Lo studio tratta una molteplicità di manufatti che singolarmente possiedono valenze culturali differenti e che assumono un elevato valore in quanto parte di un continuum di episodi che rappresentano insieme l’espressione di una ben precisa società in un determinato periodo storico: i teatri della bell’epoque catanese.Per tutta la seconda metà dell’Ottocento sino ai primi decenni del Novecento, a Catania fiorisce una fervida attività artistica e sociale, favorita da un notevole incremento economico e culturale. Lo studio condotto, dopo aver effettuato un censimento dei teatri del tardo Ottocento, si è posto come obiettivo, il recupero delle architetture esistenti riassegnando un uso che rispetti la funzione originaria, ma riattualizzandolo (inserendo cioè delle nuove attività che reinterpretino in chiave moderna quelle originarie), sempre nel rispetto della conservazione dei singoli brani architettonici rimasti.Dopo un’attenta disamina degli edifici un tempo adibiti a teatro, si sono individuati tre casi emblematici: Il primo, il “Teatro Nazionale della Civita”, che dopo aver subito diverse trasformazioni, oggi è in disuso. Il caso rappresenta una tipologia di recupero dell’esistente in cui vengono riattivate le funzioni che originariamente venivano svolte nella fabbrica, attualizzandole secondo le nuove concezioni dello spazio scenico, e proponendo lo svolgimento di nuove attività collaterali (bar, caffè letterario, luoghi di incontro, ecc.) che coinvolgono un’utenza a scala urbana. Il “Teatro Nazionale dell’Antico Corso”, che nasce sempre su iniziativa privata ma per offrire agli abitanti della zona un’attività culturale-ricreativa. Esso quindi ha, dal momento dell’impianto, una stretta relazione con il quartiere . Oggi del teatro resta solamente l’involucro esterno, in quanto lo spazio interno è stato parzializzato e destinato ad usi residenziali. L’intervento metodologicamente propone di riattivare il fil rouge esistente con l’intorno, riproponendo la destinazione originaria secondo gli standards attuali e creando, attraverso la riappropriazione di un rudere adiacente, un spazio multifunzionale aperto al quartiere.Il terzo caso, Il “Caffè Chantant Eden” di Acireale, è un teatro realizzato nei primi del Novecento sempre su iniziativa privata ma su un suolo pubblico; oggi in disuso, sorge su uno spazio comunale strategico (un giardino pubblico storico) con un involucro esterno di notevole pregio formale.Lo studio tratta una molteplicità di manufatti che singolarmente possiedono valenze culturali differenti e che assumono un elevato valore in quanto parte di un continuum di episodi che rappresentano insieme l’espressione di una ben precisa società in un determinato periodo storico: i teatri della bell’epoque catanese.Per tutta la seconda metà dell’Ottocento sino ai primi decenni del Novecento, a Catania fiorisce una fervida attività artistica e sociale, favorita da un notevole incremento economico e culturale. Lo studio condotto, dopo aver effettuato un censimento dei teatri del tardo Ottocento, si è posto come obiettivo, il recupero delle architetture esistenti riassegnando un uso che rispetti la funzione originaria, ma riattualizzandolo (inserendo cioè delle nuove attività che reinterpretino in chiave moderna quelle originarie), sempre nel rispetto della conservazione dei singoli brani architettonici rimasti.Dopo un’attenta disamina degli edifici un tempo adibiti a teatro, si sono individuati tre casi emblematici: Il primo, il “Teatro Nazionale della Civita”, che dopo aver subito diverse trasformazioni, oggi è in disuso. Il caso rappresenta una tipologia di recupero dell’esistente in cui vengono riattivate le funzioni che originariamente venivano svolte nella fabbrica, attualizzandole secondo le nuove concezioni dello spazio scenico, e proponendo lo svolgimento di nuove attività collaterali (bar, caffè letterario, luoghi di incontro, ecc.) che coinvolgono un’utenza a scala urbana. Il “Teatro Nazionale dell’Antico Corso”, che nasce sempre su iniziativa privata ma per offrire agli abitanti della zona un’attività culturale-ricreativa. Esso quindi ha, dal momento dell’impianto, una stretta relazione con il quartiere . Oggi del teatro resta solamente l’involucro esterno, in quanto lo spazio interno è stato parzializzato e destinato ad usi residenziali. L’intervento metodologicamente propone di riattivare il fil rouge esistente con l’intorno, riproponendo la destinazione originaria secondo gli standards attuali e creando, attraverso la riappropriazione di un rudere adiacente, un spazio multifunzionale aperto al quartiere.Il terzo caso, Il “Caffè Chantant Eden” di Acireale, è un teatro realizzato nei primi del Novecento sempre su iniziativa privata ma su un suolo pubblico; oggi in disuso, sorge su uno spazio comunale strategico (un giardino pubblico storico) con un involucro esterno di notevole pregio formale.

Restaurar la memoria. El espectàculo olvidado. La puesta en valor de los edificios fin de siécle para el espectaculo en el hinterland catanés: entre la conservaciòn y la reutilizaciòn

SALEMI, Angelo Maria Vincenzo Francesc;LO FARO, Alessandro;MOSCHELLA, Angela;SANFILIPPO, GIULIA FILOMENA
2006-01-01

Abstract

Lo studio tratta una molteplicità di manufatti che singolarmente possiedono valenze culturali differenti e che assumono un elevato valore in quanto parte di un continuum di episodi che rappresentano insieme l’espressione di una ben precisa società in un determinato periodo storico: i teatri della bell’epoque catanese.Per tutta la seconda metà dell’Ottocento sino ai primi decenni del Novecento, a Catania fiorisce una fervida attività artistica e sociale, favorita da un notevole incremento economico e culturale. Lo studio condotto, dopo aver effettuato un censimento dei teatri del tardo Ottocento, si è posto come obiettivo, il recupero delle architetture esistenti riassegnando un uso che rispetti la funzione originaria, ma riattualizzandolo (inserendo cioè delle nuove attività che reinterpretino in chiave moderna quelle originarie), sempre nel rispetto della conservazione dei singoli brani architettonici rimasti.Dopo un’attenta disamina degli edifici un tempo adibiti a teatro, si sono individuati tre casi emblematici: Il primo, il “Teatro Nazionale della Civita”, che dopo aver subito diverse trasformazioni, oggi è in disuso. Il caso rappresenta una tipologia di recupero dell’esistente in cui vengono riattivate le funzioni che originariamente venivano svolte nella fabbrica, attualizzandole secondo le nuove concezioni dello spazio scenico, e proponendo lo svolgimento di nuove attività collaterali (bar, caffè letterario, luoghi di incontro, ecc.) che coinvolgono un’utenza a scala urbana. Il “Teatro Nazionale dell’Antico Corso”, che nasce sempre su iniziativa privata ma per offrire agli abitanti della zona un’attività culturale-ricreativa. Esso quindi ha, dal momento dell’impianto, una stretta relazione con il quartiere . Oggi del teatro resta solamente l’involucro esterno, in quanto lo spazio interno è stato parzializzato e destinato ad usi residenziali. L’intervento metodologicamente propone di riattivare il fil rouge esistente con l’intorno, riproponendo la destinazione originaria secondo gli standards attuali e creando, attraverso la riappropriazione di un rudere adiacente, un spazio multifunzionale aperto al quartiere.Il terzo caso, Il “Caffè Chantant Eden” di Acireale, è un teatro realizzato nei primi del Novecento sempre su iniziativa privata ma su un suolo pubblico; oggi in disuso, sorge su uno spazio comunale strategico (un giardino pubblico storico) con un involucro esterno di notevole pregio formale.Lo studio tratta una molteplicità di manufatti che singolarmente possiedono valenze culturali differenti e che assumono un elevato valore in quanto parte di un continuum di episodi che rappresentano insieme l’espressione di una ben precisa società in un determinato periodo storico: i teatri della bell’epoque catanese.Per tutta la seconda metà dell’Ottocento sino ai primi decenni del Novecento, a Catania fiorisce una fervida attività artistica e sociale, favorita da un notevole incremento economico e culturale. Lo studio condotto, dopo aver effettuato un censimento dei teatri del tardo Ottocento, si è posto come obiettivo, il recupero delle architetture esistenti riassegnando un uso che rispetti la funzione originaria, ma riattualizzandolo (inserendo cioè delle nuove attività che reinterpretino in chiave moderna quelle originarie), sempre nel rispetto della conservazione dei singoli brani architettonici rimasti.Dopo un’attenta disamina degli edifici un tempo adibiti a teatro, si sono individuati tre casi emblematici: Il primo, il “Teatro Nazionale della Civita”, che dopo aver subito diverse trasformazioni, oggi è in disuso. Il caso rappresenta una tipologia di recupero dell’esistente in cui vengono riattivate le funzioni che originariamente venivano svolte nella fabbrica, attualizzandole secondo le nuove concezioni dello spazio scenico, e proponendo lo svolgimento di nuove attività collaterali (bar, caffè letterario, luoghi di incontro, ecc.) che coinvolgono un’utenza a scala urbana. Il “Teatro Nazionale dell’Antico Corso”, che nasce sempre su iniziativa privata ma per offrire agli abitanti della zona un’attività culturale-ricreativa. Esso quindi ha, dal momento dell’impianto, una stretta relazione con il quartiere . Oggi del teatro resta solamente l’involucro esterno, in quanto lo spazio interno è stato parzializzato e destinato ad usi residenziali. L’intervento metodologicamente propone di riattivare il fil rouge esistente con l’intorno, riproponendo la destinazione originaria secondo gli standards attuali e creando, attraverso la riappropriazione di un rudere adiacente, un spazio multifunzionale aperto al quartiere.Il terzo caso, Il “Caffè Chantant Eden” di Acireale, è un teatro realizzato nei primi del Novecento sempre su iniziativa privata ma su un suolo pubblico; oggi in disuso, sorge su uno spazio comunale strategico (un giardino pubblico storico) con un involucro esterno di notevole pregio formale.
2006
84-9718-360-6
Teatri; Conservazione; Riuso
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