Beginning with the founding myth of Narcissus, the work analyzes Levi’s category of «reality», which can be shaped by a joining of image and word, the basis of Levi’s humanism. It is only through access to the «portrait» and the «history» that man can be saved from the menace of the real, which in Levi’s writings takes on a number of shapes, among them that of «The Sacred» and «Futility». The appendix comprises three texts by Leci (two of them unpublished) and one by Italo Calvino.

Suscitato inizialmente dall’analisi della figura di Narciso nel Cristo si è fermato a Eboli, questo saggio indaga le determinazioni etiche e poetiche che hanno ispirato l’originale «costruzione della realtà» di Carlo Levi. È precisamente alle origini della sua peculiare categoria di realtà che si è cercato di risalire negli otto studi che indagano rispettivamente: la configurazione del mito di Narciso; vera e propria matrice dell’arte leviana; l’oggetto incompiuto della scrittura e la scrittura dell’arabesco nel Quaderno a cancelli; la poetica dell’«invenzione della verità»; il valore strutturante dell’arte per gli italiani; lo spaesamento nel «paese delle origini»; la funzione della nominazione e, infine, la funzione del romanzo in rapporto alla felicità. La categoria di «realtà», per Carlo Levi, lungi dal costituire esclusivamente quell’oggetto caro alle ideologie dei vari realismi in auge tra gli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso, coincide piuttosto con quella che, negli stessi anni, la teoria analitica definiva imago intesa come la struttura psichica fondamentale del Soggetto necessaria alla costituzione della Realtà. La poiesis di Carlo Levi, caratterizzata dalla compresenza e alternanza di pittura e scrittura è ancora tutta da indagare in una prospettiva unitaria che ne sveli la singolare compenetrazione. Levi scrive quel che dipinge e dipinge quel che scrive. Parola e immagine sono due codici diversi di un’unica lingua, se è vero quanto ha scritto Pasolini a proposito della sua arte che «fa crollare le barriere che dividono la pittura dalla letteratura, la letteratura dal cinema, il cinema da qualcos’altro». Le due modalità espressive sono per Levi complementari: «Con la pittura, forse, sono andato scoprendo me stesso, con la scrittura il mondo». E a proposito della traduzione, pittorica o verbale, di un’idea aveva affermato: «L’idea è già precedentemente determinata in parole o in pittura». La lunga frequentazione della scrittura di Carlo Levi ha rivelato una Testualità originalissima e, al primo approccio, enigmatica, difficile, inafferrabile, come d’altronde la sua pittura che, secondo Renato Guttuso, richiede di essere spiegata. Abbiamo riprodotto nell’Appendice due testi di Carlo Levi: un intervento, inedito, su Tolstoi e una intervista dei primi anni settanta, ormai introvabile, che è forse la migliore recensione della sua stessa opera. E infine, un tardivo intervento di Italo Calvino, illuminante e fondamentale per una rivisitazione della scrittura del Cristo specialmente, ma non solo.

Carlo Levi, Narciso e la costruzione della realtà

GALVAGNO, Rosalba
2004-01-01

Abstract

Beginning with the founding myth of Narcissus, the work analyzes Levi’s category of «reality», which can be shaped by a joining of image and word, the basis of Levi’s humanism. It is only through access to the «portrait» and the «history» that man can be saved from the menace of the real, which in Levi’s writings takes on a number of shapes, among them that of «The Sacred» and «Futility». The appendix comprises three texts by Leci (two of them unpublished) and one by Italo Calvino.
2004
88-222-5407-4
Suscitato inizialmente dall’analisi della figura di Narciso nel Cristo si è fermato a Eboli, questo saggio indaga le determinazioni etiche e poetiche che hanno ispirato l’originale «costruzione della realtà» di Carlo Levi. È precisamente alle origini della sua peculiare categoria di realtà che si è cercato di risalire negli otto studi che indagano rispettivamente: la configurazione del mito di Narciso; vera e propria matrice dell’arte leviana; l’oggetto incompiuto della scrittura e la scrittura dell’arabesco nel Quaderno a cancelli; la poetica dell’«invenzione della verità»; il valore strutturante dell’arte per gli italiani; lo spaesamento nel «paese delle origini»; la funzione della nominazione e, infine, la funzione del romanzo in rapporto alla felicità. La categoria di «realtà», per Carlo Levi, lungi dal costituire esclusivamente quell’oggetto caro alle ideologie dei vari realismi in auge tra gli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso, coincide piuttosto con quella che, negli stessi anni, la teoria analitica definiva imago intesa come la struttura psichica fondamentale del Soggetto necessaria alla costituzione della Realtà. La poiesis di Carlo Levi, caratterizzata dalla compresenza e alternanza di pittura e scrittura è ancora tutta da indagare in una prospettiva unitaria che ne sveli la singolare compenetrazione. Levi scrive quel che dipinge e dipinge quel che scrive. Parola e immagine sono due codici diversi di un’unica lingua, se è vero quanto ha scritto Pasolini a proposito della sua arte che «fa crollare le barriere che dividono la pittura dalla letteratura, la letteratura dal cinema, il cinema da qualcos’altro». Le due modalità espressive sono per Levi complementari: «Con la pittura, forse, sono andato scoprendo me stesso, con la scrittura il mondo». E a proposito della traduzione, pittorica o verbale, di un’idea aveva affermato: «L’idea è già precedentemente determinata in parole o in pittura». La lunga frequentazione della scrittura di Carlo Levi ha rivelato una Testualità originalissima e, al primo approccio, enigmatica, difficile, inafferrabile, come d’altronde la sua pittura che, secondo Renato Guttuso, richiede di essere spiegata. Abbiamo riprodotto nell’Appendice due testi di Carlo Levi: un intervento, inedito, su Tolstoi e una intervista dei primi anni settanta, ormai introvabile, che è forse la migliore recensione della sua stessa opera. E infine, un tardivo intervento di Italo Calvino, illuminante e fondamentale per una rivisitazione della scrittura del Cristo specialmente, ma non solo.
Freud; Illusione; Narciso; Soggetto
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/103151
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