Declinati sulla proteiforme scacchiera della parodia, i testi dell’imitazione scoronano comicamente o ribaltano seriamente codici e messaggi di un archetipo, attraversando la storiografia letteraria in tutti i tempi e a tutte le latitudini. In Italia si incontrano dal Medioevo ai nostri giorni, e sono pagine firmate ora da nomi grandissimi ora da figure di secondo piano, sempre e tutti mossi da una precisa volontà di ripresa del già scritto. In questa giostra di rimandi, il lettore è connivente con il parodo, decodifica le sue allusioni, riconosce i palinsesti su cui si articola il controcanto, coopera con 1'autore nel gioco dell'intertestualità, senza sudditanza di fronte alle Grandi Opere, anzi scoprendone i volti sempre diversi; intraprende cosi il suo disinvolto o rispettoso pellegrinaggio fra i titoli più noti che si incrociano e le citazioni più vulgate che mutano di segno. Perché l'arte respinge l'idea dell’azzeramento, della tabula rasa su cui incidere geroglifici necessariamente diversi dai precedenti; e l’artista non soggiace all'ipoteca del nuovo da perseguire a ogni costo. A lui è concesso riprendere, riscrivere, rimaneggiare il materiale preesistente, con modalità pressoché infinite: il suo è un ludo a rimpiattino tra i testi, che riflette l'intrinseca e sconfinata "parodicità del mondo".
Titolo: | Canto e controcanto: la parodia nella letteratura italiana dalle origini al Novecento(in collaborazione con M. Spina) |
Autori interni: | |
Data di pubblicazione: | 2007 |
Handle: | http://hdl.handle.net/20.500.11769/101348 |
ISBN: | 978-88-95104-28-7 |
Appare nelle tipologie: | 3.1 Monografia o trattato scientifico |