The Italian research of the last years focuses on translational analysis of poetic works of translation into Italian made from poets. My study “The invisible palimpsest. Gottfried Benn’s poetry in Italy” aims at analysing the peculiarities of translations of Benn’s poems done by Italian poets as well as by common translators during different periods of the 20th century. I have chosen the translations of some poem’s collections (done by Leone Traverso, Ferruccio Masini, Giuliano Baioni, Anna Maria Carpi) as well as of works published in Italian literary magazines (among others by Giuseppe Bevilacqua, Cristina Campo, Maria Teresa Mandalari, Sergio Solmi). In contrast to the prevailing idea that the best possible translation of a poem is that written by a poet, and according to the theories of the descriptive translation studies, I try to judge and evaluate the nature of each translated text: what happens to the source text? What remains and what gets lost in the target text? Of course something gets lost in the target text, but what is lost is not the poetic essence. If something gets lost, something else is gained. Benn’s poems provide a good example of this dialectic process. Its analysis allows us to concentrate on peculiar forms of the new artistic quality gained in the target text. The reconstruction of the different translational strategies allows us also to point out and examine the salient differences of the poetic taste by the Italian readership during different decades of the 20th century as it can be reconstructed through the choices and styles achieved through translational paradigms and modes.

Nello spazio della ricerca italiana viene dedicata negli ultimi anni attenzione crescente alle indagini di carattere traduttologico a partire da corpora poetici costituiti da traduzioni verso l’italiano. Quel che generalmente viene privilegiato è il carattere “autoriale” delle traduzioni prese in esame, venendo a porre in risalto i grandi nomi della poesia italiana che siano stati altresì traduttori. Nel percorso presentato all’interno del volume Il palinsesto invisibile. La poesia di Gottfried Benn in Italia, invece, si svolge un cammino che predilige la autorialità entro i confini della lingua tedesca. Si è infatti scelto di analizzare le traduzioni dell’opera poetica di Gottfried Benn, volta in italiano da Leone Traverso, Ferruccio Masini, Giuliano Baioni, Anna Maria Carpi, nonché, in traduzioni sparse, da diversi altri facitori (fra cui Giuseppe Bevilacqua, Cristina Campo, Maria Teresa Mandalari, Sergio Solmi). La scelta intrapresa prende in parte le mosse dalla consapevolezza che il grande poeta non è per ciò stesso grande traduttore, e che quello traduttivo è un talento che alla sapienza poetica viene ad aggiungersi; ma la ricerca nasce d’altro canto dalla volontà di mostrare, facendo tesoro delle osservazioni dei descriptive translation studies, cosa sia un testo tradotto, cosa accada al testo di partenza, e cosa resti di esso nella lingua d’arrivo. Se dunque è innegabile che qualcosa venga perso, non è “il poetico” nella sua interezza, e del resto, le acquisizioni sono parallele alle perdite. Il corpus benniano, di questo processo dialettico si fa ottimo exemplum; esso permette non soltanto di confrontare fra loro traduzioni diverse, ma di osservare oltre un sessantennio di poesia tradotta in Italia, e dunque di consuetudini e modi di traslazione che si mutano nel corso del tempo, più esemplari che se si trattasse dell’opera di un unico poeta traduttore, accentratore sovratemporale nei modi del proprio stile.

Il palinsesto invisibile. La poesia di Gottfried Benn in Italia

SCUDERI, Vincenza
2006-01-01

Abstract

The Italian research of the last years focuses on translational analysis of poetic works of translation into Italian made from poets. My study “The invisible palimpsest. Gottfried Benn’s poetry in Italy” aims at analysing the peculiarities of translations of Benn’s poems done by Italian poets as well as by common translators during different periods of the 20th century. I have chosen the translations of some poem’s collections (done by Leone Traverso, Ferruccio Masini, Giuliano Baioni, Anna Maria Carpi) as well as of works published in Italian literary magazines (among others by Giuseppe Bevilacqua, Cristina Campo, Maria Teresa Mandalari, Sergio Solmi). In contrast to the prevailing idea that the best possible translation of a poem is that written by a poet, and according to the theories of the descriptive translation studies, I try to judge and evaluate the nature of each translated text: what happens to the source text? What remains and what gets lost in the target text? Of course something gets lost in the target text, but what is lost is not the poetic essence. If something gets lost, something else is gained. Benn’s poems provide a good example of this dialectic process. Its analysis allows us to concentrate on peculiar forms of the new artistic quality gained in the target text. The reconstruction of the different translational strategies allows us also to point out and examine the salient differences of the poetic taste by the Italian readership during different decades of the 20th century as it can be reconstructed through the choices and styles achieved through translational paradigms and modes.
2006
9788877962997
Nello spazio della ricerca italiana viene dedicata negli ultimi anni attenzione crescente alle indagini di carattere traduttologico a partire da corpora poetici costituiti da traduzioni verso l’italiano. Quel che generalmente viene privilegiato è il carattere “autoriale” delle traduzioni prese in esame, venendo a porre in risalto i grandi nomi della poesia italiana che siano stati altresì traduttori. Nel percorso presentato all’interno del volume Il palinsesto invisibile. La poesia di Gottfried Benn in Italia, invece, si svolge un cammino che predilige la autorialità entro i confini della lingua tedesca. Si è infatti scelto di analizzare le traduzioni dell’opera poetica di Gottfried Benn, volta in italiano da Leone Traverso, Ferruccio Masini, Giuliano Baioni, Anna Maria Carpi, nonché, in traduzioni sparse, da diversi altri facitori (fra cui Giuseppe Bevilacqua, Cristina Campo, Maria Teresa Mandalari, Sergio Solmi). La scelta intrapresa prende in parte le mosse dalla consapevolezza che il grande poeta non è per ciò stesso grande traduttore, e che quello traduttivo è un talento che alla sapienza poetica viene ad aggiungersi; ma la ricerca nasce d’altro canto dalla volontà di mostrare, facendo tesoro delle osservazioni dei descriptive translation studies, cosa sia un testo tradotto, cosa accada al testo di partenza, e cosa resti di esso nella lingua d’arrivo. Se dunque è innegabile che qualcosa venga perso, non è “il poetico” nella sua interezza, e del resto, le acquisizioni sono parallele alle perdite. Il corpus benniano, di questo processo dialettico si fa ottimo exemplum; esso permette non soltanto di confrontare fra loro traduzioni diverse, ma di osservare oltre un sessantennio di poesia tradotta in Italia, e dunque di consuetudini e modi di traslazione che si mutano nel corso del tempo, più esemplari che se si trattasse dell’opera di un unico poeta traduttore, accentratore sovratemporale nei modi del proprio stile.
literary translation studies; poesia; Novecento; poetry; 20th century
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/100493
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