Attraverso una rinnovata lettura delle fonti, giuridiche e letterarie, in tema di senatusconsultum Macedonianum, vengono messi in discussione i punti cardine su cui poggia l’interpretazione attribuita nella communis opinio al provvedimento vespasianeo, a cominciare dalle motivazioni concordemente ritenute sottese alla disposizione senatoria. Un’attenta analisi esegetica dei verba senatusconsulti, come riferiti da Ulpiano in D. 14.6.1 pr, mentre porta ad escludere il tralaticio convincimento che a spingere il senato ad intervenire con il suo consultum sarebbe stato l’indebitamento della persona del mutuatario, permette al tempo stesso di individuare un diverso nesso di causalità tra erogazione di prestiti pecuniari e rischio di parricidium. Sulla base di ciò, viene ribaltata la comune visione circa le sorti del senatusconsultum Macedonianum che, già all’indomani della sua emanazione, avrebbe percorso una “parabola discendente”. L’intensa e capillare opera di interpretatio dei giuristi classici – in costante sinergia con la cancelleria imperiale – lungi dall’essere finalizzata a restringere l’ambito di operatività della delibera senatoria, si configura per contro quale esercizio di esplicitazione e decantazione del regime di applicazione del dettato normativo, nel pieno rispetto della sua ratio legis. Una prospettiva che si mantiene inalterata nella legislazione giustinianea, dove il senatusconsultum Macedonianum, tutt’altro che norma “annichilita”, appare, per effetto dei provvedimenti adottati in materia da Giustiniano, in armonia con il nuovo scenario normativo di autonomia patrimoniale che contraddistingue la condizione giuridica dei sottoposti.
SENATUSCONSULTUM MACEDONIANUM. Interpretazione e applicazione da Vespasiano a Giustiniano
Longo, Sara
2012-01-01
Abstract
Attraverso una rinnovata lettura delle fonti, giuridiche e letterarie, in tema di senatusconsultum Macedonianum, vengono messi in discussione i punti cardine su cui poggia l’interpretazione attribuita nella communis opinio al provvedimento vespasianeo, a cominciare dalle motivazioni concordemente ritenute sottese alla disposizione senatoria. Un’attenta analisi esegetica dei verba senatusconsulti, come riferiti da Ulpiano in D. 14.6.1 pr, mentre porta ad escludere il tralaticio convincimento che a spingere il senato ad intervenire con il suo consultum sarebbe stato l’indebitamento della persona del mutuatario, permette al tempo stesso di individuare un diverso nesso di causalità tra erogazione di prestiti pecuniari e rischio di parricidium. Sulla base di ciò, viene ribaltata la comune visione circa le sorti del senatusconsultum Macedonianum che, già all’indomani della sua emanazione, avrebbe percorso una “parabola discendente”. L’intensa e capillare opera di interpretatio dei giuristi classici – in costante sinergia con la cancelleria imperiale – lungi dall’essere finalizzata a restringere l’ambito di operatività della delibera senatoria, si configura per contro quale esercizio di esplicitazione e decantazione del regime di applicazione del dettato normativo, nel pieno rispetto della sua ratio legis. Una prospettiva che si mantiene inalterata nella legislazione giustinianea, dove il senatusconsultum Macedonianum, tutt’altro che norma “annichilita”, appare, per effetto dei provvedimenti adottati in materia da Giustiniano, in armonia con il nuovo scenario normativo di autonomia patrimoniale che contraddistingue la condizione giuridica dei sottoposti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.