Marco Navarra IL BAZAR ARCHEOLOGICO. Scavare e dimenticare: tecniche di invenzione per un’architettura della città Il testo propone una riflessione sull’archeologia come strumento fondamentale e imprescindibile del progetto che si occupa di architettura e città. Si mostrano, in particolare, due segmenti di una genealogia che ricostruisce gli scambi e gli intrecci fra le due discipline. Andrea Palladio e Robert Adam rappresentano due esempi significativi dell’uso dell’archeologia come strumento di invenzione. 1.Palladio e l’antico Il lavoro di Palladio sulle antichità romane è rigoroso e attento: il disegno porta alla luce le parti resistenti, cancella quelle inconsistenti, individua i punti in cui gli elementi dell'architettura sono stati composti e quindi sono ancora suscettibili di ricomposizione o sono disponibili per ulteriori variazioni. I disegni di rilievo sono precisi ma non mimetici o illustrativi, stabiliscono, con il minor numero di segni possibili, il carattere di ciascun elemento, la loro posizione, i loro vincoli, le loro regole. Mostrano attraverso delle cancellature o delle reticenze i punti indefiniti dove esiste un margine per la variazione. Paradossalmente Palladio disegna per dimenticare. Si produce, in questo modo, un'immaginazione che, partendo da alcuni dati oggettivi, rende fertili piccoli spostamenti e mostra la forza generativa del frammento archeologico. 2. Robert Adam. Dal palazzo di Diocleziano a Spalato all’Adelphi building a Londra Adam dedica dieci anni al Gran Tour e all’elaborazione del libro sul Palazzo di Diocleziano a Spalato (1764). Il metodo di Adam, appreso a Roma da Piranesi, si fonda sull’osservazione attenta della città viva, la ricerca indiziaria, lo scavo, il rilievo e il disegno. La sua attenzione non è rivolta solo all’edificio come manufatto ma si concentra sulla descrizione del suo principio insediativo. Questo esercizio maturato a Spalato riaffiora nel 1768 nel progetto dell’Adelphi Building sulle rive del Tamigi. L’Adelphi trasforma un edificio in una parte di città attraverso una sezione stratigrafica che ricompone i frammenti urbani preesistenti in una nuova configurazione contrapposta alla forza del fiume. Il palazzo di Diocleziano riaffiora in questo edificio non per un atto volontario di imitazione formale o stilistica, ma per l’attenta re-invenzione del principio insediativo, come un ricordo balena nel momento del pericolo. 3. In pericolo Il frontespizio del libro di Adam suggerisce una chiave di lettura indicata dalla misteriosa presenza della Sfinge che sovrasta i due architetti intenti a ridisegnare gli antichi edifici. Lo sguardo della Sfinge non vuole ricostruire l’antico così come è stato, ma si serve delle sue vestigia per interrogare il presente e trovare risposte necessarie a nuovi problemi. Adam e Palladio sembrano suggerirci che il rapporto con le architetture degli antichi deve nutrirsi dello sguardo della Sfinge, procedendo come l’incessante ricerca della soluzione a un enigma. L’enigma dell’Antico indica all’architettura una condizione di ricerca fondata sul pericolo. Quel pericolo che porta inesorabilmente verso il necessario e l’indispensabile.

Il Bazar archeologico. Scavare e dimenticare: Tecniche di invenzione per un'architettura della città

NAVARRA, MARCO
2014-01-01

Abstract

Marco Navarra IL BAZAR ARCHEOLOGICO. Scavare e dimenticare: tecniche di invenzione per un’architettura della città Il testo propone una riflessione sull’archeologia come strumento fondamentale e imprescindibile del progetto che si occupa di architettura e città. Si mostrano, in particolare, due segmenti di una genealogia che ricostruisce gli scambi e gli intrecci fra le due discipline. Andrea Palladio e Robert Adam rappresentano due esempi significativi dell’uso dell’archeologia come strumento di invenzione. 1.Palladio e l’antico Il lavoro di Palladio sulle antichità romane è rigoroso e attento: il disegno porta alla luce le parti resistenti, cancella quelle inconsistenti, individua i punti in cui gli elementi dell'architettura sono stati composti e quindi sono ancora suscettibili di ricomposizione o sono disponibili per ulteriori variazioni. I disegni di rilievo sono precisi ma non mimetici o illustrativi, stabiliscono, con il minor numero di segni possibili, il carattere di ciascun elemento, la loro posizione, i loro vincoli, le loro regole. Mostrano attraverso delle cancellature o delle reticenze i punti indefiniti dove esiste un margine per la variazione. Paradossalmente Palladio disegna per dimenticare. Si produce, in questo modo, un'immaginazione che, partendo da alcuni dati oggettivi, rende fertili piccoli spostamenti e mostra la forza generativa del frammento archeologico. 2. Robert Adam. Dal palazzo di Diocleziano a Spalato all’Adelphi building a Londra Adam dedica dieci anni al Gran Tour e all’elaborazione del libro sul Palazzo di Diocleziano a Spalato (1764). Il metodo di Adam, appreso a Roma da Piranesi, si fonda sull’osservazione attenta della città viva, la ricerca indiziaria, lo scavo, il rilievo e il disegno. La sua attenzione non è rivolta solo all’edificio come manufatto ma si concentra sulla descrizione del suo principio insediativo. Questo esercizio maturato a Spalato riaffiora nel 1768 nel progetto dell’Adelphi Building sulle rive del Tamigi. L’Adelphi trasforma un edificio in una parte di città attraverso una sezione stratigrafica che ricompone i frammenti urbani preesistenti in una nuova configurazione contrapposta alla forza del fiume. Il palazzo di Diocleziano riaffiora in questo edificio non per un atto volontario di imitazione formale o stilistica, ma per l’attenta re-invenzione del principio insediativo, come un ricordo balena nel momento del pericolo. 3. In pericolo Il frontespizio del libro di Adam suggerisce una chiave di lettura indicata dalla misteriosa presenza della Sfinge che sovrasta i due architetti intenti a ridisegnare gli antichi edifici. Lo sguardo della Sfinge non vuole ricostruire l’antico così come è stato, ma si serve delle sue vestigia per interrogare il presente e trovare risposte necessarie a nuovi problemi. Adam e Palladio sembrano suggerirci che il rapporto con le architetture degli antichi deve nutrirsi dello sguardo della Sfinge, procedendo come l’incessante ricerca della soluzione a un enigma. L’enigma dell’Antico indica all’architettura una condizione di ricerca fondata sul pericolo. Quel pericolo che porta inesorabilmente verso il necessario e l’indispensabile.
2014
978-88-7462-651-9
Architettura; Città ; Archeologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/80750
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