La più innovativa delle forme organizzative volute dall’Ue per la implementazione delle politiche di «sviluppo rurale» sono i Gal (Gruppi di azione locale), coalizioni territoriali di soggetti pubblici e privati. Sviluppo rurale, quello, inteso in senso lato come sviluppo delle aree con caratteristiche rura-li, non soltanto, dunque, attraverso la crescita o la specializzazione delle produzioni agricole e zoo-tecniche, ma anche di componenti estranee alla filiera agro-alimentare in una logica di diversifica-zione dell’economia dei sistemi rurali e di miglioramento della qualità della vita delle comunità in essi insediate. Previsti sin dal primo periodo di programmazione comunitaria (1989-1993), prima in forma sperimentale e poi permanente, nell’ambito dell’approccio Leader (Liaison Entre Action de Dévelopment Rurale), i Gal costituiscono il modello di riferimento del Clld (Community Led Local Development) indicato dall’Ue quale metodologia dello sviluppo locale di tipo integrato e partecipa-tivo (approccio place based) per il periodo di programmazione comunitaria 2014-2020. In questo volume vengono presentati i risultati di una ricerca empirica condotta su cinque Gal della Sicilia centrale ed orientale (Etna, Kalat, NatIblei, Nebrodi Plus e Rocca di Cerere). Ad occu-pare la scena, in ambito sia locale sia regionale – dove la diffusa cultura politica individualistica e particolaristica spinge da sempre i rapporti intergovernativi verso la direttrice verticale-gerarchica piuttosto che verso quella orizzontale-associativa – sono ancora le logiche e gli stili di policy tipici di quel mercato politico che si alimenta di risorse pubbliche e che domina da sempre l’intero quadro economico e sociale siciliano; un mercato politico al quale si piegano le dinamiche relazionali tra gli attori delle rispettive arene istituzionali di riferimento nelle quali si genera l’esperienza dei Gal e dal-le quali dipendono i loro stessi processi di istituzionalizzazione. In molti casi, allora, il risultato è sta-to quello di riorientare la natura del Gal in funzione di strumento del potere politico e gestore, spes-so inefficiente, di risorse finanziarie piuttosto che di vera e proprie «istituzione regolativa» dello svi-luppo locale, elaboratore di politiche, a loro volta guidate lungo tutto il loro «ciclo di vita». Non è casuale, così, che il succedersi dei periodi di programmazione comunitaria, dagli anni ’90 ad oggi, si è accompagnato a continui reset sia dello spazio territoriale dei Gal sia del loro management sia dei componenti dei partenariati. La lezione che si ricava dallo studio finisce allora per chiamare in causa e intrecciarsi con la recen-te “riforma” siciliana degli enti locali (leggi 8/2014 e 15/2015) che ha immaginato (più o meno inge-nuamente o colpevolmente) di potere risolvere la questione degli assetti di governo dell’«area vasta» attraverso la semplice ridenominazione (fatte salve le innovazioni in materia di governance) delle vecchie nove Province regionali in altrettanti Liberi Consorzi di Comuni, tre dei quali denominati Città Metropolitane.

POLITICHE EUROPEE E PROVE DI SVILUPPO LOCALE IN SICILIA. L'ESPERIENZA DEI GAL COME ISTITUZIONI DI REGOLAZIONE

D'AMICO, Renato;LA BELLA, MARCO VALERIO LIVIO;MEMOLI, VINCENZO;
2015-01-01

Abstract

La più innovativa delle forme organizzative volute dall’Ue per la implementazione delle politiche di «sviluppo rurale» sono i Gal (Gruppi di azione locale), coalizioni territoriali di soggetti pubblici e privati. Sviluppo rurale, quello, inteso in senso lato come sviluppo delle aree con caratteristiche rura-li, non soltanto, dunque, attraverso la crescita o la specializzazione delle produzioni agricole e zoo-tecniche, ma anche di componenti estranee alla filiera agro-alimentare in una logica di diversifica-zione dell’economia dei sistemi rurali e di miglioramento della qualità della vita delle comunità in essi insediate. Previsti sin dal primo periodo di programmazione comunitaria (1989-1993), prima in forma sperimentale e poi permanente, nell’ambito dell’approccio Leader (Liaison Entre Action de Dévelopment Rurale), i Gal costituiscono il modello di riferimento del Clld (Community Led Local Development) indicato dall’Ue quale metodologia dello sviluppo locale di tipo integrato e partecipa-tivo (approccio place based) per il periodo di programmazione comunitaria 2014-2020. In questo volume vengono presentati i risultati di una ricerca empirica condotta su cinque Gal della Sicilia centrale ed orientale (Etna, Kalat, NatIblei, Nebrodi Plus e Rocca di Cerere). Ad occu-pare la scena, in ambito sia locale sia regionale – dove la diffusa cultura politica individualistica e particolaristica spinge da sempre i rapporti intergovernativi verso la direttrice verticale-gerarchica piuttosto che verso quella orizzontale-associativa – sono ancora le logiche e gli stili di policy tipici di quel mercato politico che si alimenta di risorse pubbliche e che domina da sempre l’intero quadro economico e sociale siciliano; un mercato politico al quale si piegano le dinamiche relazionali tra gli attori delle rispettive arene istituzionali di riferimento nelle quali si genera l’esperienza dei Gal e dal-le quali dipendono i loro stessi processi di istituzionalizzazione. In molti casi, allora, il risultato è sta-to quello di riorientare la natura del Gal in funzione di strumento del potere politico e gestore, spes-so inefficiente, di risorse finanziarie piuttosto che di vera e proprie «istituzione regolativa» dello svi-luppo locale, elaboratore di politiche, a loro volta guidate lungo tutto il loro «ciclo di vita». Non è casuale, così, che il succedersi dei periodi di programmazione comunitaria, dagli anni ’90 ad oggi, si è accompagnato a continui reset sia dello spazio territoriale dei Gal sia del loro management sia dei componenti dei partenariati. La lezione che si ricava dallo studio finisce allora per chiamare in causa e intrecciarsi con la recen-te “riforma” siciliana degli enti locali (leggi 8/2014 e 15/2015) che ha immaginato (più o meno inge-nuamente o colpevolmente) di potere risolvere la questione degli assetti di governo dell’«area vasta» attraverso la semplice ridenominazione (fatte salve le innovazioni in materia di governance) delle vecchie nove Province regionali in altrettanti Liberi Consorzi di Comuni, tre dei quali denominati Città Metropolitane.
2015
978-88-917-2716-9
POLITICHE EUROPEE; GOVERNANCE; ISTITUZIONI DI REGOLAZIONE; POLITICHE PER LO SVILUPPO; SVILUPPO LOCALE; PROGRAMMA LEADER
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/107638
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