Le considerazioni sperimentali tratte dal lavoro di dottorato e che abbiamo già esposto in maniera sintetica nel lavoro presentato a Zurigo (pubblicazione n°2), anche se non contribuiscono a confermare né quanto risulta in letteratura né quanto desunto dalle curve di polarizzazione certamente consentono di avanzare alcune ipotesi, che vengono a costituire il nucleo delle conclusioni scaturite dalla ricerca. In primo luogo appare plausibile ipotizzare che il meccanismo che presiede il fenomeno di corrosione in presenza di cloruri dell’armatura nel calcestruzzo sia definibile più come corrosione interstiziale che come corrosione puntiforme , si avrebbe cioè crevice corrosion e non pitting, tale considerazione potrebbe risultare di un certo interesse soprattutto per quanto riguarda la spiegazione dell’innesco dell’attacco dovuto più a formazione di pile di aerazione differenziale, che non a fenomeni legati a rotture locali di film passivo indipendenti dalla presenza di interstizio o materiali schermanti. D’altro canto però quanto è accaduto in atmosfera di azoto ove viceversa l’attacco si è sviluppato a potenziali bassi e sulla superficie non schermata contraddice tale teoria nonché i rilievi desunti dalle curve di polarizzazione; in particolare quanto è accaduto nel corso delle prove in azoto non ha riscontro con quanto osservato sinora in letteratura e comporta una preoccupazione aggiuntiva sul grado di pericolosità delle condizioni di lavoro delle strutture in calcestruzzo armato. Si vede pertanto che l’influenza dell’ossigeno sulla corrosione delle armature sia notevolmente più complesso di quanto si pensi e che sia necessario un sensibile approfondimento delle ricerche al fine di chiarire i meccanismi che regolano il fenomeno nel suo complesso

“Influenza dell’ossigeno sulla corrodibilità delle armature del calcestruzzo” tesi di dottorato di ricerca, Roma 31/10/1988

PATANE', Giovanni
1988-01-01

Abstract

Le considerazioni sperimentali tratte dal lavoro di dottorato e che abbiamo già esposto in maniera sintetica nel lavoro presentato a Zurigo (pubblicazione n°2), anche se non contribuiscono a confermare né quanto risulta in letteratura né quanto desunto dalle curve di polarizzazione certamente consentono di avanzare alcune ipotesi, che vengono a costituire il nucleo delle conclusioni scaturite dalla ricerca. In primo luogo appare plausibile ipotizzare che il meccanismo che presiede il fenomeno di corrosione in presenza di cloruri dell’armatura nel calcestruzzo sia definibile più come corrosione interstiziale che come corrosione puntiforme , si avrebbe cioè crevice corrosion e non pitting, tale considerazione potrebbe risultare di un certo interesse soprattutto per quanto riguarda la spiegazione dell’innesco dell’attacco dovuto più a formazione di pile di aerazione differenziale, che non a fenomeni legati a rotture locali di film passivo indipendenti dalla presenza di interstizio o materiali schermanti. D’altro canto però quanto è accaduto in atmosfera di azoto ove viceversa l’attacco si è sviluppato a potenziali bassi e sulla superficie non schermata contraddice tale teoria nonché i rilievi desunti dalle curve di polarizzazione; in particolare quanto è accaduto nel corso delle prove in azoto non ha riscontro con quanto osservato sinora in letteratura e comporta una preoccupazione aggiuntiva sul grado di pericolosità delle condizioni di lavoro delle strutture in calcestruzzo armato. Si vede pertanto che l’influenza dell’ossigeno sulla corrosione delle armature sia notevolmente più complesso di quanto si pensi e che sia necessario un sensibile approfondimento delle ricerche al fine di chiarire i meccanismi che regolano il fenomeno nel suo complesso
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