascoli, 1) “forme pregrammaticali”, onomatopee e allitterazioni, atte a riprodurre simbolicamente i suoni, che si situano al di sotto del livello strutturato della lingua e non hanno un valore semantico, ma anche 2) svariate figure di pensiero e di parola e 3) innumerevoli giochi linguistici, con cui il poeta crea, ad es., parole nuove o ne risemantizza altre già esitenti.
2007
978-88-8098-230-2
Italiano letterario
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