Giuda è stato di volta in volta testimone, indiziato o accusatore nel processo che la letteratura ha intentato alla storia, o convitato silente a un implacabile dibattimento intorno al tema cruciale del Tradimento: di una fede o di un patto, di un mandato o di una gerarchia di norme e di valori, di una identità nazionale o ideologica. Seguire le sue orme, ben oltre il famigerato Campo del Vasaio, perciò può servire anche ad arricchire il profilo d’un secolo – quello appena trascorso – e di una letteratura come lui votati al dubbio e allo sgomento, alla trasgressione e alla disfatta, all’apostasia e al compiacimento per gli stati più torbidi della coscienza e del comportamento sociale, ma pure alla lucida perlustrazione di quei sottosuoli. Perciò è in compagnia degli scrittori (ma anche di qualche cineasta) che Antonio Di Grado si è messo in viaggio alla ricerca dell'Iscariota, della sua immagine mutevole, dei suoi numerosi replicanti; scrittori, da De Quincey a Borges, che quel triste spettro hanno direttamente evocato, oppure che ne hanno trattato il crimine, o che l'hanno scontato tradendo le idee dominanti o sentendosene traditi. Ma soprattutto scrittori "irregolari", dannati all'indifferenza o all'incomprensione, all'oblìo o al biasimo, di cui Giuda è stato guida e specchio, oggetto di riflessione e d'invenzione: e tra questi Giuseppe Lanza del Vasto, Enrico Pea, Mario Pomilio, Mario Brelich, Giuseppe Berto, tutti negletti o maledetti come il loro protagonista.

Giuda l'oscuro. Letteratura e tradimento

DI GRADO, Antonio
2007-01-01

Abstract

Giuda è stato di volta in volta testimone, indiziato o accusatore nel processo che la letteratura ha intentato alla storia, o convitato silente a un implacabile dibattimento intorno al tema cruciale del Tradimento: di una fede o di un patto, di un mandato o di una gerarchia di norme e di valori, di una identità nazionale o ideologica. Seguire le sue orme, ben oltre il famigerato Campo del Vasaio, perciò può servire anche ad arricchire il profilo d’un secolo – quello appena trascorso – e di una letteratura come lui votati al dubbio e allo sgomento, alla trasgressione e alla disfatta, all’apostasia e al compiacimento per gli stati più torbidi della coscienza e del comportamento sociale, ma pure alla lucida perlustrazione di quei sottosuoli. Perciò è in compagnia degli scrittori (ma anche di qualche cineasta) che Antonio Di Grado si è messo in viaggio alla ricerca dell'Iscariota, della sua immagine mutevole, dei suoi numerosi replicanti; scrittori, da De Quincey a Borges, che quel triste spettro hanno direttamente evocato, oppure che ne hanno trattato il crimine, o che l'hanno scontato tradendo le idee dominanti o sentendosene traditi. Ma soprattutto scrittori "irregolari", dannati all'indifferenza o all'incomprensione, all'oblìo o al biasimo, di cui Giuda è stato guida e specchio, oggetto di riflessione e d'invenzione: e tra questi Giuseppe Lanza del Vasto, Enrico Pea, Mario Pomilio, Mario Brelich, Giuseppe Berto, tutti negletti o maledetti come il loro protagonista.
2007
978-88-7016-675-0
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/101267
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