Alcune criticità che caratterizzano il dibattito attuale sui minori stranieri non accompagnati intercettano parte del dibattito sulle cosiddette seconde generazioni. Entrambi i temi costituiscono un punto di osservazione cruciale che mette in crisi lo sguardo delle società riceventi sui migranti e al tempo stesso disarticola l’idea di una presupposta omogeneità della “nazione” nei suoi fondamenti culturali e identitari. Ciò su cui si vuole focalizzare l’attenzione è la dimensione ibrida che caratterizza la condizione dei minori stranieri non accompagnati che, per un verso, sono accomunati ai minori di seconda generazione specificamente in relazione alla fascia d’età che viene indicata come la più vulnerabile: l’adolescenza; per un altro verso, si trovano nelle stesse condizioni in cui si sono trovati i genitori dei minori di seconda generazione e, per molti aspetti, ne affrontano le medesime problematiche. In un certo senso, è come se scontassero due volte la loro condizione di immigrati. Al pari dei “figli dell’immigrazione”, i minori stranieri non accompagnati rappresentano spesso, agli occhi di coloro che si considerano i veri nativi, una posterità inopportuna, un ospite indesiderato che assomma però tutte le caratteristiche per divenire cittadino. Il difficile accesso alla cittadinanza costituisce la cifra con la quale i figli delle migrazioni e i minori stranieri non accompagnati si debbono confrontare nei loro tentativi di rivendicare uno status di eguaglianza. La prospettiva assunta vuole invitare a una riflessione sul fatto che la seconda generazione di immigrati e i minori stranieri non accompagnati si impongono come fatto sociale in cui le dinamiche istituzionali tra produzione normativa e strutture di implementazione costituiscono, a livello locale, una vera e propria “cartina di tornasole” riguardo al grado di civiltà e di tolleranza della nazione.
Minori immigrati ai "confini"
DE FELICE, DEBORAH
2012-01-01
Abstract
Alcune criticità che caratterizzano il dibattito attuale sui minori stranieri non accompagnati intercettano parte del dibattito sulle cosiddette seconde generazioni. Entrambi i temi costituiscono un punto di osservazione cruciale che mette in crisi lo sguardo delle società riceventi sui migranti e al tempo stesso disarticola l’idea di una presupposta omogeneità della “nazione” nei suoi fondamenti culturali e identitari. Ciò su cui si vuole focalizzare l’attenzione è la dimensione ibrida che caratterizza la condizione dei minori stranieri non accompagnati che, per un verso, sono accomunati ai minori di seconda generazione specificamente in relazione alla fascia d’età che viene indicata come la più vulnerabile: l’adolescenza; per un altro verso, si trovano nelle stesse condizioni in cui si sono trovati i genitori dei minori di seconda generazione e, per molti aspetti, ne affrontano le medesime problematiche. In un certo senso, è come se scontassero due volte la loro condizione di immigrati. Al pari dei “figli dell’immigrazione”, i minori stranieri non accompagnati rappresentano spesso, agli occhi di coloro che si considerano i veri nativi, una posterità inopportuna, un ospite indesiderato che assomma però tutte le caratteristiche per divenire cittadino. Il difficile accesso alla cittadinanza costituisce la cifra con la quale i figli delle migrazioni e i minori stranieri non accompagnati si debbono confrontare nei loro tentativi di rivendicare uno status di eguaglianza. La prospettiva assunta vuole invitare a una riflessione sul fatto che la seconda generazione di immigrati e i minori stranieri non accompagnati si impongono come fatto sociale in cui le dinamiche istituzionali tra produzione normativa e strutture di implementazione costituiscono, a livello locale, una vera e propria “cartina di tornasole” riguardo al grado di civiltà e di tolleranza della nazione.File | Dimensione | Formato | |
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