L'autrice ricostruisce la vicenda poetica di Erich Fried (1921-1988), intellettuale impegnato e poeta prolifico, figura, poco nota in Italia, che, con le sue liriche d’impegno civile, le sue poesie d’amore, i suoi ironici calembour, ha segnato la vita letteraria tedesca dal dopoguerra a oggi. Vengono qui analizzate le strategie linguistiche della sua poesia che, sperimentando con figure della retorica classica, stratagemmi della poesia barocca, del surrealismo, del non-sense, recupera i valori più autentici del linguaggio, riscattandolo dal depauperamento subìto nell’uso e nell’abuso della nostra epoca: dando priorità all’aspetto ludico della creazione artistica, e cioè al gioco fonico, combinatorio, alogico, la parola viene estrapolata dai nessi logico-razionali codificati ed esauriti nel processo di degrado di cui il linguaggio è stato vittima, e, nella sua riguadagnata autonomia, diviene strumento di codificazione di nuovi significati. Fried riscopre, cioè, le unità minimali del linguaggio per creare con esse un rinnovato cosmo di parole dotate della loro primigenia ed autentica capacità di “dire”: di dire l’orrore mai obliato dell’ultimo conflitto mondiale, la rabbia di fronte alla barbarie delle guerre recenti, la protesta di fronte alla violenza e all’ingiustizia, ma anche i sentimenti più delicati ed obliati dell’animo umano, in una riscoperta, avvenuta negli anni Ottanta, della sfera del privato, non paragonabile però a quella più unilaterale della poetica della neue Innerlichkeit, da Fried mai condivisa. Le sue raccolte degli anni Ottanta provocarono quindi grande scandalo negli ambienti politicamente impegnati in cui l’autore si muoveva, e dai quali venne ostracizzato come traditore, così come già era stato criticato nei circoli ebraici per l’atteggiamento antisionista della raccolta Höre, Israel! (1974). Fried supera così la contrapposizione classica fra poesia impegnata e poesia a carattere intimista, rivendicando alla lirica una forma nuova di impegno di fronte alle responsabilità della vita nella sua totalità.

La poesia di Erich Fried fra impegno ed utopia. Un “serio gioco di parole”, 1989

PULVIRENTI, Grazia
1989-01-01

Abstract

L'autrice ricostruisce la vicenda poetica di Erich Fried (1921-1988), intellettuale impegnato e poeta prolifico, figura, poco nota in Italia, che, con le sue liriche d’impegno civile, le sue poesie d’amore, i suoi ironici calembour, ha segnato la vita letteraria tedesca dal dopoguerra a oggi. Vengono qui analizzate le strategie linguistiche della sua poesia che, sperimentando con figure della retorica classica, stratagemmi della poesia barocca, del surrealismo, del non-sense, recupera i valori più autentici del linguaggio, riscattandolo dal depauperamento subìto nell’uso e nell’abuso della nostra epoca: dando priorità all’aspetto ludico della creazione artistica, e cioè al gioco fonico, combinatorio, alogico, la parola viene estrapolata dai nessi logico-razionali codificati ed esauriti nel processo di degrado di cui il linguaggio è stato vittima, e, nella sua riguadagnata autonomia, diviene strumento di codificazione di nuovi significati. Fried riscopre, cioè, le unità minimali del linguaggio per creare con esse un rinnovato cosmo di parole dotate della loro primigenia ed autentica capacità di “dire”: di dire l’orrore mai obliato dell’ultimo conflitto mondiale, la rabbia di fronte alla barbarie delle guerre recenti, la protesta di fronte alla violenza e all’ingiustizia, ma anche i sentimenti più delicati ed obliati dell’animo umano, in una riscoperta, avvenuta negli anni Ottanta, della sfera del privato, non paragonabile però a quella più unilaterale della poetica della neue Innerlichkeit, da Fried mai condivisa. Le sue raccolte degli anni Ottanta provocarono quindi grande scandalo negli ambienti politicamente impegnati in cui l’autore si muoveva, e dai quali venne ostracizzato come traditore, così come già era stato criticato nei circoli ebraici per l’atteggiamento antisionista della raccolta Höre, Israel! (1974). Fried supera così la contrapposizione classica fra poesia impegnata e poesia a carattere intimista, rivendicando alla lirica una forma nuova di impegno di fronte alle responsabilità della vita nella sua totalità.
1989
90-3258
Poesia del Novecento, sperimentazione, impegno, Austria, metrica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/105850
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