Oltre a presentare la prima traduzione italiana di Johann Wolfgang Goethe, Proserpina. Ein Monodrama, l'autrice ricostruisce la genesi di questo capolavoro teatrale goethiano, il rapporto fra il testo e la musica di Carl Eberwein, nonché gli aspetti performativi del lavoro di Goethe in merito a questo suo esperimento di opera d’arte totale. Vengono inoltre indagate le componenti visuali che danno vita alla reviviscenza mitologica voluta da Goethe per la sua innovazione in campo teatrale, finalizzata a realizzare un “illusione consapevole”. L’opera è espressione di quella significativa trasformazione dello spazio scenico, operata mediante l’interazione di elementi pittorici e plastici, tramite la fusione di parola, musica, gesto e danza in un’opera d’arte totale, da luogo di facile mimesi del reale, a tempio di un accadimento di pura illusione, che, recuperando la funzione sacrale del teatro dell’antichità, diviene moderno rito secolare, forma privilegiata dell’educazione estetica posta da Goethe e Schiller a fondamento etico del loro classicismo.
Titolo: | Un melologo dall’Ade |
Autori interni: | |
Data di pubblicazione: | 1999 |
Handle: | http://hdl.handle.net/20.500.11769/106776 |
Appare nelle tipologie: | 3.1 Monografia o trattato scientifico |