Sui sistemi idrografici si sono basate la vita, le economie e le culture dell'antichità; gli sforzi per adattarli alle necessità umane erano perciò ben più intensi di quanto oggi si percepisca. Sui corsi d'acqua si potevano effettuare interventi più numerosi di quanto lasci intendere la frase di Cicerone presa a prestito per il titolo (Nos flumina arcemus...): deviazioni fluviali, a scopo civile o bellico, collegamento con il mare per coltivare le lagune costiere, sistemi di irrigazione, canali asserviti agli insediamenti urbani, fino alle 'autostrade sull'acqua' per la navigazione e al taglio degli istmi, realizzati o solamente progettati. Le tracce di queste infrastrutture si individuano con la prospezione archeologica e - soprattutto - le fonti, letterarie ed epigrafiche: ne scaturisce un quadro, geograficamente ampio e distribuito su un lungo periodo, di cui il libro offre una panoramica. Nella prima parte si presentano alcuni appunti sulle metodologie di ricerca, poi alcune distinzioni tipologiche sulle infrastrutture idroviarie, la loro distribuzione e le loro diverse applicazioni. Seguono notazioni sulle implicazioni tecniche, gli aspetti sociali e i contenuti 'religiosi' dell'azione dello scavo. Sono poi trattate le relazioni fra canali, lagune costiere e porti: un peculiare campo di applicazione dell'escavazione sono infatti i grandi complessi portuali articolati su invasi e canali di ingresso e di raccordo ai sistemi idroviarî, le cui sponde vennero in età romana imperiale stabilizzate con il cementizio pozzolanico, secondo le raccomandazioni di Vitruvio. La seconda parte del libro è una rassegna di installazioni che mostrano come il paesaggio antico del Mediterraneo sia il risultato dell'intensa attività di adattamento delle reti idrografiche, interne e marittime, mirata ad ottenere una viabilità nautica il più possibile capillare e continua.

Nos flumina arcemus, derigimus, avertimus. Canali, lagune, spiagge e porti nel Mediterraneo antico

FELICI, Enrico
2016-01-01

Abstract

Sui sistemi idrografici si sono basate la vita, le economie e le culture dell'antichità; gli sforzi per adattarli alle necessità umane erano perciò ben più intensi di quanto oggi si percepisca. Sui corsi d'acqua si potevano effettuare interventi più numerosi di quanto lasci intendere la frase di Cicerone presa a prestito per il titolo (Nos flumina arcemus...): deviazioni fluviali, a scopo civile o bellico, collegamento con il mare per coltivare le lagune costiere, sistemi di irrigazione, canali asserviti agli insediamenti urbani, fino alle 'autostrade sull'acqua' per la navigazione e al taglio degli istmi, realizzati o solamente progettati. Le tracce di queste infrastrutture si individuano con la prospezione archeologica e - soprattutto - le fonti, letterarie ed epigrafiche: ne scaturisce un quadro, geograficamente ampio e distribuito su un lungo periodo, di cui il libro offre una panoramica. Nella prima parte si presentano alcuni appunti sulle metodologie di ricerca, poi alcune distinzioni tipologiche sulle infrastrutture idroviarie, la loro distribuzione e le loro diverse applicazioni. Seguono notazioni sulle implicazioni tecniche, gli aspetti sociali e i contenuti 'religiosi' dell'azione dello scavo. Sono poi trattate le relazioni fra canali, lagune costiere e porti: un peculiare campo di applicazione dell'escavazione sono infatti i grandi complessi portuali articolati su invasi e canali di ingresso e di raccordo ai sistemi idroviarî, le cui sponde vennero in età romana imperiale stabilizzate con il cementizio pozzolanico, secondo le raccomandazioni di Vitruvio. La seconda parte del libro è una rassegna di installazioni che mostrano come il paesaggio antico del Mediterraneo sia il risultato dell'intensa attività di adattamento delle reti idrografiche, interne e marittime, mirata ad ottenere una viabilità nautica il più possibile capillare e continua.
2016
978-88-7228-814-6
canali; porti; lagune
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/104998
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