Quelli contro la costruzione della Tav in Val di Susa e del Ponte sullo Stretto di Messina, sono due casi assai significativi delle mobilitazioni contro la realizzazioni di grandi infrastrutture (strade, aeroporti, inceneritori) che, in tempi recenti, sono diventate ben visibili e molto discusse in Italia e in Europa. Accusati di proteggere egoisticamente “il proprio orticello”, gli abitanti mobilitati in comitati e associazioni, insieme a centri sociali e gruppi ambientalisti, presentano invece la propria azione come una difesa di beni comuni e principi dal valore universale. Non si limitano semplicemente a dire “NO”, ma elaborano anche proposte alternative basate su un diverso modello di sviluppo, promuovendo forme di partecipazione politica diretta e “dal basso”. Definiti spesso come localisti, questi gruppi costruiscono al contrario reti nazionali e sopranazionali, utilizzando forme di protesta dirompenti e canali politici istituzionali, diventando essi stessi attori politici con cui i governi locali, nazionali e sopranazionali devono sempre più fare i conti. Ma chi sono gli attori mobilitati in queste proteste? Perché rifiutano le “grandi opere” e quale immagine alternativa di progresso propongono? Questo volume risponde a queste domande a partire da una ricerca sulle campagne di protesta contro la Tav in Val di Susa e il Ponte sullo Stretto, condotta con i metodi delle scienze politiche e sociali.
Le ragioni del no. Le campagne contro la Tav in Val di Susa e il Ponte sullo Stretto
PIAZZA, GIOVANNI
2008-01-01
Abstract
Quelli contro la costruzione della Tav in Val di Susa e del Ponte sullo Stretto di Messina, sono due casi assai significativi delle mobilitazioni contro la realizzazioni di grandi infrastrutture (strade, aeroporti, inceneritori) che, in tempi recenti, sono diventate ben visibili e molto discusse in Italia e in Europa. Accusati di proteggere egoisticamente “il proprio orticello”, gli abitanti mobilitati in comitati e associazioni, insieme a centri sociali e gruppi ambientalisti, presentano invece la propria azione come una difesa di beni comuni e principi dal valore universale. Non si limitano semplicemente a dire “NO”, ma elaborano anche proposte alternative basate su un diverso modello di sviluppo, promuovendo forme di partecipazione politica diretta e “dal basso”. Definiti spesso come localisti, questi gruppi costruiscono al contrario reti nazionali e sopranazionali, utilizzando forme di protesta dirompenti e canali politici istituzionali, diventando essi stessi attori politici con cui i governi locali, nazionali e sopranazionali devono sempre più fare i conti. Ma chi sono gli attori mobilitati in queste proteste? Perché rifiutano le “grandi opere” e quale immagine alternativa di progresso propongono? Questo volume risponde a queste domande a partire da una ricerca sulle campagne di protesta contro la Tav in Val di Susa e il Ponte sullo Stretto, condotta con i metodi delle scienze politiche e sociali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.