Le tesi sulla natura e il significato degli universali che animano il dibattito filosofico nella Francia centro-settentrionale dagli anni Venti del XII secolo non sono classificabili all’interno della semplice e sola contrapposizione nominalismo/realismo, che pure mantiene, oltre a una qualche validità ermeneutica, una rilevante funzione charificatrice. Tra tali differenti posizioni quelle incentrate sulla nozione di status come fondamentale “nodo” teorico, anche se non costituiscono un’unica coerente dottrina, afferiscono a un’“area” concettuale omogenea e intermedia rispetto alle tesi di chi da un lato concepisce l’universale come mero contenuto mentale e a quelle di chi invece ritiene che esso sia di na¬tura extra-mentale. L’individuazione dell’universale nello status, seppure inteso in modo diverso da ciascuno degli autori qui presi in esame, che propongono di pensare ciò che si predica di molte cose al singolare ora come nome significante il modi di essere delle cose ora con il modo di essere, intelligibile o sensibile, delle cose stesse, sempre comun¬que concepite come singolari, distinte e differenti tra loro, implica l’esigenza di salvaguardare la validità e la verità del sapere scientifico, proprio in quanto universale, oltre che necessario, vanificato dal “vocalismo” e appiattito sulla teologia dal realismo dell’“essenza materiale” dei maestri appartenenti all’ultima generazione che si è formata nell’XI secolo.

L'essere delle cose. La nozione di "status" nel dibattito sugli universali del XII secolo

MARTELLO, Concetto
2015-01-01

Abstract

Le tesi sulla natura e il significato degli universali che animano il dibattito filosofico nella Francia centro-settentrionale dagli anni Venti del XII secolo non sono classificabili all’interno della semplice e sola contrapposizione nominalismo/realismo, che pure mantiene, oltre a una qualche validità ermeneutica, una rilevante funzione charificatrice. Tra tali differenti posizioni quelle incentrate sulla nozione di status come fondamentale “nodo” teorico, anche se non costituiscono un’unica coerente dottrina, afferiscono a un’“area” concettuale omogenea e intermedia rispetto alle tesi di chi da un lato concepisce l’universale come mero contenuto mentale e a quelle di chi invece ritiene che esso sia di na¬tura extra-mentale. L’individuazione dell’universale nello status, seppure inteso in modo diverso da ciascuno degli autori qui presi in esame, che propongono di pensare ciò che si predica di molte cose al singolare ora come nome significante il modi di essere delle cose ora con il modo di essere, intelligibile o sensibile, delle cose stesse, sempre comun¬que concepite come singolari, distinte e differenti tra loro, implica l’esigenza di salvaguardare la validità e la verità del sapere scientifico, proprio in quanto universale, oltre che necessario, vanificato dal “vocalismo” e appiattito sulla teologia dal realismo dell’“essenza materiale” dei maestri appartenenti all’ultima generazione che si è formata nell’XI secolo.
2015
978-88-6318-060-2
dialettica; semantica; scienza
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/104921
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