This paper will focus attention on Simplicius’ In Cat. 295,1-308,10. Taking cues from Iamblichus, this passage refutes Plotinus’ interpretation of Aristotle and supports the latter, who had considered affecting and being affected as separate categories, and had rejected motion (or even better energeia) as their only unifying category. Simplicius’ analysis starts from a logical issue, but develops different and important physical notions: affecting, poiein (together with those of agent, to poioun, and action, poiêsis), motion, kinêsis, activity or actuality, energeia (these ones include what is active or in actuality, to energeiai, as well as all that is performing an activity, tou energountos, or can perform one, energein), and entelechy, entelekeia. As has been said, Simplicius agrees with Iamblichus when he emphasizes that Aristotle has given the role of first agent or immovable mover to form. Such a role not only distinguishes affecting from being affected (as the patient, and not just the agent, is always in motion), but it prevents motion from being seen as their only unifying category. Energeia, in fact, cannot be mixed up with motion because it is a perfect and immovable formal determination. Moreover, it can be considered in two ways, i.e., as pure actuality, completely separated from motion, or as the actuality of compound substance, that is both connotative of affecting and perfective of motion. Entelechy: according to Simplicius-Iamblichus, it has two different aspects too: imperfect entelechy corresponds to motion; perfect entelechy is the form of compound substance, as well as what is active or in actuality, to energeiai, the latter, for Iamblichus, being the entelechy of each thing (305,7-8). Finally, other than energeia, which exists per se (kath' eautên), entelechy and what is active or in actuality, relates to dunamis. This hermeneutical system enables Simplicius-Iamblichus to refute Plotinus’ interpretation of those particular Aristotelian notions, as well as to prove the correctness of Aristotle’s theory as a whole.

Il presente studio prende in esame Simplicio, In Cat. 295,1-308,10 in cui, sulla scorta di Giamblico, il Commentatore confuta Plotino e difende Aristotele a proposito del fatto che quest’ultimo ha assunto come categorie, fra loro separate, l’agire e il patire, anziché assumere come categoria unica e che le assomma entrambe il movimento o, meglio ancora, l’ejnevrgeia. L’analisi di Simplicio parte da una questione logica, ma si svolge intorno a diverse e importanti nozioni fisiche, e cioè quelle di agire, poiei`n (e con essa di agente, to; poiou'n, e di azione, poivhsi~), di movimento, kivnhsi~, di attività o atto, ejnevrgeia (e con essa di ciò che è attivo o in atto, to; ejnergeiva/, di ciò che svolge un’attività, tou' ejnergou'nto", e dello svolgere un’attività, ejnergei`n), e di entelechia, ejntelevceia. Simplicio assume la posizione teorica di Giamblico, il quale pone in grande rilievo il fatto che Aristotele ha attribuito alla forma il ruolo di agente primo o motore immobile del movimento: questa funzione della forma non solo distingue l’agire dal patire (poiché solo il paziente, e non anche l’agente, è sempre in movimento), ma impedisce che si possa considerare il movimento quale genere unico dell’agire e del patire. D’altra parte, l’ejnevrgeia non può essere confusa con il movimento, poiché al contrario essa è determinazione formale compiuta e immobile, e come tale può essere intesa in due modi: o come atto puro, completamente separato dal movimento, oppure come atto della sostanza composta, che è connotativo dell’agire e perfettivo del movimento. Anche l’entelechia è per Simplicio-Giamblico duplice, poiché l’entelechia imperfetta è quella che corrisponde al movimento, in quanto indica al contempo la forma che si realizza e la sua realizzazione, mentre l’entelechia perfetta è quella che corrisponde alla forma di una sostanza composta. L’entelechia perfetta corrisponde per Simplicio-Giamblico a ciò che è attivo o “in atto”, to; ejnergeiva/, a proposito del quale, in effetti, Giamblico afferma esplicitamente che è l’entelechia di ciascuna cosa (305,7-8). Sia l’entelechia sia ciò che è attivo o “in atto”, infatti, hanno rapporto con la potenza, al contrario di ciò che accade nel caso dell’ejnevrgeia, che non è mai in rapporto alla potenza ma esiste sempre per se stessa (kaq∆ eJauthvn). Tutto questo impianto ermeneutico conduce Simplicio-Giamblico a mostrare sia gli errori in cui è incorso Plotino interpretando queste nozioni aristoteliche sia tutta la correttezza della teoria di Aristotele.

Le nozioni fisiche di kinesis, energheia e poiesis: Giamblico alleato strumentale di Simplicio contro Plotino in difesa di Aristotele

GIARDINA, GIOVANNA RITA
2011-01-01

Abstract

This paper will focus attention on Simplicius’ In Cat. 295,1-308,10. Taking cues from Iamblichus, this passage refutes Plotinus’ interpretation of Aristotle and supports the latter, who had considered affecting and being affected as separate categories, and had rejected motion (or even better energeia) as their only unifying category. Simplicius’ analysis starts from a logical issue, but develops different and important physical notions: affecting, poiein (together with those of agent, to poioun, and action, poiêsis), motion, kinêsis, activity or actuality, energeia (these ones include what is active or in actuality, to energeiai, as well as all that is performing an activity, tou energountos, or can perform one, energein), and entelechy, entelekeia. As has been said, Simplicius agrees with Iamblichus when he emphasizes that Aristotle has given the role of first agent or immovable mover to form. Such a role not only distinguishes affecting from being affected (as the patient, and not just the agent, is always in motion), but it prevents motion from being seen as their only unifying category. Energeia, in fact, cannot be mixed up with motion because it is a perfect and immovable formal determination. Moreover, it can be considered in two ways, i.e., as pure actuality, completely separated from motion, or as the actuality of compound substance, that is both connotative of affecting and perfective of motion. Entelechy: according to Simplicius-Iamblichus, it has two different aspects too: imperfect entelechy corresponds to motion; perfect entelechy is the form of compound substance, as well as what is active or in actuality, to energeiai, the latter, for Iamblichus, being the entelechy of each thing (305,7-8). Finally, other than energeia, which exists per se (kath' eautên), entelechy and what is active or in actuality, relates to dunamis. This hermeneutical system enables Simplicius-Iamblichus to refute Plotinus’ interpretation of those particular Aristotelian notions, as well as to prove the correctness of Aristotle’s theory as a whole.
2011
Il presente studio prende in esame Simplicio, In Cat. 295,1-308,10 in cui, sulla scorta di Giamblico, il Commentatore confuta Plotino e difende Aristotele a proposito del fatto che quest’ultimo ha assunto come categorie, fra loro separate, l’agire e il patire, anziché assumere come categoria unica e che le assomma entrambe il movimento o, meglio ancora, l’ejnevrgeia. L’analisi di Simplicio parte da una questione logica, ma si svolge intorno a diverse e importanti nozioni fisiche, e cioè quelle di agire, poiei`n (e con essa di agente, to; poiou'n, e di azione, poivhsi~), di movimento, kivnhsi~, di attività o atto, ejnevrgeia (e con essa di ciò che è attivo o in atto, to; ejnergeiva/, di ciò che svolge un’attività, tou' ejnergou'nto", e dello svolgere un’attività, ejnergei`n), e di entelechia, ejntelevceia. Simplicio assume la posizione teorica di Giamblico, il quale pone in grande rilievo il fatto che Aristotele ha attribuito alla forma il ruolo di agente primo o motore immobile del movimento: questa funzione della forma non solo distingue l’agire dal patire (poiché solo il paziente, e non anche l’agente, è sempre in movimento), ma impedisce che si possa considerare il movimento quale genere unico dell’agire e del patire. D’altra parte, l’ejnevrgeia non può essere confusa con il movimento, poiché al contrario essa è determinazione formale compiuta e immobile, e come tale può essere intesa in due modi: o come atto puro, completamente separato dal movimento, oppure come atto della sostanza composta, che è connotativo dell’agire e perfettivo del movimento. Anche l’entelechia è per Simplicio-Giamblico duplice, poiché l’entelechia imperfetta è quella che corrisponde al movimento, in quanto indica al contempo la forma che si realizza e la sua realizzazione, mentre l’entelechia perfetta è quella che corrisponde alla forma di una sostanza composta. L’entelechia perfetta corrisponde per Simplicio-Giamblico a ciò che è attivo o “in atto”, to; ejnergeiva/, a proposito del quale, in effetti, Giamblico afferma esplicitamente che è l’entelechia di ciascuna cosa (305,7-8). Sia l’entelechia sia ciò che è attivo o “in atto”, infatti, hanno rapporto con la potenza, al contrario di ciò che accade nel caso dell’ejnevrgeia, che non è mai in rapporto alla potenza ma esiste sempre per se stessa (kaq∆ eJauthvn). Tutto questo impianto ermeneutico conduce Simplicio-Giamblico a mostrare sia gli errori in cui è incorso Plotino interpretando queste nozioni aristoteliche sia tutta la correttezza della teoria di Aristotele.
agire; patire; atto; attualizzazione; movimento
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