Ripercorrendo alcuni passaggi chiave che la storia del concetto di istituzione permette di osservare, il lavoro muove dalla constatazione che le trasformazioni di fenomeni che l’origine della sociologia aveva ben visto indicano come sia radicalmente cambiato il rapporto tra conoscenza e politica, tra conoscenze e politiche. Ma la profondità di questi cambiamenti si coglie solo se si comprende che essi si realizzano ed hanno al centro proprio il diritto e le sue categorie, perché essi hanno offerto alle politiche gli strumenti per costruirsi la propria rappresentazione della realtà, quella base di conoscenze che occorre loro per assumersi (o difendersi da) la responsabilità di decidere. Il richiamo tradizionale all’epistemologia, alla teoria della conoscenza scientifica ed al metodo empirico non sono sufficienti a regolare il rapporto tra conoscenza sociologica e conoscenza scientifica. La categorizzazione giuridica si realizza con una autonomia profondamente radicata (nella tecnica di formalizzazione e nella routine quotidiana) che rappresenta una condizione di possibilità empirica e una condizione di validità formale della decisione finale, provvedimento o sentenza che sia. Queste si compiono con un decisivo carattere riflessivo e proceduralizzato, sono frutto di storie decisionali istituzionalizzate attraverso ruoli e norme che realizzano processi di apprendimento e di ridefinizione delle condizioni di azione di ciascuno di coloro che sono coinvolti. Su questi problemi il concetto di cultura giuridica acquista un rilievo non trascurabile quando inteso a designare i processi ed i prodotti della significazione giuridica e le loro conseguenze. Infatti, l’istituzionalizzarsi della cultura giuridica è un processo nel quale si registra l’istituziona¬lizzazione di un monopolio nella determinazione di ciò che deve valere, rispetto ad un dato corso di azione, come «il diritto» e con quali conseguenze. Dopo una trasformazione del deontico al normativo, solo culturalmente (semanticamente) qualificabile, con l’istituzionalizzarsi della cultura giuridica il passaggio dal normativo al giuridico è una costruzione istituzionale in senso specificamente sociologico. Di conseguenza, il disegno di ricerca al quale affidare il controllo delle ipotesi non solo non può considerare dato ed esterno (invece che oggetto di specifiche ulteriori formulazioni ipotetico-congetturali) il contenuto di senso delle norme giuridiche rispetto a un contesto d’azione, ma non può neppure fare a meno di fare oggetto di analisi proprio il fatto che la dipendenza linguistica del diritto costituisce lo strumento dell’autonomia del giuridico dalla politica, dalla religione e dal mercato, esprimendo così, insieme, un valore ed un requisito di funzionalità dei sistemi sociali contemporanei.

La trasparenza della cultura giuridica

PENNISI, Carlo
2006-01-01

Abstract

Ripercorrendo alcuni passaggi chiave che la storia del concetto di istituzione permette di osservare, il lavoro muove dalla constatazione che le trasformazioni di fenomeni che l’origine della sociologia aveva ben visto indicano come sia radicalmente cambiato il rapporto tra conoscenza e politica, tra conoscenze e politiche. Ma la profondità di questi cambiamenti si coglie solo se si comprende che essi si realizzano ed hanno al centro proprio il diritto e le sue categorie, perché essi hanno offerto alle politiche gli strumenti per costruirsi la propria rappresentazione della realtà, quella base di conoscenze che occorre loro per assumersi (o difendersi da) la responsabilità di decidere. Il richiamo tradizionale all’epistemologia, alla teoria della conoscenza scientifica ed al metodo empirico non sono sufficienti a regolare il rapporto tra conoscenza sociologica e conoscenza scientifica. La categorizzazione giuridica si realizza con una autonomia profondamente radicata (nella tecnica di formalizzazione e nella routine quotidiana) che rappresenta una condizione di possibilità empirica e una condizione di validità formale della decisione finale, provvedimento o sentenza che sia. Queste si compiono con un decisivo carattere riflessivo e proceduralizzato, sono frutto di storie decisionali istituzionalizzate attraverso ruoli e norme che realizzano processi di apprendimento e di ridefinizione delle condizioni di azione di ciascuno di coloro che sono coinvolti. Su questi problemi il concetto di cultura giuridica acquista un rilievo non trascurabile quando inteso a designare i processi ed i prodotti della significazione giuridica e le loro conseguenze. Infatti, l’istituzionalizzarsi della cultura giuridica è un processo nel quale si registra l’istituziona¬lizzazione di un monopolio nella determinazione di ciò che deve valere, rispetto ad un dato corso di azione, come «il diritto» e con quali conseguenze. Dopo una trasformazione del deontico al normativo, solo culturalmente (semanticamente) qualificabile, con l’istituzionalizzarsi della cultura giuridica il passaggio dal normativo al giuridico è una costruzione istituzionale in senso specificamente sociologico. Di conseguenza, il disegno di ricerca al quale affidare il controllo delle ipotesi non solo non può considerare dato ed esterno (invece che oggetto di specifiche ulteriori formulazioni ipotetico-congetturali) il contenuto di senso delle norme giuridiche rispetto a un contesto d’azione, ma non può neppure fare a meno di fare oggetto di analisi proprio il fatto che la dipendenza linguistica del diritto costituisce lo strumento dell’autonomia del giuridico dalla politica, dalla religione e dal mercato, esprimendo così, insieme, un valore ed un requisito di funzionalità dei sistemi sociali contemporanei.
2006
Cultura giuridica; Istituzione; Teoria dell'azione; Legal Culture; Institution; Theory of action
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/8940
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