Il volume presenta l’edizione critica con traduzione a fronte (pp. 85-119) dell’orazione funebre composta dall’arcivescovo di Tessalonica, Basilio Achrideno, per Irene, moglie dell’imperatore bizantino Manuele I Comneno e cognata di Corrado III Hohenstaufen. Il Testo è corredato di un’Introduzione (pp. 1-84), di un Commento (pp. 123-177), di un Index verborum notabilium e di un Indice dei nomi citati nell’introduzione (pp. 179-183). Rispetto all’edizione del 2003 quella attuale, oltre ad una diversa veste tipografica, presenta un’introduzione più ampia, aggiunge la traduzione italiana e, soprattutto, introduce sensibili novità nelle scelte ecdotiche, negli apparati e nelle note commento. Una nuova edizione critica dell’epitaphios logos, già pubblicato da Vasilievskij (VV 1, 1894, pp. 55-132) e poi da Regel (Fontes Rerum Byzantinarum, Petropoli 1917, or. 20), si rendeva necessaria perché entrambe le edizioni apparivano ormai vetuste e non prive di errori di lettura, nonché di congetture ed emendazioni non sempre giustificate. Il lavoro editoriale è stato condotto previa nuova collazione dei due testimoni che ci hanno tramandato l’opuscolo (Escorialensis graecus 265 [saec. XIII in.]; Petropolitanus graecus 454 [saec. XIII]) e sulla base di un prudente conservatorismo, secondo criteri ecdotici moderni, al fine di pervenire a un testo più affidabile. Ciò ha permesso di restituire alcune buone lezioni scartate dagli editori precedenti e di proporre qualche nuova congettura. La traduzione è la prima che sia stata fatta dopo quella russa di Vasilievskij, che accompagnava la citata editio princeps dell’Epitafio la quale, peraltro, era stata condotta prevalentemente sulla scorta del Petropolitanus, laddove l’Escorialensis si è rivelato poziore. Nell’Introduzione si analizzano la tradizione del testo e le sue peculiarità linguistiche e letterarie; inoltre si tratteggiano i profili dell’autore e della destinataria del discorso, nonché una ricostruzione dello sfondo politico e culturale in cui esso fu composto. Il matrimonio tra Manuele e la contessina di Sulzbach aveva suggellato l’alleanza antinormanna stretta da Giovanni I Comneno e Corrado III, ma dopo l’ascesa al trono del Barbarossa i rapporti tra i due imperi erano gradatamente mutati. Nonostante la formale amicizia, entrambi i giovani sovrani, Federico e Manuele, manifestavano ambizioni universalistiche ed una latente rivalità per il predominio sull’Italia e sui Balcani. Alla fine del 1159 lo scisma della Chiesa occidentale apriva fra le potenze cristiane una crisi che, col tempo, avrebbe condotto alla formazione di un fronte antigermanico da parte di Bisanzio, Alessandro III e Luigi VII di Francia. Il logos di Basilio, composto nel 1160, costituisce un’importante testimonianza su un preciso momento storico, in cui la situazione internazionale era ancora fluida e a Costantinopoli si valutava l’opportunità di rovesciare le alleanze. Irene, per le ragioni che avevano determinato le sue nozze, è assunta dal retore a simbolo dell’amicizia bizantino-tedesca, perciò il suo elogio funebre diviene pretesto per vari messaggi allusivi riguardo all’incerta situazione politica. Questi risultano tanto più significativi in quanto Basilio non era soltanto un dotto e insigne presule, ma aveva già contribuito personalmente alle relazioni politico-religiose fra Bisanzio e Roma, anche attraverso uno scambio epistolare con Adriano IV. Dall’orazione emerge la sua adesione alla svolta politica antitedesca, ma anche il monito affinché il mutare delle alleanze non implicasse compromessi religiosi con Roma. Inoltre, nelle parole del retore è stato possibile ravvisare echi di tensioni interne, relative agli ambienti politici ed ecclesiastici costantinopolitani. Nel Commento, oltre a discutere le scelte ecdotiche, si esaminano questioni di lingua, stile e contenuto. Queste pongono in luce la forte caratteristica retorica del testo e il debito culturale dell’autore verso la tradizione letteraria bizantina sia profana sia religiosa, in linea con l’orientamento dell’istruzione d’alto livello in età comnena quale si esplicava, ad es., nella Scuola patriarcale di Costantinopoli.

BASILIO ACHRIDENO, EPITAFIO PER L'IMPERATRICE ALAMANNA. INTRODUZIONE, TESTO CRITICO, TRADUZIONE E COMMENTO. SECONDA EDIZIONE RIVEDUTA E AMPLIATA

GENTILE, Renata
2008-01-01

Abstract

Il volume presenta l’edizione critica con traduzione a fronte (pp. 85-119) dell’orazione funebre composta dall’arcivescovo di Tessalonica, Basilio Achrideno, per Irene, moglie dell’imperatore bizantino Manuele I Comneno e cognata di Corrado III Hohenstaufen. Il Testo è corredato di un’Introduzione (pp. 1-84), di un Commento (pp. 123-177), di un Index verborum notabilium e di un Indice dei nomi citati nell’introduzione (pp. 179-183). Rispetto all’edizione del 2003 quella attuale, oltre ad una diversa veste tipografica, presenta un’introduzione più ampia, aggiunge la traduzione italiana e, soprattutto, introduce sensibili novità nelle scelte ecdotiche, negli apparati e nelle note commento. Una nuova edizione critica dell’epitaphios logos, già pubblicato da Vasilievskij (VV 1, 1894, pp. 55-132) e poi da Regel (Fontes Rerum Byzantinarum, Petropoli 1917, or. 20), si rendeva necessaria perché entrambe le edizioni apparivano ormai vetuste e non prive di errori di lettura, nonché di congetture ed emendazioni non sempre giustificate. Il lavoro editoriale è stato condotto previa nuova collazione dei due testimoni che ci hanno tramandato l’opuscolo (Escorialensis graecus 265 [saec. XIII in.]; Petropolitanus graecus 454 [saec. XIII]) e sulla base di un prudente conservatorismo, secondo criteri ecdotici moderni, al fine di pervenire a un testo più affidabile. Ciò ha permesso di restituire alcune buone lezioni scartate dagli editori precedenti e di proporre qualche nuova congettura. La traduzione è la prima che sia stata fatta dopo quella russa di Vasilievskij, che accompagnava la citata editio princeps dell’Epitafio la quale, peraltro, era stata condotta prevalentemente sulla scorta del Petropolitanus, laddove l’Escorialensis si è rivelato poziore. Nell’Introduzione si analizzano la tradizione del testo e le sue peculiarità linguistiche e letterarie; inoltre si tratteggiano i profili dell’autore e della destinataria del discorso, nonché una ricostruzione dello sfondo politico e culturale in cui esso fu composto. Il matrimonio tra Manuele e la contessina di Sulzbach aveva suggellato l’alleanza antinormanna stretta da Giovanni I Comneno e Corrado III, ma dopo l’ascesa al trono del Barbarossa i rapporti tra i due imperi erano gradatamente mutati. Nonostante la formale amicizia, entrambi i giovani sovrani, Federico e Manuele, manifestavano ambizioni universalistiche ed una latente rivalità per il predominio sull’Italia e sui Balcani. Alla fine del 1159 lo scisma della Chiesa occidentale apriva fra le potenze cristiane una crisi che, col tempo, avrebbe condotto alla formazione di un fronte antigermanico da parte di Bisanzio, Alessandro III e Luigi VII di Francia. Il logos di Basilio, composto nel 1160, costituisce un’importante testimonianza su un preciso momento storico, in cui la situazione internazionale era ancora fluida e a Costantinopoli si valutava l’opportunità di rovesciare le alleanze. Irene, per le ragioni che avevano determinato le sue nozze, è assunta dal retore a simbolo dell’amicizia bizantino-tedesca, perciò il suo elogio funebre diviene pretesto per vari messaggi allusivi riguardo all’incerta situazione politica. Questi risultano tanto più significativi in quanto Basilio non era soltanto un dotto e insigne presule, ma aveva già contribuito personalmente alle relazioni politico-religiose fra Bisanzio e Roma, anche attraverso uno scambio epistolare con Adriano IV. Dall’orazione emerge la sua adesione alla svolta politica antitedesca, ma anche il monito affinché il mutare delle alleanze non implicasse compromessi religiosi con Roma. Inoltre, nelle parole del retore è stato possibile ravvisare echi di tensioni interne, relative agli ambienti politici ed ecclesiastici costantinopolitani. Nel Commento, oltre a discutere le scelte ecdotiche, si esaminano questioni di lingua, stile e contenuto. Queste pongono in luce la forte caratteristica retorica del testo e il debito culturale dell’autore verso la tradizione letteraria bizantina sia profana sia religiosa, in linea con l’orientamento dell’istruzione d’alto livello in età comnena quale si esplicava, ad es., nella Scuola patriarcale di Costantinopoli.
2008
978-88-903522-2-5
LETTERATURA; STORIA; PANEGIRISTICA; BISANZIO; BASILIO ACHRIDENO; COMNENI; SULZBACH
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/103196
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