Secondo l'ordine giuridico interno, espresso dalla nostra Costituzione, i dirigenti pubblici sono al servizio della nazione e sono pure responsabili di un'azione pubblica condotta con disciplina ed onore. Secondo l'ordine giuridico sovranazionale è configurabile in capo ai consociati, e nei confronti degli apparati, un diritto alla “buona amministrazione”. Nel prevedere un vero e proprio diritto, l'ordine sovranazionale offre una sponda argomentativa per rileggere le norme dell'ordine interno e rinverdire il valore della "persona". La buona amministrazione non appare più quella che persegue l'efficienza dell'agire pubblico a qualunque costo, bensì quella in grado pure di considerare le attese e le pretese delle persone poste sia dentro che fuori degli uffici; attese e pretese che sempre più si addensano attorno al bisogno diffuso di etica. L'area del debito esigibile in capo ai dirigenti - in virtù del doppio contratto di lavoro e di incarico - finisce per includere i boni mores e le best practices. Questi variano in funzione dell'amministrazione e del ruolo che il dirigente è chiamato a svolgere (manager, datore di lavoro o lavoratore subordinato). L'Autrice, infatti, sostiene. e dimostra, la tesi del polimorfismo dirigenziale correlato alla diversità dell'amministrazione di appartenenza. Il dirigente nella propria strategia manageriale e datoriale deve, quindi, esprimere una leadership virtuosa creando un ambiente di lavoro attraente e determinando il benessere organizzativo dei propri collaboratori. D’altro canto, nella veste di lavoratore subordinato, deve apparire impeccabile e fedele allo standard di dirigente diligente adottato dalla propria amministrazione. Il corretto adempimento di queste obbligazioni dovrebbe assicurare un'azione pubblica responsabile in grado pure di rinsaldare la fiducia degli amministrati in quella peculiare amministrazione.
Dirigenze responsabili e responsabilità dirigenziali pubbliche
NICOSIA, GABRIELLA
2011-01-01
Abstract
Secondo l'ordine giuridico interno, espresso dalla nostra Costituzione, i dirigenti pubblici sono al servizio della nazione e sono pure responsabili di un'azione pubblica condotta con disciplina ed onore. Secondo l'ordine giuridico sovranazionale è configurabile in capo ai consociati, e nei confronti degli apparati, un diritto alla “buona amministrazione”. Nel prevedere un vero e proprio diritto, l'ordine sovranazionale offre una sponda argomentativa per rileggere le norme dell'ordine interno e rinverdire il valore della "persona". La buona amministrazione non appare più quella che persegue l'efficienza dell'agire pubblico a qualunque costo, bensì quella in grado pure di considerare le attese e le pretese delle persone poste sia dentro che fuori degli uffici; attese e pretese che sempre più si addensano attorno al bisogno diffuso di etica. L'area del debito esigibile in capo ai dirigenti - in virtù del doppio contratto di lavoro e di incarico - finisce per includere i boni mores e le best practices. Questi variano in funzione dell'amministrazione e del ruolo che il dirigente è chiamato a svolgere (manager, datore di lavoro o lavoratore subordinato). L'Autrice, infatti, sostiene. e dimostra, la tesi del polimorfismo dirigenziale correlato alla diversità dell'amministrazione di appartenenza. Il dirigente nella propria strategia manageriale e datoriale deve, quindi, esprimere una leadership virtuosa creando un ambiente di lavoro attraente e determinando il benessere organizzativo dei propri collaboratori. D’altro canto, nella veste di lavoratore subordinato, deve apparire impeccabile e fedele allo standard di dirigente diligente adottato dalla propria amministrazione. Il corretto adempimento di queste obbligazioni dovrebbe assicurare un'azione pubblica responsabile in grado pure di rinsaldare la fiducia degli amministrati in quella peculiare amministrazione.File | Dimensione | Formato | |
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