Frutto di una lunga ricerca archivistica e documentaria, il libro si muove attraverso due binari paralleli – la città e l’università – che s’incontrano, intersecandosi, nel complesso processo di formazione dei ceti dirigenti che animano il denso reticolato del potere urbano. Aule universitarie e sale consiliari accolgono nei loro scranni spesso i medesimi personaggi, soggetti intrisi di scienza e di politica che, particolarmente nella trancia cronologica all’interno della quale si snoda il volume – XVIII e XIX secolo – recitano da protagonisti sul variegato palcoscenico cittadino. E sono i componenti del ceto professionale, soprattutto, a rubare la scena alla “primadonna” per eccellenza e per tradizione, quella classe aristocratica che, tuttavia, resterà ancora a lungo salda al potere, forte del censo più che del titolo. Tra la maglie di quest’articolato scenario societario, la corporazione medica – sulla quale si è scelto di puntare l’attenzione – vive una svolta epocale proprio in quel passaggio di secolo: i bistrattati medici di coltello mutano lentamente la loro denominazione in chirurghi, accompagnando a questo cambiamento nominativo una ben più significativa riabilitazione sociale, che assumerà contorni vividi anche in campo politico. Il coevo processo risorgimentale, poi, fungerà da ulteriore cornice e da tassello imprescindibile per comprendere a tutto tondo un’evoluzione politico-sociale che, benché turbata da decise forme di resistenza, avrebbe generato forti – e definitive – tensioni innovatrici.

Il bisturi e la toga. Università e potere urbano nella Sicilia borbonica. Il ruolo del medico (secoli XVIII-XIX)

FRASCA, ELENA
2008-01-01

Abstract

Frutto di una lunga ricerca archivistica e documentaria, il libro si muove attraverso due binari paralleli – la città e l’università – che s’incontrano, intersecandosi, nel complesso processo di formazione dei ceti dirigenti che animano il denso reticolato del potere urbano. Aule universitarie e sale consiliari accolgono nei loro scranni spesso i medesimi personaggi, soggetti intrisi di scienza e di politica che, particolarmente nella trancia cronologica all’interno della quale si snoda il volume – XVIII e XIX secolo – recitano da protagonisti sul variegato palcoscenico cittadino. E sono i componenti del ceto professionale, soprattutto, a rubare la scena alla “primadonna” per eccellenza e per tradizione, quella classe aristocratica che, tuttavia, resterà ancora a lungo salda al potere, forte del censo più che del titolo. Tra la maglie di quest’articolato scenario societario, la corporazione medica – sulla quale si è scelto di puntare l’attenzione – vive una svolta epocale proprio in quel passaggio di secolo: i bistrattati medici di coltello mutano lentamente la loro denominazione in chirurghi, accompagnando a questo cambiamento nominativo una ben più significativa riabilitazione sociale, che assumerà contorni vividi anche in campo politico. Il coevo processo risorgimentale, poi, fungerà da ulteriore cornice e da tassello imprescindibile per comprendere a tutto tondo un’evoluzione politico-sociale che, benché turbata da decise forme di resistenza, avrebbe generato forti – e definitive – tensioni innovatrici.
2008
88-7796-373-5
Università; Medicina; Potere
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/104129
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