Fu lunga l’esistenza di Giovanni Verga. Salutò, ventenne, l’arrivo di Garibaldi in Sicilia, ma assistette anche al primo conflitto mondiale e al sorgere del fascismo. Iniziò a scrivere giovanissimo, nella città natale. A Catania, a Firenze, a Milano realizzò molteplici opere (tutte presentate in questo libro, in connessione con la biografia e la situazione storica). Diede però vita ai capolavori in un solo decennio. E cioè quando, «da lontano», dalla moderna Milano delle «Banche» e «Imprese industriali», si rivolse a narrare l’iniziale manifestarsi, nel suo mondo originario, della «brama di meglio» e dell’«avidità di ricchezza». Riuscì a consegnarci una straordinaria rappresentazione letteraria della Sicilia ottocentesca. E compì un’originalissima operazione di “traduzione”, linguistica e antropologica, funzionale ai bisogni conoscitivi della nuova Italia. Ma la significatività delle sue opere non resta confinata al momento della loro creazione. I suoi vinti dalla «fiumana del progresso» allungano la loro ombra su un’epoca, la nostra, in cui non appare più scontato il nesso tra “più” e “meglio” e il progresso sembra ormai ridotto a un vuoto andare avanti, senza meta e senza possibilità di ritorno. Ritroviamo nel nostro tempo la condizione prefigurata da ’Ntoni all’ombra del nespolo, nel dare l’addio alla sua comunità. E il tragico destino di Gesualdo, il suo totale identificarsi con la roba, continua a porci domande di senso. Con il suo demistificante realismo, con la sua sconsolata forza conoscitiva, con la pietà immanente alla sua opera, e mai gridata, Verga entra nella nostra vita. E, a volerlo interrogare, “parla” anche al nostro presente.

Verga

MANGANARO, ANDREA
2011-01-01

Abstract

Fu lunga l’esistenza di Giovanni Verga. Salutò, ventenne, l’arrivo di Garibaldi in Sicilia, ma assistette anche al primo conflitto mondiale e al sorgere del fascismo. Iniziò a scrivere giovanissimo, nella città natale. A Catania, a Firenze, a Milano realizzò molteplici opere (tutte presentate in questo libro, in connessione con la biografia e la situazione storica). Diede però vita ai capolavori in un solo decennio. E cioè quando, «da lontano», dalla moderna Milano delle «Banche» e «Imprese industriali», si rivolse a narrare l’iniziale manifestarsi, nel suo mondo originario, della «brama di meglio» e dell’«avidità di ricchezza». Riuscì a consegnarci una straordinaria rappresentazione letteraria della Sicilia ottocentesca. E compì un’originalissima operazione di “traduzione”, linguistica e antropologica, funzionale ai bisogni conoscitivi della nuova Italia. Ma la significatività delle sue opere non resta confinata al momento della loro creazione. I suoi vinti dalla «fiumana del progresso» allungano la loro ombra su un’epoca, la nostra, in cui non appare più scontato il nesso tra “più” e “meglio” e il progresso sembra ormai ridotto a un vuoto andare avanti, senza meta e senza possibilità di ritorno. Ritroviamo nel nostro tempo la condizione prefigurata da ’Ntoni all’ombra del nespolo, nel dare l’addio alla sua comunità. E il tragico destino di Gesualdo, il suo totale identificarsi con la roba, continua a porci domande di senso. Con il suo demistificante realismo, con la sua sconsolata forza conoscitiva, con la pietà immanente alla sua opera, e mai gridata, Verga entra nella nostra vita. E, a volerlo interrogare, “parla” anche al nostro presente.
2011
978-88-7796-537-0
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