Questo libro non fa l’apologia dell’avvocatura, non dà visioni d’insieme, non celebra liturgie. Preferisce contribuire a delineare le caratteristiche di una professione che con la sua sapienza, la sua pratica, i suoi apparati, le sue immagini, e la sua straordinaria consonanza con i fermenti del tempo è specchio e rappresentazione di una cultura e di una società.Tra Otto e Novecento, in particolare, l’avvocato è stato un interprete del progresso e dell’ordine, come tale sacerdote di nuove mitologie ed epifanie, ma anche oculato gestore dei delicati equilibri comunitari. Insieme con anonimi cittadini che chiedevano una difesa dei loro diritti, insieme con i poteri dello Stato che si sono avvalsi della sua cultura giuridica e della sua perizia tecnica, egli non ha mai smesso ─ nel tribolato confronto con le urgenze della pratica e con le esigenze della giustizia ─ di raccontare la «gaia» scienza del diritto.Le voci plurali raccolte in questo volume tracciano alcuni profili sociali, culturali, politici e organizzativi della professione forense e descrivono spazi metaforici e materiali che rinviano di continuo alla fisionomia dell’avvocato europeo. I diversi autori, tra le pieghe degli eventi e attraverso la parola suadente del ceto forense, offrono la lettura di una parte non secondaria della storia del Paese: dall’età liberale al fascismo, dalla tragedia della guerra alla fondazione della Repubblica. La Sicilia è assunta come metafora di questa storia.

Prefazione ( Cultura e tecnica forense tra dimensione siciliana e vocazione europea)

MIGLIORINO, Francesco
2013-01-01

Abstract

Questo libro non fa l’apologia dell’avvocatura, non dà visioni d’insieme, non celebra liturgie. Preferisce contribuire a delineare le caratteristiche di una professione che con la sua sapienza, la sua pratica, i suoi apparati, le sue immagini, e la sua straordinaria consonanza con i fermenti del tempo è specchio e rappresentazione di una cultura e di una società.Tra Otto e Novecento, in particolare, l’avvocato è stato un interprete del progresso e dell’ordine, come tale sacerdote di nuove mitologie ed epifanie, ma anche oculato gestore dei delicati equilibri comunitari. Insieme con anonimi cittadini che chiedevano una difesa dei loro diritti, insieme con i poteri dello Stato che si sono avvalsi della sua cultura giuridica e della sua perizia tecnica, egli non ha mai smesso ─ nel tribolato confronto con le urgenze della pratica e con le esigenze della giustizia ─ di raccontare la «gaia» scienza del diritto.Le voci plurali raccolte in questo volume tracciano alcuni profili sociali, culturali, politici e organizzativi della professione forense e descrivono spazi metaforici e materiali che rinviano di continuo alla fisionomia dell’avvocato europeo. I diversi autori, tra le pieghe degli eventi e attraverso la parola suadente del ceto forense, offrono la lettura di una parte non secondaria della storia del Paese: dall’età liberale al fascismo, dalla tragedia della guerra alla fondazione della Repubblica. La Sicilia è assunta come metafora di questa storia.
2013
978-88-15-24234-1
STORIA; AVVOCATURA; SICILIA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/81146
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