I luoghi dell’anima - paesaggi sconfinati , visti dall’angelo, vissuti attraversando - mettono in evidenza il valore dell’architettura e la sua integrazione. Le locations di Wim Wenders investono la sensibilità ambientale, propedeutica alla realizzazione dell’architettura e alla sua capacità di coinvolgimento. Al pari di Le città invisibili di Italo Calvino, le sue città e i suoi luoghi rappresentano veri e propri cult-test in cui si ritrova una “concordanza tra l’edificio e i suoi abitanti”. In questo modo due mondi – architettura e cinema – sembrano integrarsi. Non per ciò che è dovuto alla tecnologia digitale, grazie alla quale gli architetti possono condurre a far visitare un edificio non ancora costruito, questo non basta, ma per rafforzarne l'interagenza a tutela del paesaggio, per coglierne per esaltarne l’identità. I luoghi sollecitano partecipazione, stimolano l’immaginazione. Una condizione grazie alla quale il territorio s'arricchisce di una vastità di connessioni. Prima tra tutte quella con la natura, del rapporto con la natura. Un'indicazione fondamentale nel campo dell’architettura, che parla per immagini e le comunica accogliendo nello spazio, soprattutto quando sfugge all’omologazione. Aiuta a cogliere le caratteristiche orografiche, la patina del tempo, i le caratteristiche antropiche. La luminosa evidenza delle immagini aiuta a “saper vedere l’architettura” – un compito che ci ha affidato Bruno Zevi -, gli spazi e il paesaggio, li coglie e li propone in modo straordinario. Saper vedere è condizione propedeutica del saper fare.

I luoghi dell'anima

TRUPPI, Carlo
2009-01-01

Abstract

I luoghi dell’anima - paesaggi sconfinati , visti dall’angelo, vissuti attraversando - mettono in evidenza il valore dell’architettura e la sua integrazione. Le locations di Wim Wenders investono la sensibilità ambientale, propedeutica alla realizzazione dell’architettura e alla sua capacità di coinvolgimento. Al pari di Le città invisibili di Italo Calvino, le sue città e i suoi luoghi rappresentano veri e propri cult-test in cui si ritrova una “concordanza tra l’edificio e i suoi abitanti”. In questo modo due mondi – architettura e cinema – sembrano integrarsi. Non per ciò che è dovuto alla tecnologia digitale, grazie alla quale gli architetti possono condurre a far visitare un edificio non ancora costruito, questo non basta, ma per rafforzarne l'interagenza a tutela del paesaggio, per coglierne per esaltarne l’identità. I luoghi sollecitano partecipazione, stimolano l’immaginazione. Una condizione grazie alla quale il territorio s'arricchisce di una vastità di connessioni. Prima tra tutte quella con la natura, del rapporto con la natura. Un'indicazione fondamentale nel campo dell’architettura, che parla per immagini e le comunica accogliendo nello spazio, soprattutto quando sfugge all’omologazione. Aiuta a cogliere le caratteristiche orografiche, la patina del tempo, i le caratteristiche antropiche. La luminosa evidenza delle immagini aiuta a “saper vedere l’architettura” – un compito che ci ha affidato Bruno Zevi -, gli spazi e il paesaggio, li coglie e li propone in modo straordinario. Saper vedere è condizione propedeutica del saper fare.
2009
8807730243
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/71075
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