La potenza teorica di questo trattato consiste nel fatto che Aristotele risolve il problema del divenire concepito nella sua forma estrema, quella cioè della nascita e della morte degli individui, all’interno di un universo eterno, trovando una soluzione che supera radicalmente la posizione di alcuni fisiologi presocratici, che avevano considerato i vari tipi di divenire come semplici epifenomeni di una corporeità di base immutabile ed eterna. Aristotele si impegna a dimostrare che l’universo è strutturato secondo una configurazione eterna, stabile, ordinata, in cui la natura è la struttura stessa di mutamenti sostanziali, qualitativi e quantitativi che sono reali e che sono tali quali appaiono. Questo progetto di Aristotele ha bisogno di essere analizzato e giudicato nella sua globalità ed hanno torto, quindi, coloro che in passato hanno ritenuto che il cuore vero di questo trattato risiedesse tutto nel I libro, trascurando in tal modo quella fisica qualitativista che rappresenta la fonte dell’alchimia e quindi, di fatto, la forma primigenia della chimica moderna. L’universo naturale aristotelico è popolato di sostanze che, pur essendo il prodotto di miscugli chimico-fisici svariati, sono tuttavia riconducibili alle quattro proprietà fondamentali. Aristotele respinge infatti la chimica atomista che, puntando unicamente sulla materia, non è capace di spiegare i fenomeni in cui di fatto, in un mondo in continuo movimento, la stabilità delle sostanze si coniuga con il continuo disfacimento dell’equilibrio in atto in vista di nuovi equilibri. In questo consiste appunto tutta l’originalità e la modernità della chimica fisica di Aristotele.

La Chimica Fisica di Aristotele. Teoria degli elementi e delle loro proprietà. Analisi critica del De generatione et corruptione

GIARDINA, GIOVANNA RITA
2008-01-01

Abstract

La potenza teorica di questo trattato consiste nel fatto che Aristotele risolve il problema del divenire concepito nella sua forma estrema, quella cioè della nascita e della morte degli individui, all’interno di un universo eterno, trovando una soluzione che supera radicalmente la posizione di alcuni fisiologi presocratici, che avevano considerato i vari tipi di divenire come semplici epifenomeni di una corporeità di base immutabile ed eterna. Aristotele si impegna a dimostrare che l’universo è strutturato secondo una configurazione eterna, stabile, ordinata, in cui la natura è la struttura stessa di mutamenti sostanziali, qualitativi e quantitativi che sono reali e che sono tali quali appaiono. Questo progetto di Aristotele ha bisogno di essere analizzato e giudicato nella sua globalità ed hanno torto, quindi, coloro che in passato hanno ritenuto che il cuore vero di questo trattato risiedesse tutto nel I libro, trascurando in tal modo quella fisica qualitativista che rappresenta la fonte dell’alchimia e quindi, di fatto, la forma primigenia della chimica moderna. L’universo naturale aristotelico è popolato di sostanze che, pur essendo il prodotto di miscugli chimico-fisici svariati, sono tuttavia riconducibili alle quattro proprietà fondamentali. Aristotele respinge infatti la chimica atomista che, puntando unicamente sulla materia, non è capace di spiegare i fenomeni in cui di fatto, in un mondo in continuo movimento, la stabilità delle sostanze si coniuga con il continuo disfacimento dell’equilibrio in atto in vista di nuovi equilibri. In questo consiste appunto tutta l’originalità e la modernità della chimica fisica di Aristotele.
2008
978-88-548-1545-2
fisica; chimica; aristotele
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