Nel testo vengono illustrate in chiave critica le tappe che hanno condotto dall’iniziale scarsa utilizzazione dello strumento risarcitorio in caso di violazione della disciplina antitrust comunitaria alla rivalutazione dello strumento. In particolare ci si sofferma sulla sentenza della Corte di Giustizia “Courage” del 2001 che per la prima afferma che “la piena efficacia dell’art. [81] del Trattato e, in particolare, l’effetto utile del divieto sancito al n. 1 di detto articolo sarebbero messi in discussione se fosse impossibile per chiunque chiedere il risarcimento del danno”. Si mette in evidenza come tale sentenza abbia, in vero, lasciato irrisolte una pluralità di questioni in relazione alla configurazione del rimedio risarcitorio. Di seguito si analizza il contenuto del Libro Verde del 19 dicembre 2005 sulle “Azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust comunitarie”. Si mette in evidenza come lo stesso, più che fare riferimento alla base istituzionale del rimedio aquiliano e alla funzione (di compensazione) a questo assegnata nei diversi ordinamenti, sembra essere più interessato a richiamare l’attenzione sull’opportunità di attribuire comunque ai privati un’azione volta a ottenere una somma di denaro (anche e soprattutto in chiave di deterrenza/punizione). L’impostazione del Libro Verde è criticata nel testo. Vengono di seguito analizzati i contenuti della sentenza “Manfredi” del 13 luglio 2006 e del Libro Bianco del 2 aprile 2008. Nonostante si muovano alcuni appunti a tale Libro, si ritiene che complessivamente lo stesso vada accolto con favore in ragione dell’abbandono della prospettiva sanzionatoria assegnata al risarcimento del danno.

Risarcimento del danno e diritto antitrust: le prospettive comunitarie

MAUGERI, Maria Rosaria
2009-01-01

Abstract

Nel testo vengono illustrate in chiave critica le tappe che hanno condotto dall’iniziale scarsa utilizzazione dello strumento risarcitorio in caso di violazione della disciplina antitrust comunitaria alla rivalutazione dello strumento. In particolare ci si sofferma sulla sentenza della Corte di Giustizia “Courage” del 2001 che per la prima afferma che “la piena efficacia dell’art. [81] del Trattato e, in particolare, l’effetto utile del divieto sancito al n. 1 di detto articolo sarebbero messi in discussione se fosse impossibile per chiunque chiedere il risarcimento del danno”. Si mette in evidenza come tale sentenza abbia, in vero, lasciato irrisolte una pluralità di questioni in relazione alla configurazione del rimedio risarcitorio. Di seguito si analizza il contenuto del Libro Verde del 19 dicembre 2005 sulle “Azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust comunitarie”. Si mette in evidenza come lo stesso, più che fare riferimento alla base istituzionale del rimedio aquiliano e alla funzione (di compensazione) a questo assegnata nei diversi ordinamenti, sembra essere più interessato a richiamare l’attenzione sull’opportunità di attribuire comunque ai privati un’azione volta a ottenere una somma di denaro (anche e soprattutto in chiave di deterrenza/punizione). L’impostazione del Libro Verde è criticata nel testo. Vengono di seguito analizzati i contenuti della sentenza “Manfredi” del 13 luglio 2006 e del Libro Bianco del 2 aprile 2008. Nonostante si muovano alcuni appunti a tale Libro, si ritiene che complessivamente lo stesso vada accolto con favore in ragione dell’abbandono della prospettiva sanzionatoria assegnata al risarcimento del danno.
2009
978-88-15-13258-1
risarcimento; danno; antitrust
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/80180
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